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Ridefinire il ruolo e la remunerazione della farmacia

FOCUS FARMACIA

Ridefinire il ruolo e la remunerazione della farmacia

Cossolo

Con il contributo di

Dompé

Archiviata la fase 1, le ferite che hanno segnato la categoria e le discussioni sulle mascherine, la fase 2 deve essere contrassegnata dal riconoscimento formale e sostanziale dell’importanza della farmacia. A colloquio con Marco Cossolo, presidente di Federfarma.

Clicca play per guardare la video intervista (durata: 14:26 minuti)

23 maggio 2020

di Carlo Buonamico

La farmacia ha rivestito un ruolo essenziale nella gestione della fase 1 dell’emergenza sanitaria. Ne sono ben consapevoli i farmacisti stessi, rimasti sempre in prima linea. E ne sono consapevoli anche le istituzioni. Ora che la fase 2 è iniziata, che sono cambiate le dinamiche di consumo dei cittadini, la farmacia necessita di una revisione del modello di remunerazione, in virtù di una maggiore integrazione per lo sviluppo della medicina del territorio. Per arrivarci occorre anche un’operazione culturale che veda i farmacisti artefici in prima persona del cambiamento.

  • La farmacia è stata in prima linea nella lotta all’epidemia sin dal primo giorno. Quali “ferite” ha riportato dal punto di vista umano e professionale?

In primo luogo, ricordo i colleghi che sono mancati, colti dal virus nell’esercizio del proprio lavoro. A ciò si aggiungono gli oltre 800 farmacisti contagiati. Numeri che esprimono la misura del rischio a cui la farmacia è stata esposta per garantire, con spirito di servizio, la reperibilità dei medicinali e non solo di quelli, per i cittadini.

  • Quale “lezione” ha imparato la farmacia dall’esperienza sin qui vissuta?

La farmacia, rimasta aperta sempre anche laddove tutte le altre insegne erano spente, oggi è ancor più consapevole del ruolo essenziale che svolge per la cittadinanza.

  • Mascherine, se n’è parlato tanto e se ne continua a parlare. Alla fine, è stato raggiunto un accordo con il commissario Arcuri. Come commenta Federfarma?

Le mascherine iniziano a essere presenti su tutto il territorio nazionale, anche se in numero non rilevante. Di fronte alle dichiarazioni del commissario Arcuri, ingiuste e peraltro ritrattate in conferenza stampa, secondo cui le farmacie erano vittime del sistema come lui, direi che le farmacie sono state vittime e basta. L’equivoco, così voglio pensare che sia, si generò quando si parlò di “distributori delle farmacie”. Potevamo reagire in due modi: urlare e sbraitare o far notare l’errore. Abbiamo scelto questa seconda strada. E questo ha pagato, dal momento che il commissario ha chiarito che le farmacie erano estranee alla vicenda. In più si è stabilito un canale di comunicazione che ha portato alla distribuzione delle mascherine attraverso le farmacie. A quanto mi è dato sapere, anche tramite Cittadinanzattiva, a sabato scorso le farmacie erano le uniche ad avere le mascherine da distribuire ai cittadini. Il commissario ha inoltre dichiarato che il canale farmacia è l’unico che lo tranquillizza per questo tipo di attività. L’atteggiamento responsabile assunto da Federfarma in tutta questa vicenda ha fatto sì che anche tutte le forze politiche si ergessero a difesa della farmacia. Più che alle polemiche, comunque, mi piace guardare ai risultati. Venerdì scorso il 90 per cento del mercato delle mascherine transitava dalle farmacie: un riconoscimento di fiducia nei cittadini che vi si recano per poterle acquistare.

  • Da alcuni giorni siamo entrati nella fase 2. Quale sarà il ruolo della farmacia?

Abbiamo stilato un documento che sarà inviato ai ministeri della Salute, Innovazione e Sviluppo Economico e a quello delle Finanze, in cui si identifica il ruolo della farmacia nella territorializzazione del paziente. In particolare evidenziamo il ruolo nell’ambito della vaccinazione antinfluenzale e dell’auspicato vaccino contro il Covid-19; il ruolo chiave per il monitoraggio dei pazienti su autoanalisi e telemedicina per tenerli lontani dall’ospedale; il consolidamento dei risultati ottenuti in questi mesi con l’aumento importante della Dpc – i dati di marzo indicano anche un +30 per cento – in diverse Regioni; il ruolo nella tracciatura del paziente coniugato con quello di informazione sull’epidemia così come è stato fatto nella fase 1. Ultimo, non per importanza, il ruolo che la farmacia può avere nella gestione dell’aderenza alla terapia, anche nella fase 2.

  • Di cosa ha bisogno la farmacia italiana per continuare a essere un punto di riferimento per l’accesso alle cure da parte dei cittadini?

Deve essere ridefinito chiaramente il ruolo di questo presidio sanitario. La farmacia ha bisogno anche di avere certezze dal punto di vista economico. I segmenti di mercato che l’hanno sostenuta in carenza di marginalità sul Ssn andranno in crisi. Una farmacia impoverita dal comparto commerciale non potrà sostenersi con il modello di remunerazione attuale, che andrà rivisto velocemente. Questo è l’unico elemento utile per mettere in sicurezza la farmacia e dal quale ripartire.

  • Per favorire la ripartenza del Paese, molti puntano sui test sierologici. Per quelli capillari si potrebbe immaginarne l’acquisto e l’utilizzo in farmacia, coadiuvati dal farmacista?

Ritengo si possa farlo. Ma solo quando le autorità competenti ci daranno certezza della loro validità scientifica. Come presidio sanitario integrato del Ssn, la farmacia eroga solo servizi che abbiano questa validità.

  • Una battuta sulle imminenti elezioni del sindacato: qual è il suo bilancio di questi tre anni? Quale è il risultato che le ha dato più soddisfazione e il punto su cui si poteva fare meglio?

Qualitativamente sono orgoglioso di avere ridefinito in soli sei mesi le tariffe, ferme da vent’anni, grazie a un lavoro in sinergia con gli altri organismi di categoria. Quantitativamente, siamo riusciti a ottenere l’innalzamento dei tetti per le farmacie rurali che ha portato per il 2018 e per il 2019 un costo aggiuntivo per il Ssn di 16,5 milioni di euro all’anno. Il dato del 2019 è confermato per l’anno in corso e in virtù dell’eliminazione degli sconti per le piccole farmacie ci sono altri 4,5 milioni. Un totale di 37,5 milioni di euro che sono già nelle tasche dei farmacisti. Abbiamo poi assegnato 36 milioni per la farmacia dei servizi con la legge di Stabilità del 2017 e altri 50,5 milioni con quella del 2019. Si tratta di fondi ancora da monetizzare, a fronte delle attività da svolgere, ma vincolati per le farmacie italiane.
In questi tre anni abbiamo cambiato tre governi e due ministri della Salute. Il ministro Speranza ha detto che le farmacie sono un caposaldo del Ssn e che la remunerazione va rivista per metterle in sicurezza. Non credo che il suo entourage la pensasse unanimemente così all’inizio del suo mandato, ma nella dinamica delle attività siamo riusciti a far percepire il valore della nostra categoria.

  • Cosa ci sarà nel futuro del sindacato?

Dal punto di vista strategico si dovrà contemplare l’esecuzione rapida con una progettazione coinvolgente. Tutti, non solo chi farà parte del direttivo, dovranno ascoltare di più. A partire dai coordinatori del Consiglio nazionale, che avrà potere politico, ma anche i presidenti delle società partecipate e controllate, fondamentali perché rappresentano il nostro “braccio armato”.
Operativamente dovremo prendere in mano subito i dossier aperti e chiuderli rapidamente, e vedere l’enunciato del decreto “Rilancio” perché credo che qualcosa possa interessare anche le farmacie.
Serve inoltre mettere in atto una grande operazione culturale, di basso profilo. Smettere di essere “gattopardiani”: iniziamo a cambiare noi per far sì che cambi il contesto.

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