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Digital therapeutics: la nuova frontiera della salute

L'INNOVAZIONE

Digital therapeutics: la nuova frontiera della salute

Sono modalità di cura basate su software e algoritmi, disegnate per correggere i comportamenti disfunzionali e si affiancano alle terapie più tradizionali. Una sperimentazione anche nel nostro Paese

22 luglio 2020

di Claudio Buono

Assomigliano alle app e alle tecnologie digitali che già vengono utilizzate per il benessere, ma sono concettualmente molto diverse e danno forti garanzie a tutela della salute dei pazienti. Si tratta dei Digital Therapeutics (DTx, in italiano ‘Terapie digitali’), nuove modalità di cura medica disegnate per correggere i comportamenti disfunzionali: si affiancano alle terapie più tradizionali e ne sentiremo sempre più parlare. Nulla di futuribile ma bensì una concreta realtà, che nel nostro Paese potrebbe avere anche risvolti positivi dal punto di vista economico e occupazionale. Esattamente come i farmaci, hanno alla base studi pilota e sperimentazione clinica randomizzata e controllata confirmatoria, ma rispetto a questi ultimi differiscono nel principio attivo, che nel farmaco è una molecola (chimica o biologica), mentre nei Digital Therapeutics è un software, un algoritmo. Inoltre, come i farmaci, sono autorizzati da enti regolatori, vengono prescritti dal medico e sono rimborsabili dai servizi sanitari (si spera anche in Italia). «Solo nell’ultimo mese ne sono stati approvati o rimborsati da autorità regolatorie internazionali ben quattro, per la cura di patologie di natura oncologica, neurologica, per la dipendenza da sostanze, per smettere di fumare», fa sapere Giuseppe Recchia, co-founder e ceo di daVinci Digital Therapeutics, società che si dedica proprio allo sviluppo di questi prodotti. Che aggiunge: «A mio giudizio, a renderli differenti dai farmaci è anche il ruolo del paziente, che deve essere attivo e partecipativo nella gestione della terapia, perché quest’ultima spesso deve modificare idee o comportamenti alla base proprio della malattia da trattare».

Un libro per conoscerli meglio

A queste tecnologie è dedicato il nuovo instant book di PharmaStar dal titolo “Digital therapeutics dalla A alla Z” (scaricabile gratuitamente dal link https://tinyurl.com/yd4vg7qf). Il progetto, nato da un forte lavoro di squadra cui hanno contribuito molti dei più importanti esperti di questa disciplina, ha ricevuto il supporto non condizionato di AstraZeneca.
In un vero e proprio volume di 80 pagine vengono spiegati in dettaglio i vari aspetti dei Digital Therapeutics: che cosa sono, come nascono, quali sono le validazioni tecnologiche e cliniche cui devono sottostare e l’iter normativo per arrivare alla loro approvazione. Con riferimento anche alla realtà italiana, che con le prime start up sta iniziando il proprio percorso. Ma non solo: nel libro sono altresì illustrati alcuni esempi di Digital therapeutics, come ‘Somryst’, basato su una app utilizzabile su smartphone o tablet per il trattamento dell’insonnia cronica, un disturbo molto frequente nella popolazione. La Food and drug administration (Fda) ha approvato questa terapia lo scorso marzo, sulla base dei risultati di due sperimentazioni cliniche che hanno dimostrato la sua superiorità nei confronti del placebo digitale. O come ‘Endeavor’ che, sotto forma di videogioco, è indicato per la cura della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd) nei bambini. Questa terapia, che affianca ma non sostituisce i farmaci e le terapie comportamentali, è stata sottoposta a ben cinque studi clinici prima di ottenere l’autorizzazione per la prescrizione medica da parte della Fda.

Troveranno spazio in Italia?

«Il nostro è purtroppo un Paese in ritardo per quanto riguarda lo sviluppo e l’innovazione digitale, e ovviamente lo è anche nel settore delle terapie digitali», spiega Giuseppe Recchia. «Tuttavia, ci sono alcune iniziative concrete che fanno ben sperare, come il progetto “Terapie Digitali per l’Italia #DTxITA”, che Fondazione Smith Kline ha avviato lo scorso anno e che si concluderà nei prossimi mesi. Coordinato da Gualberto Gussoni del Centro studi Fadoi e al quale ha collaborato daVinci Digital Therapeutis, ha lo scopo di fornire alle istituzioni sanitarie italiane una serie di raccomandazioni utili a creare le condizioni affinché sia consentito al paziente italiano di accedere a una nuova opzione terapeutica e al nostro Paese di assumere un ruolo rilevante nella ricerca e sviluppo dei DTx. Anche l’Istituto superiore di sanità e Aifa hanno avviato o stanno avviando iniziative in merito, mentre purtroppo nessun segnale abbiamo ricevuto dal Ministero della Salute, istituzione che più di altre dovrebbe essere in prima linea sui Digital Therapeutics, attualmente classificati tra i dispositivi medici».

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