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2023: acquisti diretti oltre il tetto di spesa

LA FILIERA

2023: acquisti diretti oltre il tetto di spesa

(c)ruivalesousa/it.123rf.com

Iqvia stima in circa 3,3 miliardi di euro il superamento del tetto di spesa per gli acquisti diretti di farmaci nel 2023. Ne risentiranno i bilanci delle aziende farmaceutiche, chiamate a ripianare metà del disavanzo con il payback. La spesa da ricetta rossa si manterrà invece all’interno del tetto stabilito

18 maggio 2023

di Carlo Buonamico

Anno 2023: la farmaceutica ospedaliera sforerà di 3,3 miliardi. Mentre quella convenzionata benché in rialzo dell’1,5 per cento rispetto al 2022 segnando quota 1,8 miliardi, rispetterà il tetto di spesa generando un avanzo di circa 800 milioni di euro.
Sono queste le stime di Iqvia rispetto ai valori della spesa farmaceutica che si registreranno in Italia quest’anno. A fare notizia è soprattutto il dato della spesa ospedaliera per i farmaci, la spesa per gli acquisti che gli ospedali fanno direttamente dalle aziende farmaceutiche. Sì perché, registrando una crescita del 6 per cento rispetto al 2022, arriverà complessivamente a 13 miliardi di euro. Il che significa andare ben oltre i 9,7 miliardi del tetto di spesa previsto, pari cioè al 7,65 per cento del Fondo sanitario nazionale. Ragionando con i più e i meno, il 2023 della spesa diretta si potrebbe chiudere con un disavanzo di ben 3,3 miliardi di euro, con i conseguenti riflessi da un lato sui bilanci delle aziende produttrici e dall’altro su quelli delle Regioni. Tutto in ragione della norma che regola il payback farmaceutico, secondo cui in caso di sforamento del tetto per la spesa farmaceutica ospedaliera metà del disavanzo dovrà essere ripianato dalle stesse aziende che hanno venduto i loro prodotti agli ospedali e metà dalle amministrazioni regionali che hanno superato il budget a disposizione per questo capitolo di spesa.

Sistema di controllo della spesa: una stortura del sistema salute

Commenta a iFarma Antonella Levante, Senior Vice President & General Manager, Italy and Greece, di Iqvia: «Il budget e i meccanismi di controllo della spesa farmaceutica sono parte di un più grande tema di sottofinanziamento dell’ecosistema salute del nostro Paese, che mette a rischio da un lato la promessa dell’equo accesso alla cura, dall’altro la sostenibilità degli investimenti industriali. A fronte di una crescente domanda di accesso alle cure, spinta da trend di lungo periodo, quale l’invecchiamento della popolazione, e situazioni più contingenti ereditate dalla pandemia, quali le mancate diagnosi e le lunghe liste d’attesa, in aggiunta alle pressioni legate a maggiori costi di produzione e logistica dei farmaci, i meccanismi di finanziamento debbono essere rivisti nel loro insieme, al di là del solo farmaco. Diagnostica, prevenzione e aderenza, oltre a un’azione decisa nell’implementazione dei nuovi modelli sanitari, territoriale e ospedaliero, se correttamente pianificate e integrate nei percorsi di cura possono alimentare un circuito virtuoso che libera risorse importanti, riducendo ospedalizzazione improprie, organici non bilanciati ed eccessiva frammentazione e inefficienza nella gestione delle cronicità. Nuovi farmaci, servizi innovativi e partnership pubblico-private sono a rischio in assenza di un contesto che riconosca il valore prodotto da grandi e piccole realtà, internazionali e italiane che operano nell’interesse di pazienti, professionisti della salute e dell’innovazione, sia clinica sia industriale».

Il meccanismo premiale che riduce il payback

L’impatto del payback sui produttori di farmaci però potrebbe essere meno pesante, almeno per le aziende che avranno dimostrato di aver già coperto il payback relativo al 2019 e 2020. Una sorta di meccanismo premiale che prevede la riduzione della quota da ripianare, ricalcolandola come se il tetto di spesa fosse determinato come l’8 per cento del Fsn nel 2022 e dell’8,5 per cento nel 2023 (invece che del 7,65 per cento). Precisa poi una nota stampa diffusa da Iqvia: “Sono esclusi da questo computo i farmaci innovativi e innovativi oncologici che rientrano in un unico fondo separato del valore di 1,2 miliardi di euro nel 2023. In questo caso non si prevede alcuno sforamento, anzi un avanzo di circa 300 milioni, che tuttavia non va a compensare la spesa per acquisti diretti”.

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