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Governance farmaceutica: le linee guida del ministro Grillo

MONDO FARMACIA

Governance farmaceutica: le linee guida del ministro Grillo

Governance farmaceutica: le linee guida del ministro Grillo

Aumentare appropriatezza e compliance, ridurre il miliardo di euro di out-of-pocket per i farmaci, cogliere l’occasione offerta dai biosimilari. Grillo: "È necessario allocare nel miglior modo possibile le risorse a nostra disposizione". Garattini: "Occorre un nuovo prontuario scritto con inchiostro fresco. Quello attuale ci costa 20 miliardi di euro all’anno"

11 dicembre 2018

di Carlo Buonamico

È il gioco delle parti. Sul tabellone della governance farmaceutica ieri è stato il turno del ministro della Salute Giulia Grillo. Che ha fatto la propria mossa presentando le linee guida del suo dicastero per tentare di gestire i costi della Sanità a partire dal controllo e dalla razionalizzazione della spesa per i farmaci.

Sì, perché si tratta di agire per trovare la quadra utile ad assicurare i migliori trattamenti possibili per il maggior numero di pazienti possibili. Un obiettivo sempre valido che si rifà all’articolo 32 della Carta Costituzionale, ma che non sempre viene raggiunto. Anche a causa dello scollamento tra l’aggiornamento dei prontuari, la ratio che porta alla messa a disposizione dei farmaci in modo diseguale tra le diverse regioni e la situazione socio-demografica.

<<Un prontuario fermo al 2005 con più di mille farmaci costa al Ssn più di 20 miliardi l’anno, lascia aperta una domanda: risponde alle esigenze di salute dei cittadini?>>, si chiede il fondatore dell’Istituto Mario Negri di Milano Silvio Garattini, che ha partecipato alla stesura del documento. E si dà anche una risposta: <<<Ho molti dubbi. La governance deve comprendere un nuovo prontuario, scritto con inchiostro fresco e idee nuove in cui si eliminano farmaci obsoleti e oggi non più competitivi>>, auspica.

E così le linee guida, che Grillo vorrebbe che fossero una sorta di <<bussola per le politiche di riorganizzazione del sistema del farmaco>>, propongono alle parti in causa di confrontarsi su appropriatezza, compliance, biosimilari e molto altro per migliorare questo documento e renderlo utile e applicabile al fine anche di ridurre il miliardo di euro che i cittadini devono pagare ogni anno per coprire <<la differenza tra il prezzo di riferimento a carico del Ssn e quello più alto delle medicine “branded”>>.

<<Sarà mia cura sostenere l’Aifa affinché si superi la diffidenza per questo tipo di farmaci che ancora troppo spesso osserviamo sia tra i cittadini sia tra i prescrittori>>, ha detto Giulia Grillo.  Senza dimenticare che <<Va fatta buona informazione anche ai medici: i generici e i biosimilari sono efficaci e producono risparmi, mettiamocelo in testa una volta per tutte>>, aggiunge tranchant Garattini. Anche perché <<All’orizzonte si stanno affacciando nuovi trattamenti che se realmente innovativi devono essere messi a disposizione dei pazienti. Per farlo è necessario allocare nel miglior modo possibile le risorse a nostra disposizione>>, spiega Grillo. Rincalzata da Garattini, secondo cui <<Ssn e Aifa non possono avallare ciecamente le indicazioni di Ema, che introduce nuovi farmaci senza verificare (o ignorando) che ve ne siano di uguali già presenti in commercio, per questo ogni paese deve farsi la sua governance appropriata agli effettivi bisogni di salute. Inutile avere a disposizione 100 farmaci simili e non avere le risorse per quelli con nuovo potenziale terapeutico>>.

Come si diceva saranno i diretti interessati a confrontarsi a livello istituzionale sulla bontà, o meno, delle proposte della Salute: associazioni di cittadini e di pazienti, insieme alla rappresentanza delle aziende produttrici di medicinali. Queste ultime non si sono fatte attendere e hanno subito espresso la loro opinione.

A partire da Farmindustria che attraverso il presidente Massimo Scaccabarozzi, ha scagliato il suo strale, come si legge da un lancio pubblicato su Il Sole 24 Ore Radiocor Plus: <<Mi dispiace soprattutto per i malati italiani perché nonostante i progressi scientifici e della ricerca in questa nuova governance vedo soprattutto un ritorno al passato. Dire che i farmaci sono tutti uguali significa negare il valore cardine della vita umana che è la ricerca per il progresso e per la salute>>. Che è poi stato ammorbidito auspicando che, trattandosi di un documento di indirizzo, <<nell’attuazione ci siano tutti i margini per dare un equilibrio scientifico e non solo economico>>.

Preoccupazioni che sono state espresse anche da Assogenerici, che in una nota stampa ha espresso la posizione delle aziende produttrici di farmaci equivalenti e biosimilari. <<Accogliamo con grande attenzione il documento presentato dal ministro della Salute […] e apprezziamo l’esplicito e reiterato riferimento ai farmaci equivalenti e ai biosimilari che hanno storicamente avuto il merito di ampliare l’accesso alle terapie stimolando la concorrenza all’interno del mercato farmaceutico. Ci auguriamo tuttavia che l’annunciata revisione del prontuario terapeutico e riallocazione delle risorse non si traduca invece in un impoverimento complessivo delle potenzialità di cura garantite ai cittadini, privilegiando una spirale al ribasso che avrebbe come unico effetto quello di schiacciare la concorrenza>> ha affermato il presidente Enrique Häusermann, che ha poi evidenziato come non si faccia cenno al reinvestimento nella farmaceutica delle risorse recuperate grazie alla concorrenza di equivalenti e biosimilari. E che <<Anzi, le dichiarazioni rese sono di segno opposto. Con il rischio di trasformare i farmaci in commodity>>.

Insomma la partita del farmaco è appena iniziata e gli altri giocatori devono ora fare la propria mossa. Il traguardo pare ancora lontano. Ma in ogni caso ci si augura che a vincere saranno gli interessi dei cittadini e dei pazienti, così come vuole la Costituzione, che scomodiamo di nuovo per chiudere. Del resto quello del Ministro Grillo dovrebbe essere il governo del cambiamento. Aspettiamo di poterli raccontare, questi cambiamenti.

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