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Epidemia: ogni previsione è azzardata

L'INTERVISTA

Epidemia: ogni previsione è azzardata

La riapertura totale del Paese, che si realizza con l’inizio della scuola, presenta molte incognite. In primis gli effetti del mix tra diverse fasce di età. Testare e tracciare, bene e tempestivamente, restano i nodi da sciogliere. Con accurata selezione dei test. A colloquio con Luca Foresti, Chief Executive Officer del Centro Medico Sant’Agostino

Clicca play per guardare la video intervista (durata: 11.39 minuti)

17 settembre 2020

di Carlo Buonamico

Come valuta l’andamento della pandemia dal suo punto di vista privilegiato?

È ripresa la crescita dei casi. È un incremento esponenziale, ma più lento rispetto a quanto abbiamo visto a marzo e aprile. Allora c’era un raddoppio circa ogni tre giorni, mentre attualmente ciò avviene ogni 13-14 giorni. La buona notizia è che il numero dei morti ospedalizzati e quello delle persone in terapia intensiva rispetto al numero di casi totali è molto più basso. Ciò è dovuto al fatto che abbiamo messo sotto controllo le Rsa, che hanno rappresentato in molti Paesi oltre metà di tutti i decessi. Altro elemento da tenere presente è l’età dei contagiati, che si è molto abbassata nei mesi estivi: un’età mediana di 29 anni contro i 50 dei mesi primaverili. Ciò è positivo perché il livello di letalità dell’infezione, cioè il numero di morti rispetto ai contagiati, diminuisce significativamente insieme all’età dei casi di contagio.

Quale crede sarà l’evoluzione dei contagi in Italia anche a seguito della ripresa pressoché totale ora che le scuole hanno riaperto i battenti? Ci sarà un aumento dei contagi graduale fino a raggiungere un plateau che si manterrà fino all’arrivo del vaccino? Oppure si alterneranno fasi di picco a fasi di stasi come sostenuto dalla teoria dello yo-yo? O ci si manterrà bassi come ora?

Nessuno sa cosa accadrà esattamente, nonostante alcuni azzardino stilare dei modelli previsionali. Non possiamo sapere cosa succederà perché la situazione presenta troppe variabili. Conosciamo l’effetto che avranno fattori di influenza come uso delle mascherine, distanziamento sociale ecc., ma non sappiamo se e quanto il ritorno a scuola dei ragazzi e il mix tra la popolazione studentesca e quella dei docenti, di età più elevata, farà innalzare l’età dei contagiati. La cosa stupefacente di questa pandemia è che i fenomeni si ripetono Paese dopo Paese in modo abbastanza stabile con alcune differenze. Ad esempio l’Italia ha una socialità familiare tipica del Sud Europa dove fasce d’età molto diverse sono a stretto contatto. Questo modo di vivere la quotidianità può sortire effetti diversi in tempi di Covid rispetto a quando accade nei Paesi del Nord, dove i comportamenti sociali sono meno favorevoli alla diffusione del contagio.

Testare, tracciare, trattare: un percorso lineare o ancora con criticità da risolvere nel nostro Paese?

Le criticità sono molte. Il numero di test che abbiamo è troppo basso: circa 100 mila rispetto ai 300 mila che sarebbero necessari ogni giorno. Il sistema di contact tracing non è molto efficace. L’app (Immuni, ndg) è stata scaricata solo dal 10 per cento della popolazione. Ciò significa che stiamo tracciando l’1 per cento dei contatti. In numeri assoluti vuol dire che siamo riusciti a identificare solo 7 positivi. Siamo un Paese che fatica ancora a fare le cose bene e in modo tempestivo. Ciò non significa che non sia stato fatto nulla, ma manca un po’ di grip. Nel caso dei test, per aumentarne il numero, i laboratori dovrebbero imparare la tecnica del pooling, cioè il prelievo di più campioni di persone diverse all’interno di uno stesso gruppo e di analizzarli in contemporanea, riducendo tempi e costi.

Presso la struttura che lei dirige quali test eseguite per il Covid?

Da noi eseguiamo i sierologici quantitativi. Con alcune aziende abbiamo eseguito i sierologici qualitativi (i cosiddetti pungidito). L’enorme quantità di dati provenienti da questi test ci ha permesso di pubblicare un articolo che ne indaga l’efficacia, che significa identificare i falsi negativi e i falsi positivi e anche la ripetitività tecnica del test, cioè il fatto che se si testa simultaneamente due volte uno stesso soggetto si deve poter ottenere il medesimo risultato. In termini di tamponi eseguiamo solo i real time Pcr.

Parliamo di test salivari rapidi: che ne pensa?

Non li eseguiamo. Si tratta di una scelta che abbiamo fatto perché mancano, per ora, sufficienti evidenze scientifiche sulla loro affidabilità.

Infine, una valutazione più ampia riguardo al prossimo autunno, stagione in cui conviveranno virus influenzale e Covid. Nell’emisfero australe, dove la stagione influenzale sta terminando, si è registrato un netto calo dei casi di influenza. Merito delle mascherine che evitano anche il diffondersi di questo virus a trasmissione aerea? Sarà così anche da noi?

Credo che questo risultato sia dovuto soprattutto a due fattori: uso delle mascherine e distanziamento sociale. Un terzo fattore che potrebbe aver influito positivamente, che però ritengo altamente improbabile, sarebbe un aumento cospicuo dell’adesione alla campagna vaccinale antinfluenzale. Per quanto mi è dato sapere questa differenza rispetto al 2019 non c’è stata. È più probabile che le mascherine, come contrastano la diffusione del Covid, abbiano un effetto positivo anche sul virus influenzale.

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