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Innovare ci interessa?

LA VOCE DELLA BASE

Innovare ci interessa?

aldo_cacco

Certo che ci deve interessare: la tecnologia ci permette di personalizzare l’offerta per chi apprezza servizi e novità, ma la farmacia deve applicare modelli e regole non comuni rispetto alle attività che vendono solo prodotti

15 febbraio 2024

di Aldo Cacco,
farmacista

In un gruppo social di farmacisti di cui faccio parte, uno dei partecipanti ha posto una bella domanda:

I 10 negozi più innovativi al mondo hanno in comune tre cose:

  • forte impatto tecnologico
  • personale ridotto al minimo o del tutto assente
  • personalizzazione dell’offerta

Ci interessa?

Dopo questa domanda si riportava l’indirizzo di un sito (questo) nel quale si trovavano alcuni esempi di come i negozi di vendita al pubblico possano essere innovati. A quel contenuto vorrei personalmente aggiungere il link al Retail Institute di Milano e un consiglio di lettura: Nicolò Andreula, Phygital, il nuovo marketing tra fisico e digitale (Hoepli).

Riporto alcuni commenti dei farmacisti del gruppo:

«A me la tecnologia piace, ma penso che come sempre bisogna vedere chi è il cliente medio della propria attività, dove è posizionata la farmacia, qual è il nostro obiettivo e quale il nostro focus».

«Da me, nel 95 per cento dei casi, le persone per il momento attendono di essere ascoltate e chiedono di essere aiutate per decidere cosa comprare. Lo fanno per scegliere un bagnoschiuma o una tisaneria, o per un gioco da regalare a un bimbo. In autonomia viene preso quanto esposto nelle promozioni: pannolini, latte e omogeneizzati».

«La tecnologia ci aiuterà sempre di più a pensare e migliorare verso nuove soluzioni, ma le emozioni che sappiamo trasmettere sono quelle che faranno agire le persone, nel nostro caso verso una condizione di benessere o salute migliore.
Il mio pensiero è che tutto è vero e giusto se si vende un prodotto. Tutto cambia se si vende salute. Noi vendiamo (o dovremmo) vendere salute a persone che stanno male o che non vogliono stare male. Il dolore e la paura della malattia cambiano il modo in cui gli uomini vivono le esperienze e fanno emergere dubbi e nuovi timori. Per questo credo che la farmacia, presidio sanitario che vende salute tramite il confronto e il dialogo paziente-farmacista, debba applicare modelli e regole non comuni rispetto alle attività dove si cedono solo prodotti».

Torniamo alla domanda iniziale: ci interessa? Certo che ci deve interessare.

Soprattutto per personalizzare l’offerta. Non solo per il cliente medio, come quello citato dalla collega, interessato solo ai pannolini, ma per tutti i clienti, anche per quelli che trovano utili le innovazioni. Un’offerta che è fatta nell’unico esempio di negozio dove chi vende è, generalmente, un laureato, formato quasi sempre per avere svariate competenze in numerosi ambiti della cura e del benessere delle persone, e che ha la deontologia professionale come garanzia per il consumatore.

Vi sembra poco? A me no.

Se la tecnologia mi aiuterà a sviluppare ancora meglio queste caratteristiche, ben venga. Naturalmente, alcune tecnologie dovranno essere sostenute da spese, e a questo punto si torna come sempre al tema delle aggregazioni. Di capitale o di scopo.

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