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Essere Benefit e BCorp: Chiesi si racconta

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Essere Benefit e BCorp: Chiesi si racconta

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Dalla decisione di modifica allo statuto al Benefit impact assessment, l'azienda parmense spiega cosa significa perseguire business e valore sociale per un gruppo farmaceutico interazionale presente in 29 Paesi e con 6.000 addetti.

04 febbraio 2020

di Carlo Buonamico

A dicembre 2018 diventa società Benefit. A giugno 2019 arriva la certificazione come BCorp. Sono questi due dei principali traguardi che contraddistinguono la più recente storia industriale del Gruppo Chiesi, azienda farmaceutica parmense fondata 85 anni fa, oggi multinazionale presente in 29 Paesi. Ma al cambio di statuto per diventare una Benefit company e l’ottenimento del bollino BCorp sottende un percorso molto articolato, denso di decisioni prese e di un preciso impegno volto a coniugare il perseguimento del profitto con la generazione di valore vero per la società.

«Abbiamo fatto diventare la filosofia di guardare al valore sociale del business, già insita nell’imprinting del fondatore dell’azienda, un vero e proprio obiettivo aziendale», spiega Maria Paola Chiesi, Shared Value & Sustainability Head del gruppo. «Nella nostra esperienza, ciò ha significato ribaltare il paradigma dell’approccio alla malattia. Disegnando soluzioni terapeutiche a partire dalla comprensione dei bisogni dei pazienti, diversamente da quanto avveniva in passato quando il centro era la molecola», ha aggiunto.

Un cambio complessivo del modus operandi dell’impresa che nel 2017, secondo quanto previsto dalla normativa – L. 208 del 28-12-201, prese la decisione di modificare il proprio statuto vincolando il proprio business al perseguimento del bene comune oltre che del profitto. Così facendo «abbiamo iniziato a valutare le attività aziendali in termini di benefit impact utilizzando il Benefit impact assessment (Bia), un sistema di autovalutazione universalmente riconosciuto che ci ha permesso di capire quanto fossimo benefit, in quali aree eravamo più ferrati e su quali dovevamo lavorare maggiormente, tra quelle oggetto di valutazione – governance, persone, sociale, ambiente e clienti», illustra Cecilia Plicco, Shared Value & Sustainability Manager di Chiesi, dicendo con un certo orgoglio che il gruppo non era lontano dagli 80 punti su 200 previsti dalla scala del Bia, per poter essere definiti una BCorp.

C’erano però margini di miglioramento, come in ambito ambientale e non solo. Adeguando il piano industriale sono stati effettuati diversi investimenti che «hanno permesso di raggiungere 87,5 punti, riuscendo così, dopo la verifica dell’ente internazionale no-profit B Lab, di ottenere la certificazione di BCorp», conclude Chiesi ricordando che l’impegno dell’azienda continuerà in questa direzione perché lo status di BCorp non è “a vita”, ma deve essere ri-certificato ogni tre anni.

Tra gli obiettivi che il gruppo si è prefissato per il medio termine uno ci pare particolarmente interessante: diventare Carbon Neutral, cioè un’industria a emissioni zero, entro il 2035. Per farlo investirà, tra l’altro, 350 milioni di euro per ridurre del 90 per cento la carbon footprint dei dispositivi per inalazione dei propri farmaci per le malattie respiratorie.

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