informazione, partecipazione, condivisione

La salute sarà ancora un diritto?

IL RAPPORTO

La salute sarà ancora un diritto?

SDA_Bocconi_Rapporto_Oasi_2022
linkedin.com/school/sda-bocconi-school-of-management

Health divide in aumento, mancanza di un modello organizzativo nuovo e di progettualità nell’impiego dei finanziamenti: questo il poco edificante quadro d’insieme della sanità italiana come appare nell’analisi del Rapporto Oasi di Cergas Bocconi. Sull’erogazione di servizi complessi la farmacia mostra la strada a tutti gli attori dello scenario

24 novembre 2022

di Carlo Buonamico

«Il vantaggio competitivo delle farmacie rispetto alle case di comunità è quello di poter contare sulla spesa sanitaria pubblica associata a quella privata, riuscendo così a erogare servizi sanitari più complessi. Ed è questa la direzione in cui andremo». È una delle considerazioni che Mario Del Vecchio, Affiliate Professor di Government, Health and Not for Profit presso SDA Bocconi School of Management, ha voluto condividere con la platea intervenuta la scorsa settimana presso l’Aula Magna dell’Università Bocconi di Milano alla presentazione del Rapporto Oasi 2022 curato dal Cergas (Centre for Research on health and social care management) dell’ateneo milanese.

Come a dire che, nonostante i fondi del Pnrr e il Dm77 (che in realtà dovremmo chiamare Dm70) e la tanto proclamata riforma della sanità territoriale, i futuri investimenti pubblici in sanità rischiano di non essere all’altezza delle necessità del Paese, se è vero – come è vero secondo i dati del rapporto – che entro il 2025 la spesa sanitaria pubblica arriverà al 6 per cento del Pil (contro il 7 per cento già problematico del 2010). E soprattutto dopo che le strutture sanitarie si sono abituate all’“all-you-can-eat” del biennio pandemico, dove l’iniezione di finanziamenti per la salute pubblica non ha badato a spese.

Un quadro che, secondo Del Vecchio, comporterà la necessità di colmare quell’1,5 per cento mancante con la spesa sanitaria privata. Con conseguente probabile ampiamento dell’health divide tra chi potrà pagare di tasca propria per medicinali e visite e chi invece non potrà farlo. Il rischio è quindi quello di perdere la caratteristica di equità dell’assistenza sanitaria sancita dall’art. 32 della Costituzione.

Pnrr ok, ma manca la visione d’insieme

Ma oltre ai fondi, ciò che manca è «un vero modello organizzativo territoriale aggiornato» per la sanità «essendo il Paese fermo agli anni ’80 con la centralità del Medico di medicina generale», ha messo in luce il direttore generale di Agenas Domenico Mantoan. Che ha anche rincarato la dose: «Telemonitoraggio, assistenza domiciliare integrata e le altre misure previste dal Pnrr sono un tipo di risposta alla situazione. Ma l’importante è la definizione di un modello organizzativo di gestione del trend epidemiologico della popolazione». Il che significa che tutte le innovazioni assistenziali, anche digitali, che abbiamo imparato a usare, implementare e potenziare in pandemia potranno essere utili solo se calibrate anche in prospettiva futura su una popolazione che invecchia, sempre più affetta da policronicità e con nuclei familiari sempre più frammentati, caratterizzati da un supporto del caregiver di famiglia che andrà via via scemando.

Perché il rischio, davvero alto, che chi dovrebbe essere chiamato a implementare concretamente l’action plan previsto dai diversi step del Pnrr concordati con l’Europa, percepisca il piano come un programma di spesa e non come un programma di change management dalle Regioni. «Rischiamo che le Regioni costruiscano i muri delle nuove strutture sanitarie previste dalla sanità di prossimità, senza riuscire a riempirle di contenuti», ha spiegato il ricercatore del Cergas Gianmario Cinelli.

C’è chi dice che è così e chi afferma il contrario. Eppure, stando alle parole dell’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giovanni Pavesi si rischia di essere colti da qualche momento di imbarazzo: «Il Pnrr è una fonte di finanziamento anche per la Lombardia. Abbiamo una rete territoriale sanitaria molto brutta. In Regione metteremo a nuovo le infrastrutture. È un’occasione storica per avere ambulatori medici più accoglienti. È vero che il contenitore non fornisce il contenuto, ma è anche vero che un posto brutto e sguarnito non stimola i medici a dare il massimo. Non è vero che siamo in assoluta assenza di un modello organizzativo territoriale. Una delle nostre prime idee è quella di un coinvolgimento centrale del Mmg all’interno delle case di comunità». Avanguardia pura.

0 Condivisioni

Altre news

24 Novembre 2022 ,