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Morbillo, Unicef lancia l’allarme: infezioni +300% nei primi 3 mesi del 2019

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Morbillo, Unicef lancia l'allarme: infezioni +300% nei primi 3 mesi del 2019

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Una malattia evitabile con una semplice vaccinazione, riemerge prepotentemente anche nei paesi più sviluppati. La causa è la mancata vaccinazione dei bambini. Italia 5° al mondo per bambini senza la prima dose di vaccino.

30 aprile 2019

di Carlo Buonamico

Un aumento del 300 per cento delle infezioni da morbillo nei soli primi tre mesi dell’anno a livello globale. Il report sui vaccini pubblicato da Unicef lo scorso 25 aprile parla chiaro: il rischio epidemia esiste, se non si provvede a vaccinare i bambini.
Il fatto che tra il 2010 e il 2017 si sono contati ben 169 milioni di bimbi che non hanno ricevuto la prima dose di vaccino non è dovuto solo alle critiche situazioni sanitarie dei paesi più poveri, dove spesso mancano proprio i vaccini, nonostante il loro esiguo costo (circa 30 centesimi di euro).

A preoccupare infatti è anche la situazione della copertura vaccinale nei paesi più ricchi, dove solo il 94 per cento dei neonati riceve la prima dose di vaccino e solo il 91 per cento anche la seconda. Paradossalmente laddove si vive meglio e dove il vaccino è fornito dallo Stato vi è una minore adesione alle campagne vaccinali. Ne sono un esempio gli Usa che vantano il triste primato di nazione con il maggior numero di bambini – 2,5 milioni – che non hanno ricevuto la prima dose di vaccino anti-morbillo. Proprio in questo paese, riporta Unicef, “il numero di casi di morbillo è aumentato di sei volte fra il 2017 e il 2018, con 791 casi registrati lo scorso anno. Dall’inizio del 2019, gli Usa hanno registrato il 2° più alto numero di casi dal 2000″.

La situazione dell’Italia non è molto migliore. Il nostro Paese si posiziona al quinto posto di questa classifica con 435 mila bambini non vaccinati contro il morbillo, dietro Usa, Francia, Regno Unito e Argentina. Tuttavia, anche in virtù della cosiddetta “legge Lorenzin” che ha introdotto l’obbligo vaccinale per i bambini in età scolare, in Italia nel 2018 i casi di morbillo sono diminuiti del 56% rispetto al 2017, passando da 5.396 casi confermati nel 2017 a 2.373 nel 2018, evidenzia Unicef, mentre i casi sospetti nel 2018 sono stati 2.592.

Una situazione, quella descritta che si scontra con i dati Unicef relativi all’efficacia del vaccino come strumento di tutela della vita e della salute. Si legge nel report: Tra il 2000 e il 2017, le vaccinazioni contro il morbillo hanno contribuito a ridurre le morti per la malattia dell’80%: da 554.000 nel 2000 a 110.000 nel 2017. Nello stesso arco di tempo, il vaccino contro il morbillo ha permesso di salvare oltre 21,1 milioni di bambini, confermandosi come il miglior investimento in termini di salute pubblica.

Risulta allora difficile comprendere il perché della diffidenza che ancora permane in una certa quota di connazionali, e non solo, che sono avversi ai vaccini.
Il fatto che non siano sicuri ed efficaci dovrebbe essere ormai superato, ponendosi l’Unicef istituzione super partes lontano da quelle logiche di business che secondo i no-vax inquadrerebbero i vaccini come un affaire appetito da big pharma – a garanzia del loro utilizzo quale principale fornitore al mondo di vaccini. L’ente stesso dichiara infatti di effettuare controlli “dalla selezione dei produttori, ai controlli tecnici e di qualità, all’invio, distribuzione e somministrazione nei paesi in via di sviluppo, secondo procedure certificate a livello internazionale. Oltre ad acquistare soltanto vaccini previamente valutati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), alle cui linee guida aderisce in merito a sicurezza, qualità ed efficacia dei vaccini, secondo gli standard fissati a livello internazionale”.

Rifacendoci nuovamente a Unicef ci pare utile chiudere ricordando che “l’unico modo per prevenire il morbillo è vaccinare i bambini con 2 dosi di vaccino: la prima raccomandata all’età di 9 mesi, la seconda a distanza di almeno un mese, o in alternativa tra il 15° e il 18° mese di vita.

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