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Il cambiamento

LA VOCE DELLA BASE

Il cambiamento

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«Soffro il cambiamento, proprio non lo sopporto. Tutti questi consulenti che mi vogliono trascinare fuori dalla mia comfort zone di farmacista navigato… Che senso avrà partecipare agli eventi organizzati da iFarma, che mi obbligheranno a pensare a idee nuove, così non sarò più spinto a mettere le caramelle sul banco? Che faccio: vengo o no al The Network’s Road?»

23 febbraio 2023

di Aldo Cacco, farmacista

Ho il terrore del cambiamento. Vivo con la paura di dover modificare il modo di interpretare il mio lavoro. Ho le mie abitudini e le mie convinzioni sul modo di lavorare.
Perché dovrei togliere le caramelle dal banco? Perché non dovrei approfittare di quei meravigliosi espositori da terra che mi permettono di incrementare in modo esponenziale la vendita di quello che propongono? Me lo ha garantito l’agente che me li ha venduti, e io gli credo, lui lavora per l’interesse della farmacia, soprattutto della mia.
Perché non dovrei ricoprire il banco di castelli di cartone anche se mi impediscono, spesso, di guardare in faccia il mio cliente? L’acquisto d’impulso dove va a finire.
Perché dovrei impegnarmi a proporre il farmaco equivalente se i miei clienti sono sicuri che non è efficace come l’originale? Ma alcuni originali lo sono davvero o sono fasulli come la moneta da 3 euro? Perché andare contro le convinzioni dei medici indottrinati dagli informatori pubblicitari del farmaco?
Perché non devo fare gli sconti se quasi tutti i miei colleghi, ormai, li fanno? Viva il 3 x 2.

Perché, perché, perché, mille perché. Il mio cervello si ribella se gli propongo delle novità. Meglio lasciare le cose come stanno; d’altronde il mio sindacato, per anni, ha avuto paura di ogni cambiamento, tanto che, anche il più piccolo, alla fine è stato imposto da variegati schieramenti politici.
Così ogni mattina recito il mio mantra quotidiano: chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa quel che lascia, ma non sa quel che trova.
Poi però mi capita di leggere che questa è una frase che allontana dal successo, perché il cervello vive meglio quando può seguire strade già tracciate. E che per ottenere quello che desideriamo è essenziale, a volte, essere capaci di prendere percorsi diversi, di abbandonare vecchi modelli di lavoro e adottarne di nuovi. È una cosa troppo complicata, basta davvero farla compiendo un passo alla volta o c’è un trucco?
Anche i piccoli passi sono faticosi, di conseguenza non voglio cambiare le mie abitudini e il mio modo di lavorare, uscire dalla mia zona di comfort mi destabilizza.

Tutti dicono che bisogna cambiare, ma tutti chi? Quella pletora di consulenti ed esperti che sentenziano ogni momento della giornata. Quelli del marketing, quelli dell’arredamento, quelli della tecnologia, quelli della gestione aziendale… Perché credere alle loro idee?
Ma se fosse utile un cambiamento, per mettere in moto il cervello e fare in modo che non si atrofizzi? No, troppo stancante.
Però, se ci penso, da quando ho cominciato a fare il farmacista delle cose sono cambiate. Ma sempre poca cosa, tanto che non avrò nemmeno paura dell’espansione delle catene di farmacie, e nemmeno di quei grossisti che ne avranno di loro. Ogni allusione non è casuale.
Che senso avrà partecipare agli eventi organizzati da iFarma, come The Network’s Road, che mi obbligheranno a pensare a idee nuove, così non sarò più spinto a mettere le caramelle sul banco. Troppa fatica, Laura, non vengo a Roma il 16 marzo, resto a casa. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: «Aldo intervieni anche tu con noi dai…», e io: «Parlate, parlate, interverrò dopo…».
Massì vengo. Ci vediamo a Roma Laura!
(E grazie a Ecce Bombo).

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