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Il farmacista ti chiama per nome

LA RIFLESSIONE

Il farmacista ti chiama per nome

Massimo Recalcati

«Il Covid ci ha insegnato a distinguere tra essenziale e inessenziale. Le organizzazioni che sopravviveranno a questa crisi saranno quelle che hanno messo al centro la cura della relazione. E in farmacia si dissocia sempre il nome dal numero». Massimo Recalcati alla Cosmofarma Business Conference

16 settembre 2021

di Laura Benfenati

Una vera ripartenza per la categoria: tra i complimenti del ministro ai farmacisti, gli stand pieni di gente sorridente, i tanti convegni interessanti, Cosmofarma è stata un successo oltre le aspettative. Una vera e propria reazione ai mesi difficili, alle paure: si può tornare a frequentare le fiere, si possono accantonare i webinar e ascoltare relatori in presenza e non era scontato.
Uno dei momenti che ha registrato la più alta partecipazione, al di fuori dei convegni istituzionali, è stata la “lezione” sulla centralità dei valori dello psicanalista Massimo Recalcati alla Cosmofarma Business Conference. «Il Covid ci ha insegnato a distinguere tra essenziale e inessenziale. Con la pandemia abbiamo riscoperto valori come quelli della solidarietà e della libertà. Quest’ultima non coincide con l’arbitrio individuale, come erroneamente si pensava prima, ma implica la responsabilità della relazione con l’altro. Non c’è libertà senza solidarietà e la salvezza è collettiva oppure non esiste». Recalcati ha sottolineato che oggi è molto diffuso il disturbo da adattamento post traumatico e che, dopo questo trauma individuale e collettivo, la depressione investe quello che accadrà – spaventa il domani – mentre solitamente è una reazione a qualcosa che abbiamo perduto. Come reagire dunque? «È essenziale fare esistere nuovamente il futuro attraverso atti, imprese, progetti, visioni che ridiano spessore al tempo: abbiamo bisogno di pensiero artistico, generativo, visionario. È necessario piantare vigne, che significa dare al tempo la possibilità di ricominciare, dargli una seconda possibilità. Ogni nuovo progetto ci consente di piantare una vigna».

Lo psicoanalista ha spiegato che le organizzazioni che sopravviveranno a questa crisi sono quelle che mettono al centro la cura della relazione: «La presenza delle farmacie aperte è stata terapeutica di per sé, l’istituzione farmacia ha attivato collettivamente la cifra fondamentale delle cure materne, che ci dice che il nome non è un numero. Il breve incontro con il farmacista, in cui sempre si dissocia il nome dal numero, è il puro gesto della cura. Chiunque risponda al grido “Eccomi!” è madre e la farmacia lo ha fatto durante tutta la pandemia».

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