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Il futuro non si scruta nella palla di vetro

L’ATTUALITÀ

Il futuro non si scruta nella palla di vetro

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Ma va invece previsto e pianificato attraverso progetti studiati per rispondere alle richieste di salute di medio e lungo termine. È la sfida che il Pnrr mette sul tavolo dei manager della sanità: abbandonare la logica dell’oggi e puntare al domani. Riflessioni dal Rapporto Oasi del Cergas Bocconi

25 novembre 2021

di Carlo Buonamico

A valle della grande iniezione di risorse (a debito) in arrivo dal Next Generation Eu, secondo quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ci saranno «inevitabili vincoli relativi alle risorse, però la strada non dovrà essere quella dei razionamenti, ma della razionalizzazione. La sfida sarà quella di sostituire i tagli con processi profondi di riallocazione, riorganizzazione del lavoro e ridisegno delle forme dei servizi». Ha spiegato così come si deve ragionare e agire già oggi per essere preparati dopo il 2026 Francesco Longo, responsabile scientifico del Rapporto Oasi, presentato lo scorso 18 novembre dal Cergas dell’università Bocconi di Milano.

Il domani? Una vasta platea di cronici

Il perché è presto detto, e anche ben noto al settore: la domanda di salute aumenterà e si dovrà fare fronte anche a un cambio del contesto demografico e sociale. Dove la necessità di presa in carico delle cronicità diventerà una delle richieste più importanti a cui rispondere.
Quando l’era Covid sarà alle nostre spalle, i bisogni di salute momentaneamente congelati per far fronte alla pandemia torneranno a essere predominanti e con un tasso di crescita analogo a quello degli ultimi anni. Crescita spinta proprio dalle dinamiche demografiche tipiche del nostro Paese, che l’Istat prevede avrà nel 2040 un terzo della popolazione con più di 65 anni: circa 19 milioni di persone che «dovranno confrontarsi con cronicità, non-autosufficienza, riabilitazione» e fragilità varie, ha ricordato il coordinatore del Rapporto Alberto Ricci.

Costruire progetti che guardino lontano

Cosa fare per non farsi trovare impreparati? Costruire progetti finanziabili attraverso il Pnrr e realizzabili entro i prossimi 3-5 anni, cioè entro il termine previsto per la messa a terra delle iniziative per le quali si sono chiesti i fondi europei, ma che siano studiati per essere proiettati sul futuro a medio-lungo termine. Non ancorati al presente, avvertono gli esperti dell’ateneo milanese. Secondo Ricci «L’errore più grande sarebbe quello di cercare di potenziare i servizi in maniera lineare con gli stessi modelli di servizio del passato, confidando in una crescita continua delle risorse». Perché le previsioni indicano invece che il picco massimo delle risorse per la sanità, circa 129 miliardi di euro, sarà raggiunto proprio in questo 2021. Il che si riflette in un 156 per cento di debito pubblico sul prodotto interno lordo, il massimo livello mai raggiunto dal 1861 a oggi, e renderà ragione della necessità di una progressiva diminuzione dei fondi destinati alla salute. Con la conseguenza che la spesa sanitaria pubblica italiana nei prossimi anni non riuscirà ad allinearsi a quel 9 per cento del Pil di Paesi come Francia e Germania, ma resterà ancorata a un 6,5 per cento.

Le sfide al management

Molte le sfide con cui la classe manageriale della sanità italiana dovrà confrontarsi. A partire dalla capacità di riuscire a investire per rendere più produttiva e socialmente impattante la spesa corrente, e dall’affermazione di un nuovo modo di lavorare, a maggiore integrazione tra professionisti e discipline, passando per modelli organizzativi e procedurali virati decisamente verso il digitale. Sfide a cui si aggiunge anche una domanda molto importante, dalla cui risposta del sistema salute dipenderà la china che prenderà l’ormai noto e necessario potenziamento della sanità territoriale: nella geografia dei servizi fisici prevarranno le dinamiche di concentrazione (con capillarità assicurata soprattutto dalla telemedicina) o si manterrà l’attuale frammentazione dei servizi territoriali, ambulatoriali, tecnologici e ospedalieri?

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