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Banco Farmaceutico: oltre mezzo milione di italiani non riesce a comprare le medicine. È povertà farmaceutica.

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Banco Farmaceutico: oltre mezzo milione di italiani non riesce a comprare le medicine. È povertà farmaceutica.

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I meno abbienti spendono il 54% del proprio budget in farmaci e rinunciano alle cure più costose perché non accessibili. La foto del Belpaese scattata dal rapporto “Donare per curare: povertà sanitaria e donazione farmaci” di Banco Farmaceutico

14 novembre 2018

di Carlo Buonamico

Banco Farmaceutico: oltre mezzo milione di italiani non riesce a comprare le medicine. È povertà farmaceutica.

I meno abbienti spendono il 54% del proprio budget in farmaci e rinunciano alle cure più costose perché non accessibili. La foto del Belpaese scattata dal rapporto “Donare per curare: povertà sanitaria e donazione farmaci” di Banco Farmaceutico.

Avere bisogno di medicine e non potersele permettere. Avere male ai denti e doverselo tenere. Perché non ci si può permettere di acquistare farmaci o di pagare il dentista. Non parliamo di un paese in via di sviluppo, né degli Usa, dove chi non possiede un’assicurazione sanitaria non può avere accesso alle cure.

La foto è scattata all’Italia, dove oltre mezzo milione di persone non riescono a curarsi per ragioni meramente economiche, dal Banco Farmaceutico che ieri 13 novembre ha presentato all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) il rapporto 2018 “Donare per curare: povertà sanitaria e donazione farmaci”.

Un’immagine nitida, ma ricca di dettagli che fanno riflettere. Sono i numeri a parlare: il 10 percento dei poveri assoluti quest’anno non ha potuto permettersi di acquistare i farmaci di cui aveva bisogno – quelli per il sistema nervoso, per l’apparato muscolo-scheletrico, per le patologie alimentari e metaboliche, per l’apparato respiratorio e per trattare le patologie dermatologiche. Non solo. Costretti da una debolezza economica così spinta, non hanno potuto nemmeno accedere a cure e visite mediche.

La situazione è anche più grave se si pensa che oltre tredici milioni di connazionali hanno dovuto limitare le spese per visite ed esami.

Di fatto, quindi, chi meno spende più spende. Perché non spendendo per la prevenzione e la cura, fatte di accertamenti medici e visite specialistiche, si va incontro alla manifestazione di patologie o al loro peggioramento. E alla conseguente necessità di spendere di più per curarsi. Un circolo vizioso, dal quale è pressoché impossibile uscire per i meno abbienti. È il fenomeno della povertà farmaceutica, che vede i nuclei familiari più poveri spendere il 14 per cento in più del budget sanitario rispetto ai più abbienti (54 per cento vs 40).

Dovendo fare i conti a fine mese, infatti, si tende a rimandare sempre più le spese non di stretta necessità. Anche se riguardano la salute. Tra le spese più rinviate vi sono quelle dentistiche, per le quali i poveri mettono a budget solo 2,35 euro al mese contro i 24 euro delle persone agiate. A fare le spese – è il caso di dirlo – di questa scarsissima disponibilità economica sono anche le visite mediche e gli esami specialistici: tra il 2014 e il 2016 è aumentato di 1,2 punti il numero di famiglie povere che ha limitato questo tipo di spesa.

Quale sarà il destino delle famiglie italiane per quanto riguarda la tutela della propria salute? Nonostante quello della salute sia un diritto sancito anche dalla nostra Carta costituzionale, che all’articolo 32 recita che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”, si riscontrano continui tagli degli investimenti governativi destinati a questo capitolo di spesa. Con un progressivo aumento della spesa privata per la sanità che è arrivato al 40,6 per cento per quanto riguarda la spesa farmaceutica out-of-pocket.

Una domanda a cui devono rispondere le istituzioni. Una risposta che devono dare agli italiani, proprio ora che la legge di stabilità è alle battute finali del suo iter approvativo. Sperando che vengano prese misure di medio-lungo termine e siano stanziati investimenti a tutela delle persone più fragili. E che non siano dei piccoli contentini per un elettorato piuttosto disorientato.

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