informazione, partecipazione, condivisione

Giugno 2020

EDITORIALE

Giugno 2020

Se io fossi un titolare

Nei tanti dibattiti che si scatenano on line in questo periodo di ansie e ripresa, un titolare di farmacia, Nicola, ci ha chiesto «Se ognuno di noi nel suo piccolo volesse fare qualcosa, da dove dovrebbe partire?».

Il tema oggetto della discussione era la sensazione di “paralisi” che pare aver colpito tutta la categoria in un momento che invece è delicatissimo. L’estenuante discussione sulle mascherine ha richiesto energie, ha fatto saltare i nervi a qualcuno, ha purtroppo creato un divario ancora più pesante tra una dirigenza evidentemente sotto pressione e i farmacisti al banco, esausti e pure offesi – giustamente – per le inopportune parole del commissario Arcuri. Quali siano i motivi per cui Federfarma è giunta a patti con un personaggio simile se lo sono chiesti pure i giornalisti di Report, che ci hanno telefonato dopo la pubblicazione sul Corriere della Sera di una nostra lettera in difesa dei farmacisti.

Sicuramente il sindacato è stato messo in un angolo, la base non ha capito le scelte della dirigenza e le sue parole cordiali nei confronti di Arcuri, che insultava i farmacisti e intanto distribuiva mascherine a supermercati e tabaccai. Con il risultato che quelle a 50 centesimi mentre scriviamo – a fine maggio – ancora nelle farmacie sono troppo poche, come continua a sottolineare anche Striscia la notizia. La categoria nel frattempo ha perso tempo prezioso che doveva essere dedicato a questioni molto più importanti.

Torniamo quindi alla domanda di Nicola. Uno dei problemi dei titolari di farmacia è che le aziende, le loro singole aziende, richiedono sempre più attenzione ed energie. Molti quindi non si interessano di sindacato, sono come anestetizzati, rassegnati, non c’è un senso di appartenenza comune. Ripartirei da qui. Negli anni abbiamo visto deteriorarsi il dibattito interno: molte fazioni e poche proposte concrete, rivalità, ambizioni personali, scarsa preparazione. Quello che sta accadendo al Paese accade, nel nostro piccolo, anche tra i farmacisti.

Se fossi un titolare di farmacia io comincerei a pretendere risultati. Ci accingiamo ad avere una squadra, ai vertici del sindacato, che comprende persone che in questi tre mesi non hanno dato segni di vita, altre che hanno manifestato chiari conflitti di interesse, altri ancora che promuovono se stessi più che la categoria. Sono ancora lì quelli che hanno fallito in imprese “epocali” come la rete delle reti e la rivista più letta di tutti i tempi, quando invece servivano prima di tutto un centro studi di altissimo livello, una scuola di formazione per dirigenti sindacali e una comunicazione interna ed esterna di qualità. Maurizio Bisozzi, titolare ormai disilluso, ha scritto un post durissimo su tutto quello che si doveva/poteva pretendere in questo periodo, in cui il lavoro dei farmacisti è stato apprezzato da tutti tranne che dal Commissario all’emergenza. Caro Nicola, io ripartirei proprio da voi: dovete esserci di più sia a livello provinciale sia nel dibattito nazionale, non soltanto sui social. Massimo Scaccabarozzi nell’intervista a pagina 10 ci ha raccontato tutto quello che ha fatto Farmindustria nell’emergenza: sarebbe bastata una task force in Federfarma, non ne servivano cinque.

Cambierà il modo in cui il cliente-paziente interagirà con la farmacia, ha detto Erika Mallarini al nostro webinar (vedi a pagina 28): abbiamo un disegno, una strategia? Se io fossi un titolare di farmacia vorrei una guida, un faro, un think tank di persone di altissimo livello che sappiano traghettare la mia azienda e la mia professione nel mondo che verrà.

LAURA BENFENATI

Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore

iFarma-Giugno-2020
5 Giugno 2020