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Dicembre 2019

EDITORIALE

Dicembre 2019

Voliamo più in alto

Alle recenti elezioni di Federfarma Venezia la seconda lista non è stata ammessa per questioni di statuto, di tempi, di mancate telefonate. Sono, in sintesi, state perse due belle occasioni: da parte degli sfidanti, di dimostrarsi competenti e non un’armata Brancaleone che non conosce le regole; gli sfidati invece (che hanno vinto con 82 voti su 99 votanti dei 198 aventi diritto) potevano avere il coraggio di una sfida a due, non solitaria. La vittoria sarebbe stata meno amara.

Una riflessione su queste elezioni locali credo vada fatta, su un sindacato arroccato su posizioni di difesa di status quo e troppe volte poco sensibile nei confronti del disagio che serpeggia nella base della categoria. Talvolta è difficile non farsi prendere dallo sconforto, tra questioni di lana caprina e problemi seri mai risolti, tra maldestri tentativi di bavaglio – ai social, alle testate non allineate – e una base sempre più avvilita. Basti pensare alla storia infinita della farmacia dei servizi, di cui parliamo a pagina 5: la categoria fa quasi tenerezza, sempre alla ricerca di un ruolo che altri paiono non aver intenzione di riconoscerle.

La farmacia è data sempre un po’ per scontata: c’è sempre stata, i servizi li fa gratis, la Dpc la sta dissanguando in alcune Regioni d’Italia ma ci si rassegna a tutto. I turni sono assicurati, gli orari di apertura si ampliano, si accetta di fare il Cup per una miseria per incrementare gli accessi che, invece, inesorabilmente calano. Sarà il commercio on line, sarà la distribuzione diretta, sarà la crisi: entrano sempre meno persone in farmacia ogni giorno e il dato non può che peggiorare. Lo sconforto è quotidiano sui social riservati ai titolari.

Poi capitiamo un sabato all’assemblea nazionale di “Farmacie specializzate” e lì, invece, si guarda con ottimismo al futuro, gli appartenenti alla rete sfoggiano un entusiasmo contagioso. Tutti, nessuno escluso. C’è senso di responsabilità, ci sono idee e si realizzano. Il sociologo Nadio Delai, presidente di Ermeneia, ricorda ai farmacisti che sono classe dirigente e che hanno un ruolo fondamentale nella crescita di una coscienza civile: «La nostra è una società in movimento che ha ansia di consegnare la propria libertà a qualcuno, perché si assuma responsabilità che ciascuno di noi non vuole prendersi. La responsabilità è invece fondamentale perché una società, ma anche un individuo, possa crescere. Voi farmacisti state reinterpretando il vostro profilo identitario, avete bisogno di un’identità proiettata al futuro, siete professionisti e anche nella più piccola farmacia rurale potete dare un contributo importante alla società». Delai ha ricordato che tre sono le funzioni di base di una classe dirigente: interpretare il cambiamento della società, essere capaci di proporre soluzioni, produrre consenso. «Voi farmacisti state facendo un servizio non soltanto ai clienti ma al Paese, che ha bisogno di essere rassicurato: viviamo in un periodo che tende alla disgregazione, ma voi siete radicati sul territorio e potete dare un contributo ad aumentare il senso di responsabilità dei cittadini, a credere nel futuro». E, aggiungiamo noi, il senso di responsabilità e di appartenenza devono crescere anche all’interno della categoria, nei confronti delle istituzioni che la governano: se non funzionano si cambino, se non si possono cambiare si trovino altre soluzioni, proprio il Veneto in questo è stato pioniere. Sono però oggi inaccettabili, e senza scuse, rassegnazione, assenze, improvvisazione e lamento continuo. Voliamo un po’ più in alto, come l’intervento del sociologo ci suggerisce.

LAURA BENFENATI

Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore

iFarma-Dicembre19
9 Dicembre 2019