Farmacisti in trincea contro covid-19. Con sangue freddo.
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Farmacisti in trincea contro covid-19. Con sangue freddo.
Dal confine con la zona rossa, parla Dario Castelli direttore della farmacia Santa Clotilde di Senna Lodigiana (Lo). «Gestiamo l’emergenza combattendo le fake news a suon di informazioni certificate. I cittadini ci seguono perché hanno fiducia nel nostro camice bianco».
03 marzo 2020
di Carlo Buonamico
Senna Lodigiana confina con due dei comuni della zona rossa, Casalpusterlengo e Somaglia. Avete adottato misure di contenimento particolare nella vostra farmacia?
Certamente. Segnaliamo ai clienti di non affollare la zona antistante il bancone e anche il locale farmacia nel suo complesso. Abbiamo regolamentato il flusso dei clienti a due-tre clienti al massimo all’interno del locale. La cittadinanza ha ben compreso l’utilità di questa misura e la rispetta di buon grado, autoregolandosi e attendendo il proprio turno all’esterno. Ciò denota una buona responsabilità sociale rispetto all’emergenza, che può essere affrontata solo con la collaborazione di tutti.
Avete riscontrato anomalie nell’approvvigionamento di farmaci e altri prodotti?
Devo constatare che, a parte ritardi di poche ore nei primi giorni dall’inizio della definizione della zona rossa dovuti ai maggiori controlli dei mezzi che transitano in prossimità dei comuni interessati, siamo riusciti a garantire l’approvvigionamento di tutto. Dall’ossigeno ai farmaci per i malati cronici. Ciò grazie alla collaborazione strettissima e preziosa con i grossisti.
Ci sono stati cambiamenti significativi nella vostra pratica quotidiana e nel patient journey?
Sembra incredibile ma i maggiori disagi che abbiamo, se così possiamo chiamarli, sono legati a banali aspetti della gestione del punto vendita. Uno per tutti, la disponibilità di contante. Abbiamo le banche chiuse e anche le chiese, che il lunedì mattina nei piccoli paesi come il nostro rappresentano per noi la principale fonte di moneta spicciola. A ciò si aggiunge la “normale” attività della farmacia. Infatti, in parallelo alle richieste di informazioni e prodotti legati all’epidemia da covid-19, rimane il flusso di clienti-pazienti che necessitano di terapie per malattie croniche o acute che non possiamo non soddisfare. Riguardo al patient journey, una delle principali “anomalie” è collegata al fatto che molti medici di medicina generale sono in isolamento volontario anche nelle zone gialle senza possibilità di visitare i pazienti. Devo però constatare che l’utilizzo della ricetta elettronica stampabile in farmacia è di grande aiuto per la gestione dei malati. Questi, infatti, anche nel caso non possano recarsi dal medico per ritirare le prescrizioni dei medicinali, sono sicuri di poterle trovare in farmacia insieme ai farmaci prescritti. In questo modo il sistema salute nel suo complesso “tiene” e riesce a garantire l’accesso ai farmaci per tutti i pazienti.
Fatta cento la vostra attività quotidiana, quanto tempo dedicate ora per il counselling relativo a covid-19?
Quasi tutti i clienti che entrano in farmacia chiedono informazioni sull’epidemia, indipendentemente dal prodotto che desiderano acquistare. Oltre a ciò passiamo moltissimo tempo al telefono, per rispondere a richieste di informazione. Ciò comporta un significativo aggravio di lavoro, ma fornire informazioni sulla salute e sulle norme profilattiche utili a tutelarla fa parte del nostro lavoro e quindi volentieri siamo al servizio della comunità.
Cosa chiedono i clienti in questo periodo particolare?
Chi entra nella nostra farmacia ci chiede principalmente gli articoli di cui si parla tanto in questi giorni: mascherine e liquidi disinfettanti per le mani. Anche se non c’è assolutamente informazione rispetto alle caratteristiche che devono avere questi presidi per essere efficaci e, soprattutto, i cittadini non sanno come usarle. Cerchiamo di spiegare che, salvo casi particolari, è quasi più importante attenersi al decalogo del ministero della Salute, piuttosto che usare la mascherina. Comunichiamo che questi presidi sono fondamentali per i pazienti fragili, come i trapiantati, i malati oncologici, gli immunodepressi. E che, quindi, non bisogna farne incetta selvaggia, al fine di renderle disponibili per coloro che ne hanno davvero bisogno.
I cittadini sono ricettivi rispetto alla necessità di seguire queste indicazioni e questa sensibilità?
Direi di sì. A patto che gli venga spiegato bene il quadro in cui ci muoviamo, fornendo anche motivazioni scientifiche e pratiche come quelle appena citate. Non si tratta quindi di sminuire la situazione agli occhi del cittadino, cosa che non viene accolta bene dalle persone. Bisogna invece rimanere nella realtà delle cose, rassicurando circa il fatto che il sistema di allerta messo in atto dalla sanità pubblica è stilato con l’obiettivo di tutelare quanto più possibile la salute della comunità nel suo complesso così come dei singoli individui che ne fanno parte.
Quale tipo di informazione vi chiedono, invece, rispetto all’epidemia?
Le domande principali vertono sui comportamenti da adottare. Ci sono però persone che, prese dalla psicosi, al primo mal di gola si precipitano da noi preoccupati di avere contratto l’infezione. Noi continuiamo a ripetere quanto indicato dalle massime istituzioni sanitarie, cioè che se non si ha febbre alta o sintomi specifici è bene rimanere a casa, assumendo antipiretici, e di rivolgersi al medico solo in caso di reale necessità senza intasare i numeri di emergenza per delle banalità.
A proposito di informazioni, sul web in queste settimane si legge tutto e il contrario di tutto riguardo a covid-19 e alla gestione dell’epidemia. Le sono giunte richieste di chiarimenti anomale derivanti ad esempio da fake news della Rete?
Ci sono due tipi di fake news che i nostri clienti ci riferiscono. Quelle di tipo nazionale e internazionale, ad esempio sull’utilità della mascherina. I cittadini sono confusi perché hanno sentito e letto l’opinione, spesso non omogenea anche dei virologi, tra chi promuove la chirurgica e chi la ffp2 o ffp3. Ci chiedono molto anche gli ingredienti necessari per la preparazione domestica di gel disinfettanti, tanto declamati anche in alcune trasmissioni televisive. Girano anche delle fake news locali, scatenate dalle miriadi di gruppi whatsapp di paese, che parlano di numero di contagiati e ricoveri senza avere contezza della realtà perché non ci si riferisce a fonti ufficiali. Cerchiamo, per quanto possibile, di bloccarle sul nascere così da evitare di alimentare la psicosi.
E in questo caso, come reagiscono i clienti?
Dico, senza falsa modestia, che i nostri clienti si fidano del nostro parere perché da tempo riconoscono il farmacista come fonte autorevole circa le informazioni sulla salute. Riusciamo a rassicurarli nella maggior parte dei casi, anche in situazioni come quella contingente che interessa le nostre zone dove – mi creda – la tensione emotiva talvolta è davvero alta. Si tratta di un’emergenza particolare, in cui le persone contagiate non vengono allontanate dalla zona rossa bensì sono costrette a vivere “con il pericolo”. Si tratta di una situazione anomala per il nostro Paese. Ma con buon senso e sangue freddo, sono ottimista, ce la faremo.