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Ottobre 2020

EDITORIALE

Ottobre 2020

Le vostre voci

Ci arrivano in questo periodo parecchie lettere in redazione, più del solito. Un farmacista ci ha scritto raccontandoci la delusione che aveva subito da un’azienda produttrice di integratori sulla quale lui aveva investito molto negli ultimi anni, con ottimi risultati. Senza essere stato avvertito, si è ritrovato i prodotti di quell’azienda – che ufficialmente seleziona i partner in base a una sorta di pianta organica – nella farmacia vicina. Un altro collega ci ha telefonato per lamentarsi dell’accaparramento delle ricette da parte di titolari proprietari anche di una parafarmacia. Alla nostra domanda: «Hai sentito l’Ordine?», la risposta è stata: «Tanto non serve a niente».

La crisi delle istituzioni di categoria è sotto gli occhi di tutti: alle elezioni ordinistiche hanno partecipato pochissime persone anche nei capoluoghi di provincia con migliaia di iscritti. A Roma il terremoto delle dimissioni del presidente di Federfarma – l’uomo nuovo che aveva “rottamato” i vecchi vertici dell’associazione – fa comprendere quanto fragili siano queste rappresentanze in cui prevalgono talvolta ambizioni personali rispetto alla vocazione al servizio della categoria.

Il divario vertici/base è tangibile più che mai sui social, dove vengono criticate anche iniziative lodevoli come quella dei test sierologici in farmacia e dove c’è stata un’alzata di scudi sulla proposta di Federfarma, FofiAssofarm sulle vaccinazioni in farmacia, che si fanno già in molti Paesi d’Europa. La battaglia su questo nuovo ruolo del farmacista è difficile, c’è stata una forte opposizione dei medici e il Parlamento ha stroncato l’ipotesi, almeno per il momento. Avremmo però voluto vedere la categoria più compatta in questa circostanza. La critica a chi fa è lecita se si partecipa, altrimenti è solo populismo. La crisi che avanza – minori accessi, poca patologia, on line in crescita – esaspera i conflitti. La farmacia non potrà più essere quella del 2019, nulla potrà essere come prima, dobbiamo farcene una ragione. E allora? Due sono livelli di intervento del singolo, a nostro parere.

Torniamo al primo titolare, deluso da quell’azienda: è necessario operare una selezione feroce dei partner a tutti i livelli. La storia della farmacia è piena di soggetti che tentano di “sfruttarla”, di usarla come testa di ponte per la sua forza, la sua credibilità e la sua capillarità. Non ve lo potete più permettere, metteteli alla porta. Scegliete accuratamente con chi lavorare, anche a livello di distribuzione intermedia, di rete, di partner tecnologici, di consulenti.

Uno non vale uno. E poi il secondo passaggio, quello istituzionale. Accipicchia, partecipate di più. Andate alle riunioni, votate alle elezioni, candidatevi. Non ci sono donne, per esempio, ai vertici di categoria tranne a Fenagifar, è possibile? Ce ne sono pochissime anche nei consigli, in un ambiente che è prevalentemente femminile. Il ruolo delle farmaciste non può essere limitato a iniziative di beneficenza, peraltro lodevoli: deve essere più attivo e propositivo. Sono necessarie idee, interventi, stimoli. E una scuola quadri per i prossimi colleghi che vi guideranno: i giovani devono assolutamente investire sulla qualità della loro rappresentanza. E poi continuate a scrivere, noi rispondiamo a tutti, pubblichiamo, ascoltiamo, vi raccontiamo belle storie di farmacia perché ce ne sono tante. Voi, però, non mollate, fate sentire la vostra voce.

LAURA BENFENATI

Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore

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1 Ottobre 2020