La vicenda del Paxlovid distribuito gratuitamente è avvilente. Non per la questione in sé ma per la reazione scomposta di alcune parti della categoria, quella che discute – e talvolta esagera – sui social. Ricapitoliamo: grazie a un protocollo di intesa siglato con il ministero della Salute per rendere facilmente accessibile su tutto il territorio nazionale l’antivirale orale Paxlovid, autorizzato per il trattamento precoce del Covid-19, le farmacie lo erogheranno gratuitamente, in Dpc e dietro presentazione di ricetta medica.

Gianni Petrosillo, presidente del Sunifar e uomo dei numeri in Federfarma, ha scritto in un post che l’impegno dei farmacisti non andrà oltre le tre confezioni al mese. La Sifo voleva la distribuzione di quel farmaco in diretta e il ministero ha ritenuto più efficace la dispensazione attraverso le farmacie territoriali. Levata di scudi, attacco pesante ai vertici di Federfarma, addirittura una mozione sui social sottoscritta da un centinaio di farmacisti. Lo so, siete esausti, ma non può essere una scusa per non vedere oltre il proprio quotidiano e scrivere: «siamo stati messi al muro», «non serviamo a niente» ed «è una questione di principio».

La partita farmaci innovativi nelle farmacie territoriali è oggetto di un’importante indagine conoscitiva alla Camera dei deputati, la battaglia con Sifo è senza esclusione di colpi – ricordiamoci che hanno proposto l’home delivery dei medicinali in diretta – serve più lucidità. Qui bisogna decidere da che parte stare, una volta per tutte. Se si crede nel futuro di questa straordinaria professione e nel nuovo modello di farmacia che si sta cercando di costruire, oppure no. Nel secondo caso decidete di vendere, è il momento buono, forse non lo sarà più se avete ragione voi, se si sta andando verso il baratro. Siamo a un bivio, leggete l’interessante articolo di Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta sulle società di capitali: «Pandemia e liberalizzazioni (anche possibili future) hanno iniziato un processo di ridefinizione paretiana del mercato che porterà inevitabilmente alla concentrazione di quote sempre più grandi nelle mani di pochi soggetti sempre più dominanti. La ricetta bianca dematerializzata, che di fatto una volta agganciata a servizi di home delivery e click&collect consentirà il totale “salto” della pianta organica; le case di comunità che ridefiniranno e intensificheranno (ci sono tutti i segnali…) la distribuzione diretta… Ci attendono tempi assai turbolenti e imprevedibili».

E ci si agita per il Paxlovid? La “base” si lamenta di non essere coinvolta nelle decisioni e di non essere informata sulle trattative sulla remunerazione. Eppure questi argomenti sono ampiamente trattati in assemblea e sui giornali di categoria. «Sulla remunerazione abbiamo fatto già due incontri – ci ha detto il presidente di Federfarma Marco Cossolo – ora apriamo un tavolo con Aifa per la verifica dei numeri, entro luglio ci siamo dati come obiettivo di raggiungere l’intesa al ministero della Salute, la finanziaria si scrive a settembre».

Con Fenagifar terremo un convegno a Cosmofarma sulla formazione dei giovani che vogliono intraprendere una carriera sindacale o ordinistica: servono competenze. Bisogna conoscere i tempi e le regole della politica, gli iter legislativi, le logiche di una trattativa sindacale. La categoria ha oggi bisogno più che mai di giovani titolari che, come i più maturi che hanno deciso di non vendere, ci credano davvero, che si dedichino anima e corpo ad argomenti come le reti, la trasformazione digitale, i nuovi servizi. E che chiedano a gran voce un centro studi di alto livello per poter difendere il modello di farmacia che conosciamo, riaggiornandolo e adattandolo ai tempi che cambiano, senza snaturarlo. In modo attivo, concreto, operativo, non soltanto discutendo sui social. La lamentela continua non paga, una categoria disunita è carne da macello.