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Emergenza Coronavirus: la lettera del presidente Cossolo al ministro Speranza

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Emergenza Coronavirus: la lettera del presidente Cossolo al ministro Speranza

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La nota inviata oggi da Federfarma al Ministro della Salute, Roberto Speranza, per assicurare la massima disponibilità delle farmacie a collaborare per contrastare la diffusione del contagio.

10 marzo 2020

di Redazione

Egregio Sig. Ministro,

faccio seguito alla mia nota del 4 marzo u.s., per confermarLe, ancora una volta, l’incondizionata disponibilità di questa Federazione e dell’intera categoria a fornire ogni utile ausilio per fronteggiare l’aggravato contesto emergenziale.

Tuttavia, le misure ora adottate dal Governo per contenere ulteriormente il diffondersi del contagio da COVID-19, mi impongono di sottoporLe alcune doverose riflessioni a tutela dei colleghi che quotidianamente, attraverso la propria efficienza professionale, contribuiscono ad arginare la congestione delle strutture ospedaliere, ponendosi quali insostituibili presidi sanitari sul territorio.

Mi riferisco, in primo luogo, all’ineludibile esigenza di dotare i farmacisti italiani di idonei dispositivi di protezione individuale, tali da garantirne l’incolumità nel continuo e diuturno contatto con un’utenza potenzialmente affetta dal virus, prevedendo, quindi, l’attivazione, per il tramite delle strutture di protezione civile, di canali di distribuzione dedicati all’approvvigionamento di mascherine FFP2 e FFP3 a favore dei colleghi, in analogia a quanto praticato nei confronti del personale medico e infermieristico. È di tutta evidenza, infatti, che la carenza di detti dispositivi pone a serio repentaglio la salute di coloro i quali, operando in farmacia, risultano maggiormente esposti al rischio di contrarre il virus, con le facilmente immaginabili conseguenze deleterie che verrebbero a determinarsi qualora si fosse costretti a chiudere la farmacia per motivi sanitari e di salute pubblica.

Proprio per scongiurare tale ultimo rischio, La prego poi di considerare l’ipotesi di consentire ai colleghi, in via opzionale, di svolgere il proprio servizio a battenti chiusi, così riducendo due fattori di pericolo: quello a cui i colleghi sono esposti nel contatto con l’utenza e quello per i cittadini che difficilmente riescono a mantenere una distanza interpersonale di almeno un metro allorquando si stazioni all’interno o all’esterno della farmacia.

Rimango in attesa di un Suo cortese cenno di riscontro a tutela, mi creda, dell’intera categoria che rappresento.

Suo
Marco Cossolo

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