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Integratori: un settore dinamico che produce valore

IL MERCATO

Integratori: un settore dinamico che produce valore

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Presentata da FederSalus la VI Indagine di settore sulla filiera, da cui emerge la vitalità del comparto e la fiducia del pubblico nei confronti di questi prodotti

1 luglio 2021

di Claudio Buono

FederSalus ha presentato di recente, in streaming, la VI Indagine di settore sulla filiera degli integratori alimentari, condotta su un campione pari al 51 per cento degli associati, 240 aziende nazionali e multinazionali distribuite su tutto il territorio nazionale. Come ogni anno, l’Associazione ha raccolto i risultati dello studio con la finalità di rilevare i principali indicatori strutturali ed economici dell’industria italiana del comparto. Risultati che si avvalgono anche del contributo della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo e di Elite Borsa Italiana.
Dai dati presentati emerge la vitalità del settore e la grande fiducia del pubblico nei confronti del prodotto, anche in un anno decisamente critico come quello appena trascorso. E a dimostrazione che gli integratori alimentari sono ormai entrati a far parte della quotidianità di tante persone, per la prima volta l’Istat ha inserito i multivitaminici nel paniere dei prezzi al consumo 2021.
Il 50 per cento dei farmacisti ha dichiarato che durante la pandemia è aumentata la richiesta di consiglio sugli integratori alimentari, che rappresentano la seconda categoria di vendita in questo canale (quasi 13 per cento di valore generato e 3 miliardi di euro nel 2020), dopo il farmaco soggetto a prescrizione medica.

Digitalizzazione, sostenibilità, investimenti ed export

La situazione pandemica ha accelerato i piani di digitalizzazione delle aziende: il 73 per cento ha digitalizzato i processi lavorativi e il 52 per cento ha incrementato le opportunità di lavoro da remoto. Tuttavia, molte delle trasformazioni erano già state programmate ante Covid-19. Infatti, il 47 per cento delle aziende aveva già avviato investimenti in tecnologie digitali, promosso una cultura digitale (36 per cento) e avviato strategie di marketing digitale (31 per cento).
L’84 per cento delle aziende del comparto che ha dichiarato di avere già intrapreso o di aver posto in essere iniziative per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile si è focalizzato su responsabilità sociale e riduzione dell’impatto ambientale, mentre il 66 per cento si è impegnato in innovazioni di prodotto.
Il 53 per cento delle aziende segnala investimenti che si collocano tra il 5 e il 10 per cento del fatturato. Più della metà (56 per cento) ha aumentato gli investimenti nel 2020 rispetto all’anno precedente. In linea di massima le tecnologie digitali, lo sviluppo delle competenze digitali, la sostenibilità e la formazione del personale sono indicate come priorità di investimento per il futuro da oltre il 65 per cento delle imprese.
A causa della pandemia, nell’ultimo anno l’export ha fatto registrare un trend a valore negativo (-4,2 per cento). Nonostante ciò, l’attività verso i mercati esteri si è confermata una leva di crescita fondamentale, con ampi margini di sviluppo. Per il 54 per cento delle aziende, l’incidenza dell’export sul fatturato totale è risultata inferiore al 25 per cento. Progressivamente, però, sempre più società hanno avviato un’attività verso i mercati esteri: nel 2014, il 43 per cento dichiarava di non generare fatturato da export e altre attività estere; oggi, con riferimento al 2020, lo fa solo il 25 per cento. Cresce, inoltre, la quota di aziende che dichiara un’incidenza del fatturato estero sul totale, maggiore del 25 per cento nell’ultimo anno. L’orientamento per il futuro è verso i mercati extra europei (in particolare Usa, Cina, Emirati Arabi e Russia), mentre in Europa cresce l’attenzione verso la Germania, primo partner commerciale del nostro Paese.

L’analisi di bilancio di Intesa Sanpaolo

Condotta su un campione rappresentativo di 148 imprese della filiera individuate da FederSalus e con più del 40 per cento del fatturato riconducibile a integratori alimentari, l’indagine ha confermato che dietro ai risultati del comparto vi è un nucleo di imprese altamente competitive, di gran lunga più dinamiche rispetto al resto dell’economia italiana e con livelli di marginalità di eccellenza. Questi risultati si spiegano con l’elevata propensione a investire in leve immateriali (innovazione in primis) e a valorizzare il capitale umano, ma anche con la presenza di filiere di fornitura ben radicate nel territorio che è stato possibile individuare attraverso un’analisi originale dei pagamenti effettuati dalle aziende del settore. Quello che emerge nettamente è il ruolo di alcuni territori nella fornitura del settore, primo fra tutti la Lombardia, che concentra circa la metà delle vendite a favore delle imprese di integratori alimentari e mostra rapporti commerciali ravvicinati. Si tratta di partnership strategiche e durature nel tempo: infatti, oltre il 40 per cento dei fornitori risulta avere relazioni continuative con le società attivanti, con scambi stabili negli ultimi cinque anni.

Finanza alternativa 

Le aziende del comparto si caratterizzano per un forte dinamismo anche sotto questo profilo. È quanto risulta dall’analisi di Elite Borsa Italiana su un campione di imprese, che hanno finalizzato 34 corporate transaction per un controvalore di oltre 320 milioni di euro.

 

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