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Il farmacista fortunato è quello insoddisfatto

LA VOCE DELLA BASE

Il farmacista fortunato è quello insoddisfatto

aldo_cacco

Per dare il massimo non ci si deve mai sentire troppo appagati. Occorre curiosità e voglia di cambiare, di studiare, conoscere e innovare. Possibilmente senza troppi “dipende”

12 maggio 2022

di Aldo Cacco, farmacista a Mogliano Veneto (TV)

Sono stato un farmacista fortunato. Iniziai a essere baciato dalla fortuna quando, nel 1983, entrai in società in una farmacia nella quale il titolare, Valter, stava costruendosi una barca per realizzare il suo desiderio di fare il giro del mondo a vela, per arrivare a fermarsi nel luogo dei suoi sogni: la Nuova Zelanda.

Era una farmacia impegnativa, in un posto di mare. Per tre mesi, d’estate, si lavorava senza sosta, la sera si chiudeva alle 22.

Quanta energia ho dato a quel lavoro. Ma sono stati anni indimenticabili e con mia moglie, ricordandoli, canticchiamo una famosa canzone di Renato Zero, perché sono stati i migliori anni della nostra vita. Nel 2000 arrivò la mia, proprio mia, prima farmacia in Abruzzo. Nel 2001, la seconda a Mogliano. Nel 2013, la terza, sempre a Mogliano. Ma il mio più importante impegno lavorativo resta sempre quello nella prima farmacia, quella del farmacista velista come direttore. Il fatto che non fosse mia, mi obbligava a dare sempre il massimo di me stesso.

Ma non è che ora, invecchiando, abbia tirato i remi in barca. Proprio la scorsa settimana ho scoperto il perché, leggendo un blog di Riccardo Scandellari sull’insoddisfazione. L’insoddisfazione è un grande motore di miglioramento. Chi è soddisfatto non innova, non è spinto a fare meglio e non cerca nuove soluzioni per appianare la sua insoddisfazione. Se nella vita che conduci, o nel prodotto del tuo lavoro, non hai un vero appagamento significa che puoi fare meglio, che devi fare meglio. Hai dentro di te qualcosa che ti impone di ottenere un determinato risultato. In linea con le tue capacità, questo impulso non sarà soddisfatto fino a quando non oltrepasserai il limite che determina il miglioramento rispetto al passato.

Che strano scoprire che quello che ho sempre creduto un mio difetto forse non lo sia davvero.

Questa mia continua insoddisfazione nel lavoro mi porta, come conseguenza, a essere curioso e ad ascoltare e riascoltare quanto detto da Nicola Posa durante le “Ciacole Dompé” (se viene accettato l’anglicismo, io mi ribello col dialetto veneto). A prendere pagine di appunti e trovare decine di idee da utilizzare. A scoprire tante cose fatte in modo sbagliato, ma anche qualcuna (fortunosamente) corretta. Tanti argomenti da sviluppare e sui quali lavorare, a breve e a lungo termine.

Povere le mie dottoresse, che dovranno sorbirsi le mie insoddisfazioni e la mia spinta a fare sempre meglio, per realizzare quanto suggerito da Posa.

Grazie Nicola, grazie Laura e grazie Dompé.

Grazie, per non esserci stato nemmeno un “dipende”. Ma solo risposte concrete per realtà necessarie.

Posso finire in un solo modo: che rimpianto, impiegare una vita da farmacista per imparare a vivere una vita da farmacista.

 

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