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Il patto di Genova

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Il patto di Genova

Assofarm

Assofarm si è fatta promotrice, alla V Giornata delle Farmacie comunali, di una proposta di remunerazione sperimentale per le farmacie su specifiche categorie di farmaci: gli antidiabetici innovativi e gli anticoagulanti orali

16 dicembre 2021

di Laura Benfenati

A Cosmofarma l’ex senatore Morando ha detto chiaramente che i farmacisti possono scordarsi di riuscire a portare a casa la nuova remunerazione delle farmacie se non si mette mano alla legge 405 del 2001. Al recente convegno organizzato da Adf, un esponente di Farmindustria, Emilio Stefanelli, si è detto fortemente contrario al fee for service che porterebbe alle gare e farebbe saltare il sistema delle liste di trasparenza, danneggiando sia industria sia farmacia.
Che un accordo di filiera sia indispensabile per arrivare al cambio di remunerazione delle farmacie è noto e in passato non c’è stato. Assofarm si è fatta dunque promotrice – alla V Giornata delle Farmacie comunali, organizzata nel capoluogo ligure – di un “patto di Genova”, una proposta concreta che possa rappresentare un piccolo passo in avanti verso la nuova remunerazione. «Vogliamo far sentire la voce delle farmacie sia sulla loro integrazione con le 1.288 case di comunità, che al momento non è chiara e senza la quale rischiamo l’irrilevanza, sia sulla questione remunerazione», ha spiegato il presidente di Assofarm Venanzio Gizzi.

Una proposta sperimentale

Per quel che riguarda la seconda questione, l’ipotesi sperimentale riguarda due categorie di farmaci, quelli innovativi per il diabete e gli anticoagulanti e l’ha spiegata Nello Martini, presidente della Fondazione Ricerca e salute: «Oggi la farmacia è in una situazione di crisi. Il Pnrr può riposizionarla, ma solo attraverso una nuova remunerazione, perché solo essa può rendere sostenibile una distribuzione di farmaci ad alto prezzo attraverso il canale. Non si deve puntare sulla Dpc, è un errore strategico, perché separa la professione dalla distribuzione. Per i farmaci per i quali è prevista modifica delle prescrivibilità si ipotizzano quindi accordi confidenziali, nel contratto sottoscritto tra industria e Aifa in fase di definizione di prezzo e rimborso, anche per il canale della distribuzione convenzionata e un fee per le farmacie in linea con la media dell’attuale Dpc (si ipotizzano 8 euro, ndr) che sia uguale su tutto il territorio nazionale».

Case di comunità: rischi concreti

Marcello Gemmato, segretario XII Commissione Affari Sociali della Camera, ha sottolineato i rischi che si corrono se non si prendono in fretta provvedimenti: «I risparmi di spesa farmaceutica che a suo tempo ha generato l’attuale sistema distributivo, oggi non sono più in grado di portare grandi risultati. I tempi sono maturi per un’assunzione di responsabilità politica che ridia slancio alla distribuzione convenzionata. Ciò va fatto anche per scongiurare il rischio di trasformare le case di comunità in nuove “farmacie di fatto” che distribuiranno in forma diretta».
L’obiettivo della nuova proposta è dunque riportare tutti i farmaci per la cronicità in convenzionata, diminuire il tetto dell’ospedaliera e aumentare quello della territoriale, uniformare le retribuzioni a livello nazionale. E anche l’industria ne avrebbe beneficio, perché eviterebbe pay back e riavvierebbe un dialogo con le farmacie. Innegabili, ovviamente, i vantaggi per i cittadini per i quali i farmaci sarebbero più accessibili.

Livellare le disparità

«Il mancato aggiornamento periodico del prontuario della distribuzione diretta (Pht) per la presa in carico e la continuità assistenziale H-T (ospedale-territorio), ha creato forti disparità regionali di accesso ai farmaci più recenti ma di uso consolidato (come, per esempio, i farmaci cosiddetti innovativi per il diabete), a causa degli accordi stipulati a livello locale per la distribuzione per conto (Dpc) dei farmaci contenuti nella lista Pht», ha spiegato Francesca Patarnello, vice presidente Market access & Government affairs di Astra Zeneca. Si innescherebbe, con la nuova proposta, una sorta di circolo virtuoso: «I farmaci esclusi dal Pht passerebbero dalla distribuzione diretta alla distribuzione convenzionata presso le farmacie aperte al pubblico (lasciando “spazio” nel Pht per i prodotti per cui sia realmente necessario un controllo ricorrente da parte dello specialista) e la loro disponibilità non sarebbe più soggetta a variabili accordi regionali, sia in termini di prodotti (accordi limitati solo ad alcuni farmaci o ad alcune forme farmaceutiche), che di remunerazione per la farmacia (da 3 a 15 euro circa)».
Alcuni dubbi sulla proposta – che è oggetto anche di un emendamento alla Legge di bilancio – sono emersi durante la due giorni genovese, per esempio da parte dei grossisti che, come è noto, sono remunerati meglio con la Dpc rispetto alla convenzionata. La fase successiva per rendere concreta questa proposta quindi presuppone, oltre al “patto di Genova”, un patto di filiera.

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