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Febbraio 2021

EDITORIALE

Febbraio 2021

Maneggiare con cura

La scorsa settimana un farmacista reduce da una ventina di giorni di Covid-19 ha voluto provare uno di quei test sierologici che si potrebbero vendere nelle farmacie: di anticorpi non c’era traccia. Poi si è recato in un centro diagnostico e le IgM sono comparse. Un episodio singolo non fa certo letteratura ma il collega ha deciso di non vendere quel test sierologico nella sua farmacia. Anche Federfarma scoraggia questo business, soprattutto perché eventuali positivi non potrebbero essere tracciati e ciò rappresenterebbe un serio pericolo per la comunità. Sicuramente però il problema del tracciamento, con un reale coinvolgimento della rete delle farmacie, è facilmente risolvibile e anche quello dell’attendibilità dei test, visto che l’evoluzione di quelli in autodiagnosi è continua: mai come ora sarebbe utile una società scientifica dei farmacisti territoriali che potesse selezionare e accreditare gli strumenti da utilizzare, a garanzia di qualità.

In questo momento di reale trasformazione del sistema farmacia, la selezione di partner e prodotti è fondamentale tanto quanto le scelte da fare. Giovanna Scroccaro, che guida la Direzione farmaceutica della Regione Veneto ed è farmacista, ci dice nell’intervista a pagina 6 che la Dpc dovrebbe essere sì potenziata, ma a fronte di compensi più bassi ai farmacisti e che il futuro della professione non potrà prescindere dai servizi. Al contrario di quel che pensano i troppi che alzano gli scudi ogni volta che nel settore si affaccia l’innovazione – dalla vaccinazione ai test, passando per l’home delivery – indietro non si torna. Ed è necessaria formazione, innanzitutto: ricominciamo a discutere di un corso di laurea anacronistico che già era poco al passo con i tempi quando ci siamo laureati noi, figuriamoci ora.

L’università dovrebbe tornare a essere protagonista dell’evoluzione della professione, ideando un corso di studi che prepari davvero il farmacista non soltanto sui farmaci ma anche sui nuovi servizi al paziente. E dopo la formazione si impari a fare bene i conti. Unico nel suo genere lo studio che pubblichiamo a pagina 10 sulla redditività dei test sierologici in farmacia. Giovanni Trombetta e Marcello Tarabusi, intervistati da iFarma Digital, hanno ribadito che il fattore tempo in farmacia è fondamentale per non rischiare non solo di non guadagnare ma anche di perdere. «Il ricarico del fattore tempo, in termini percentuali, può essere superiore a quello derivante dalla vendita di prodotti. Gestire il tempo è decisivo: metterci anche solo 5 minuti in più per un test rispetto ai 13 di media comporta una riduzione del ricarico dal 66 al 44 per cento. E oltre i 21 minuti si va in perdita», ci ha detto Giovanni Trombetta. Con il quale abbiamo provato anche a fare ipotesi sui costi della vaccinazione Covid-19 in farmacia, che deve prevedere tempo dedicato alle pratiche burocratiche, tempo di esecuzione da parte del farmacista, tempo del medico “supervisore” (e i suoi costi sono di certo superiori a quelli di un infermiere e di un farmacista). Qualche dubbio sul fatto che i sei euro pattuiti in Lombardia per ogni dose somministrata siano sufficienti ci è venuto, ma attendiamo i protocolli operativi.

I farmacisti maneggino dunque i nuovi servizi, perché la farmacia riuscirà a essere sostenibile anche grazie a loro, ma con cura, senza prescindere da un approccio scientifico che consenta di discernere cosa conviene trattare e cosa no. E senza dimenticare il fattore tempo: un farmacista costa 43 centesimi al minuto. Conta sì l’immagine della categoria, ma anche non mettere a rischio la sostenibilità dell’azienda farmacia.

LAURA BENFENATI

Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore

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2 Febbraio 2021