informazione, partecipazione, condivisione

Luglio 2021

EDITORIALE

Luglio 2021

Vendo. E poi?

Passeggiando per la spiaggia con il mio cane, mi è capitato di incontrare un’amica di infanzia titolare che mi ha raccontato delle quotidiane telefonate che riceve dai vari soggetti che nel mercato stanno cercando di comprare farmacie. E mi ha detto che il suo commercialista, cambiando drasticamente posizione rispetto a un anno fa, quando sosteneva che non era una buona idea, oggi la sollecita a vendere in fretta.

Dopo questo incontro ho intervistato per iFarma Digital due professionisti del nostro settore che stimo molto, Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta, commercialisti dello Studio Guandalini, e con loro ho voluto approfondire l’argomento. Si sente infatti parlare di cifre mirabolanti, molti colleghi ci dicono «O vendo adesso oppure la situazione può solo peggiorare e le quotazioni rischiano di abbassarsi». È davvero così? Giovanni Trombetta ha innanzitutto sottolineato che la decisione comporta una valutazione di vita, prima che economica, quindi spesso lui consiglia di vendere a chi, tra i suoi clienti, ha da tempo questa idea in testa. Conta il progetto di vita, contano gli aspetti familiari, cosa si vuole fare “da grandi”, è importante senza dubbio l’età e l’avere oppure no figli che hanno deciso di seguire le orme paterne o materne.

E poi rilevante ovviamente è l’aspetto economico. Lo approfondiremo a breve con tabelle specifiche in un apposito webinar e, come ci ha detto Marcello Tarabusi, «i nudi numeri sono spesso molto meno allettanti di quanto si pensa». Difficile pensare di vivere di rendita se non si hanno grandi farmacie non in società – o se non si è disposti a ridurre drasticamente il proprio tenore di vita – perché alla fine, tolti i debiti, le tasse, le consulenze, di un’azienda con fatturato di 1,2 milioni di euro, che potrebbe essere venduta a 1,9, resta in tasca più o meno un milione. Messo a rendita, quel milione rende circa il 2 per cento, lasciato invece in farmacia consente al titolare non soltanto uno stipendio di 46.000 euro lordi ma anche una rendita di quel capitale di oltre il 4 per cento, quindi più del doppio rispetto a quanto rende non in farmacia. Attenzione quindi a prendere decisioni di breve e medio periodo – conta molto l’età, chiaramente – ma soprattutto a decidere impulsivamente sull’onda di consigli non sempre disinteressati.

Ci sono anche altre strade, come ha sottolineato Giovanni Trombetta, le offerte che arrivano ai titolari sono oggi strutturate in modo molto più elastico di un tempo: si può certo incassare l’assegno e provare a godersela oppure anche decidere di rimanere con un contratto di consulenza, o ancora reinvestire il capitale in altre farmacie. Certo in quest’ultimo caso bisogna credere nelle potenzialità del canale di fronteggiare il cambiamento e avere fiducia nelle capacità dei vertici di categoria di gestire le richieste della parte pubblica – talvolta a redditività zero – e gli scossoni di un mercato che vedrà il digitale sempre più protagonista e non potrà essere affrontato “senza rete”. Questo però è un altro discorso.

LAURA BENFENATI

Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore

iFarma-luglio-2021
5 Luglio 2021