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Marzo 2022

EDITORIALE

Marzo 2022

Ideologia anacronistica

Ci siamo letti con calma l’articolo Guai a chi tocca le farmacie, pubblicato a metà febbraio su L’Espresso e che tanta fibrillazione ha creato nella categoria, con una miriade di commenti sui social, attacchi ai giornalisti che lo hanno scritto, richieste della “base” di risposte da parte di Federfarma.

In realtà il pezzo si commentava da sé, sembrava scritto in un’altra epoca, anacronistico. Parole come “lobby potentissima”, “corporazione campione d’Italia”, frasi sui guadagni dei farmacisti secondi soltanto a quelli dei notai ci riportano indietro ad anni di lenzuolate, a ideologie vecchie, superate, fuori dal tempo e dalla realtà. Mentre lo leggevamo ci veniva in mente il povero professor Crisanti, attaccato perché alla fine della sua carriera aveva osato comprarsi una villa, accendendo pure un mutuo. Ne ha scritto anche Massimo Gramellini sul Corriere della Sera: «Perché quest’uomo è costretto a giustificarsi come un ladro?».

Nell’articolo de L’Espresso si scrive con ironia che i farmacisti avrebbero detto al Governo, sulla farmacia dei servizi mai decollata prima della pandemia: «Prima pagateci e poi proviamo». Cosa c’è di strano? Hanno aziende da tenere aperte, collaboratori che costano 48 centesimi al minuto, conti da far tornare, orari dilatati, turni, rischi professionali e pure pensioni ridicole. Perché i farmacisti – solo loro, non altre categorie – dovrebbero svolgere nuove attività senza remunerazione? Perché proprio loro, che non si sono risparmiati nell’emergenza, e hanno garantito il servizio farmaceutico sul territorio con abnegazione? Ideologia, non si spiega in altro modo questo attacco astioso. Sappiamo bene che il primato tra le categorie che percepiscono redditi elevati è dovuto al fatto che molti i redditi reali non li dichiarano e altri le tasse non le pagano nel nostro Paese, pur realizzando qui ingenti guadagni.

Scrivere che “ogni Governo ha un ambizioso progetto per la categoria” significa ignorare cosa sia accaduto alla farmacia italiana negli ultimi vent’anni, e come la “farmacia dei servizi” sia un supporto fondamentale per il cittadino nell’ottica, indispensabile, della riorganizzazione della sanità territoriale. Il punto forte dell’articolo è però la parte finale, c’è un “lamentano” tra virgolette che è davvero surreale: “Rispetto agli incassi milionari delle farmacie cittadine, le farmacie rurali sussidiate ‘lamentano’ fatturati pari in media a circa 385.000 euro annui (più delle parafarmacie) e perciò necessitano di continui finanziamenti pubblici”… “Aiutare i più forti è uno sport nazionale”.

I rurali i più forti? Si ha una vaga idea di cosa significa fare il rurale sul cucuzzolo della montagna, al mare d’inverno, su un’isola o in un paese con 700 abitanti? E di quanto quei presidi siano preziosi per i pochi cittadini che popolano quelle aree? Ideologia fuori dal tempo, non c’è altra spiegazione.

LAURA BENFENATI

Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore

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1 Marzo 2022