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La prossimità al cittadino passa dalla farmacia dei servizi

L'INTERVISTA

La prossimità al cittadino passa dalla farmacia dei servizi

Gemmato traccia la rotta: «Nuova governance farmaceutica, implementazione della Dpc e un farmacista sempre più protagonista nell’erogazione di servizi correlati alla salute e alla prevenzione»

6 luglio 2023

di Rossella Gemma

Rendere il farmacista, all’interno del Servizio sanitario nazionale, sempre più protagonista nell’erogazione di servizi correlati alla salute e alla prevenzione procedendo con la necessaria revisione della governance farmaceutica a vantaggio della Dpc, l’implementazione del Fascicolo sanitario elettronico e la piena attuazione della farmacia dei servizi con telemedicina, anche in convenzione, e intelligenza artificiale a sostegno. Marcello Gemmato, sottosegretario di Stato alla Salute, tratteggia il piano del Governo in tema di politiche per la farmacia e annuncia interventi che vanno nella direzione di maggiore prossimità al cittadino.

Lei ha più volte ribadito che bisogna ripensare la governance farmaceutica. Qual è il piano del governo Meloni su questo tema e, più nello specifico, in fatto di Dpc?

Nel nostro Paese il settore farmaceutico è un asset di grande valore strategico ed elevati standard di qualità, riconosciuti e apprezzati a livello mondiale. Per questo motivo, credo siano ormai maturi i tempi per gettare le basi per una nuova governance farmaceutica, in cui le oltre 19mila farmacie presenti su tutto il territorio possano essere sempre più espressione di un sistema sanitario efficace per l’intera nazione. C’è la necessità, quindi, di ripensare la Legge 405/2001, che ritengo ormai anacronistica, vista l’inadeguatezza della cosiddetta distribuzione diretta dei farmaci attraverso le farmacie ospedaliere, spesso distanti dai luoghi di residenza dei cittadini e con orari di apertura troppo “ristretti”, e che ritengo quindi essere lontani da quell’assistenza di prossimità al cittadino che invece auspichiamo. Per facilitare la vita ai pazienti, tutelando soprattutto quelli più fragili, attraverso le farmacie ospedaliere dovrebbero essere distribuiti esclusivamente i farmaci complessi e il restante tramite le farmacie territoriali, che siano comunali, private o private convenzionate.

A che punto è il Fascicolo sanitario elettronico?

È notizia recente che il Garante per la protezione dei dati personali abbia dato il via libera alla parte legata alla privacy dell’Fse. Si tratta di un risultato atteso e importante perché garantire una territorialità sanitaria significa investire nella digitalizzazione, andando così a colmare quel gap che esiste ancora tra Nord e Sud d’Italia.

La telemedicina rientra a pieno titolo nella farmacia dei servizi. Anche qui, qual è lo stato dell’arte?

L’evoluzione della farmacia dei servizi passa anche dalla telemedicina, perché le farmacie avranno un ruolo sempre più cruciale all’interno della complessiva riorganizzazione della sanità. In tal senso, si inserisce il ruolo della Piattaforma nazionale di telemedicina – di cui l’Italia si sta dotando grazie ai fondi del Pnrr – attraverso la quale verrà migliorata l’accessibilità dei pazienti alle cure e alle prestazioni. Si immagina un prossimo futuro in cui i servizi di telemedicina rientreranno tra le prestazioni erogabili dalla farmacia per conto delle Regioni, e grazie ai quali le farmacie territoriali potranno eseguire consulti con referti collegati al Fascicolo sanitario elettronico.

C’è una situazione omogenea a livello nazionale?

Alcune Regioni stanno già mettendo in pratica best practices che, ovviamente, auspichiamo si possano replicare altrove, così da uniformare l’offerta sanitaria. Mi riferisco alla Regione Marche che, recentemente, ha dato il via alla sperimentazione dei nuovi servizi nella Farmacia di Comunità. Un altro esempio virtuoso è rappresentato dalla Liguria, prima Regione a rimborsare le prestazioni di telemedicina erogate dalle farmacie del territorio. L’obiettivo è rendere il farmacista, nel servizio sanitario, sempre più protagonista nell’erogazione di servizi correlati alla salute e alla prevenzione.

Restando nell’ambito dell’evoluzione digitale e venendo a un tema di grande attualità, lei crede che i farmacisti debbano temere l’intelligenza artificiale?

Le sfide delle nuove tecnologie, come l’impiego dell’intelligenza artificiale, necessitano di una corretta gestione: la realtà dimostra che i migliori risultati si ottengono quando l’intelligenza artificiale viene utilizzata per aumentare le capacità umane e non per automatizzarle completamente. La discrezionalità, la capacità di cambiare idea e costruire un’ipotesi insieme all’altra persona, sono caratteristiche che non possono essere replicate dall’IA. La supervisione e l’integrazione dell’esperienza umana con l’IA sono essenziali per garantire un approccio equilibrato e responsabile all’adozione di queste tecnologie anche nel settore farmaceutico. Immagino quindi un futuro dove l’intelligenza artificiale possa coadiuvare il lavoro del farmacista, la cui professionalità e preparazione non potrà mai essere sostituita.

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