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Finanziamenti adeguati alla domanda di salute e innovazione

L'ATTUALITÀ

Finanziamenti adeguati alla domanda di salute e innovazione

«La spesa farmaceutica pubblica è inferiore del 20 per cento rispetto ai principali Paesi europei: in un momento in cui aumenta la competitività internazionale, in Italia si spende troppo poco per investire in salute»: l’intervento del presidente Marcello Cattani all’assemblea di Farmindustria

13 luglio 2023

di Laura Benfenati

Quattro ministri – Anna Maria Bernini, Adolfo Urso, Raffaele Fitto e Orazio Schillaci – un presidente di Regione – il pirotecnico Vincenzo De Luca – un grande giornalista ed editorialista del Corriere della Sera come Antonio Polito: l’assemblea di Farmindustria “L’industria farmaceutica in Italia un’eccellenza europea tra innovazione e sfide globali” quest’anno è stata senza dubbio ricca di stimoli. I primi li ha dati il presidente degli industriali del farmaco, Marcello Cattani: «L’Italia è ormai protagonista in Europa, anche con la sua industria farmaceutica. E i numeri lo dimostrano: 49 miliardi di euro di produzione nel 2022, di cui 47,6 miliardi di export, 3,3 miliardi investiti in produzione e R&S, 68.600 addetti, di cui le donne rappresentano il 44 per cento del totale. Aziende farmaceutiche che sono all’avanguardia per gli standard di sostenibilità e nel welfare che assicura la conciliazione vita-lavoro. Il contributo della farmaceutica diretto e con l’indotto totale è pari a circa il 2 per cento del Pil».

Il dialogo con il Governo

«Questo governo si fida di chi fa impresa e di chi vuole lavorare (…), ha dichiarato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni qualche giorno fa. Noi facciamo impresa e vogliamo lavorare. A vantaggio dei cittadini, per offrire innovazione e cure», ha proseguito il presidente Cattani, sottolineando la soddisfazione per il percorso di dialogo che è stato avviato con il Governo, dialogo non sempre facile in passato: «Serve coraggio e l’Italia l’ha dimostrato prendendo in Europa una posizione forte contro l’attacco alla proprietà intellettuale della Commissione Ue con la proposta di revisione della legislazione europea in cui si riduce la data protection da 8 a 6 anni e l’esclusiva di mercato per i farmaci orfani da 10 a 9. Ora dobbiamo alzare l’asticella, c’è possibilità di vivere meglio e più a lungo ma servono regole al passo dell’innovazione. Pensate che in dieci anni le persone che nel nostro Paese sopravvivono con una diagnosi di tumore sono un milione in più, le persone guarite da epatite C grazie ai farmaci innovativi sono 260.000, in vent’anni la mortalità è diminuita del 28 per cento e per le patologie croniche del 41 per cento. Salute, economia, sviluppo sociale sono al centro delle nostre strategie ma è necessaria una spesa pubblica più efficace in cui il binomio costo-efficacia non sia più importante del valore».

Qualità, investimenti e occupazione

Cattani ha ricordato che un euro in ricerca e sviluppo ne genera tre per i cittadini e che oggi la spesa farmaceutica pubblica e privata pro capite ammonta a 1,5 euro, troppo poco per poter investire in salute. La spesa farmaceutica pubblica è inferiore del 20 per cento rispetto ai principali Paesi europei e raggiunge meno 30 per cento considerando che la popolazione in Italia è più anziana. Un dato che dipende dai prezzi inferiori rispetto alla media dei Big Ue. «Il settore farmaceutico garantisce crescita di qualità, investimenti e occupazione ed è forte nell’export ma siamo troppo dipendenti nelle filiere strategiche: il 75 per cento di ingredienti attivi proviene da Africa e Cina e la ricerca sta galoppando fuori dall’Europa, c’è un mondo che non aspetta l’Italia. L’Europa deve invertire una tendenza che da 20 anni la vede perdere quote mondiali di investimenti rispetto a Usa e Cina che invece guadagnano terreno. In più oggi c’è la forte concorrenza anche di Paesi emergenti, come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Singapore che mettono sul piatto misure molto attrattive».

La farmaceutica è un investimento

Cattani ha concluso auspicando che si rimuova nel nostro Paese tanta burocrazia: «L’Italia può crescere ancora, serve un Paese più forte e più presente in Europa, si devono adeguare i finanziamenti alla domanda di salute e innovazione, completare la riforma di Aifa a tutela dei cittadini, ridurre pay back e poi eliminarlo, rimodulare i due tetti di spesa, includere già dal 2023 i farmaci a innovatività condizionata nel fondo innovazione, aumentare le risorse e uniformare le regole di gestione della spesa a livello regionale, che creano differenze sui territori. In questo modo si potranno gettare le basi per un nuovo sistema, che si ponga l’obiettivo di superare in prospettiva la logica dei tetti e considerare la farmaceutica come un investimento. Auspichiamo un sistema più a misura del paziente e rivolto al futuro».

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