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Un’occasione persa?

L’ATTUALITÀ

Un’occasione persa?

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© jimboscar/shutterstock.com

Sembrerebbe così per i 3.300 rurali sussidiati che non hanno ancora richiesto i fondi previsti dal Pnrr. Le motivazioni? Spazio e assenza di personale ma anche qualche perplessità sulle procedure e sui costi dei corsi

5 maggio 2022

di Laura Benfenati

Sono 830 le domande pervenute per partecipare al bando di 100 milioni di euro destinato alle farmacie rurali sussidiate nell’ambito del Pnrr. Considerato che i sussidiati sono 4.200, il numero stupisce un po’. Abbiamo cercato di capire come mai non tantissimi farmacisti hanno deciso di partecipare al bando e lo abbiamo chiesto in due gruppi Facebook, Farmacisti rurali Doc e Pillole di informazione per titolari di farmacia. Molto interessanti le risposte che ci sono state date, ringraziamo di cuore i colleghi che hanno risposto.

«Credo che il problema sia che bisogna comunque mettere mano ai propri fondi per circa 30.000 euro», scrive un titolare. «Io sto cercando di fare la domanda ma tra lavoro e altre situazioni non sono riuscita a concluderla», scrive un’altra. «Mah, tanti dubbi, a parte non essere d’accordo sull’implementare i servizi senza prima avere un assetto di personale solido e sostenibile, non so se riuscirei a sostenere l’impegno del corso, che è conditio sine qua non», scrive un’altra titolare. E ancora: «Sono dell’idea che non si possano chiedere troppi requisiti alle farmacie soprattutto con densità bassa. Un sovvenzionamento dovrebbe ricoprire il ruolo professionale, aggiornamenti gratuiti e strumentazioni».

Procedure lunghe e difficili, anzi no

La questione spazi ridotti e assenza di personale è sottolineata un po’ da tutti: «Sarebbe bello poter fare servizi ma si necessita di personale che non tutti hanno, tempo da dedicare e spazio che la maggior parte delle farmacie non ha assolutamente. Inoltre, almeno per quel che riguarda la mia situazione, sono servizi che la popolazione (per la maggior parte anziani con l’esenzione ticket) preferisce fare gratuitamente presso gli ambulatori Asl e non a pagamento. L’unico modo per aiutarci sarebbe farci erogare servizi in convenzione Ssn». Sulle procedure lunghe e non facilissime e sulle difficoltà nello stilare la domanda ci sono posizioni differenti: c’è chi sostiene di averci messo pochissimo, chi chiede un percorso più snello, chi sottolinea che Federfarma ha messo a disposizione un numero verde per dare aiuto ai titolari. Più di qualche dubbio, invece, sul costo dei corsi necessari per ottenere il finanziamento e ci si chiede cosa accade se la domanda non viene accettata: «Io volevo fare la parte della telemedicina. Ma se devo mettere tutti quegli armadi nello spazio dedicato devo affittare un altro locale. Assurdo. Due armadi e più tutto il resto. Per la parte della presa in carico ho cambiato due computer al banco per necessità e mi hanno detto che per quel costo non vale la pena di partecipare per avere anche le spese dei corsi (oltre il tempo necessario per farli) e le spese di fideiussione. Sinceramente credo non aderirò».

Prezzi aumentati?

Inquieta che alcuni titolari sottolineino che le aziende che commercializzano gli strumenti oggetto del bando abbiano aumentato i prezzi: «Troppi obblighi, procedura complicata e rischiosa. Prezzi assolutamente fuori mercato. Se si vuole investire, meglio il credito di imposta», spiega uno di loro. I prezzi dei macchinari probabilmente sono davvero aumentati, ma non per il Pnrr quanto per l’incremento dei costi delle materie prime, sotto gli occhi di tutti.
Dall’esterno, però, tutta questa questione sembra una bella occasione persa. La realtà rurale è indubbiamente molto peculiare e la questione del tempo e degli spazi da dedicare ai servizi sicuramente riguarda più le piccole farmacie delle grandi. Non può corrispondere alla realtà però che «un vero titolare rurale non ha spazio in farmacia né soldi da investire». Un’impresa, qualunque impresa – e la farmacia lo è – richiede investimenti sul futuro. Fatevi aiutare ma non sprecate questa occasione.

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