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Cos’è il “pro-rata Iva”?

UNA DOMANDA A…

Cos’è il “pro-rata Iva”?

Un farmacista ha fatto questa domanda in un gruppo di colleghi: «È vero che più attività in esenzione Iva si svolgono – servizi per esempio – più ci si rimette?». In realtà – rispondono Tarabusi e Trombetta – se il servizio ha margini interessanti, l’Iva indetraibile ha un peso del tutto marginale rispetto al guadagno prodotto dai ricavi esenti. Il vero tema è valutare quanta marginalità effettiva producono i servizi

22 febbraio 2024

di Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta,
Studio Guandalini 

Il pro-rata Iva è un meccanismo in base al quale, in presenza di ricavi esenti Iva, l’Iva “a monte” sugli acquisti è detraibile in proporzione (pro-rata, appunto) al rapporto tra il fatturato soggetto a Iva e quello totale, comprensivo delle operazioni esenti.
Semplificando: se un’azienda fattura 100mila euro con Iva 22 per cento e 100mila euro esenti, e sugli acquisti ha pagato Iva per 20.000, detrarrà solo la metà di tale importo. Quindi verserà:

   22.000 (Iva 22 per cento su 100mila di ricavi)
– 10.000 (detrazione 50 per cento dell’Iva su acquisti)
= 12.000 euro

Se la stessa azienda avesse ricavi di 180mila imponibili e 20mila esenti (totale ricavi 200mila), detrarrebbe il 90 per cento dell’Iva (180 = 90 per cento di 200), e così via.

Il pro-rata di detrazione è disciplinato dall’art. 19 bis del Dpr 633/72 e si applica se le prestazioni esenti Iva superano lo 0,5 per cento del volume d’affari complessivo. Superando la soglia, quindi, l’Iva assolta sugli acquisti è detratta in base al rapporto tra l’ammontare delle operazioni che danno diritto a detrazione e lo stesso ammontare, aumentato delle operazioni esenti (pro-rata).
Vediamo un esempio. Immaginiamo una farmacia con questi dati:

Tabella 1

Tabella 1

Questa farmacia ha un margine del 31,12 per cento, assorbito per il 52 per cento dalle spese del personale. Gli acquisti della farmacia sono i seguenti:

La farmacia detrae al 100 per cento l’Iva di 95.460 euro, e quindi, considerato che per il meccanismo della ventilazione l’Iva sulle vendite è pari all’Iva media sugli acquisti (11,09 per cento), liquiderà l’Iva come segue:

Immaginiamo che la stessa farmacia si metta a fare servizi, e che inizialmente abbia ricavi di 5.800 euro. Il suo bilancio cambierà come segue (precisando che abbiamo ipotizzato un’incidenza media dei costi diretti dei materiali di consumo per i servizi pari al 25 per cento, e una incidenza del costo del lavoro pari al 25 per cento, stimati entrambi in modo molto prudenziale, sulla base di un’analisi campionaria pubblicata qualche tempo fa dal nostro Studio):

Tabella 2

Tabella 2

Siccome i ricavi da servizi non superano lo 0,5 per cento, l’Iva resterà interamente detraibile e l’attività di servizio, fatturando 5.800 euro, porterà un margine di 2.900 euro già al netto dei costi diretti e del costo/minuto del personale dedicato al servizio.

Immaginiamo ora che la stessa farmacia aumenti l’attività di servizio, fino a raggiungere 50.000 euro di servizi.

Siccome i servizi esenti superano lo 0,5 per cento e sono precisamente il 3,8 per cento del totale ricavi, avremo un pro-rata Iva del 96,2 per cento di Iva detraibile, e del 3,8 per cento di Iva indetraibile. La liquidazione Iva diventa allora:

La farmacia “ci rimette” (come dicono alcuni) quei 3.671,54 euro, che prima detraeva e che oggi non può più detrarre.
Ma ci ha davvero rimesso? No: ci rimetterebbe solo se con 50.000 euro di servizi avesse guadagnato meno di 3.671,54.

Vediamo il bilancio della farmacia, inserendo tra i costi dei servizi l’importo dell’Iva indetraibile per effetto del pro-rata:

Tabella 3

Tabella 3

La farmacia, anche tenendo conto del costo dell’Iva indetraibile, ha comunque guadagnato 21.000 euro, pari a una redditività del 42 per cento rispetto ai ricavi del servizio: meno del 50 per cento di margine netto che aveva prima che l’Iva fosse indetraibile, ma comunque un margine molto interessante.

Secondo voi, chi sta meglio? Il farmacista della tabella 3, che ha un margine netto complessivo di 208.048,46 euro? O il farmacista della tabella 1 che, ascoltando i consigli di “mio cuggìno” che gli ha spiegato che rischia di “rimetterci” 3.671 euro di Iva con il pro-rata, decide di non attivare alcun servizio e si tiene il suo margine netto di solo 186.720,00 euro e rinuncia al margine incrementale di 21.328,46?

È solo un esempio di calcolo, ciascuno deve fare i conti con il suo bilancio. Ma senza ascoltare “mio cuggìno”. Anzi, “a mio cuggìno”.

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