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L’e-commerce italiano vale 39,4 miliardi

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L’e-commerce italiano vale 39,4 miliardi

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Nel 2021 il commercio on line è cresciuto del 21 per cento. Prodotti a +18 per cento e servizi +36 per cento. Il futuro vedrà una continua integrazione tra off line e on line

28 ottobre 2021

di Carlo Buonamico

L’e-commerce continua la sua ascesa, trainato anche dalla ripresa delle vendite dei servizi. Secondo i dati dell’Osservatorio e-commerce B2C del Politecnico di Milano il comparto delle vendite di prodotti on line nel 2021 ha conosciuto una crescita a doppia cifra. Si parla di un bel +18 per cento rispetto al 2020, sviluppando un valore di 3.900 miliardi di euro a livello mondiale.
Per il nostro Paese, perfettamente allineato con quanto avviene nel resto del mondo in termini di crescita percentuale, ciò vale circa 30 miliardi di euro determinando una percentuale di penetrazione del 10 per cento dell’e-commerce sul totale retail. Meglio di noi, solo Regno Unito che ha registrato un incremento del commercio on line di 21 punti percentuali, pari a 142 miliardi di euro.

Valori di crescita potenzialmente ancora più elevati

Il quadro italiano, comprendendo le transazioni on line sia di prodotti sia di servizi, registra una crescita del 21 per cento, sviluppando un giro d’affari di 39,4 miliardi di euro. La quota parte ascrivibile ai servizi – in ripresa (+36 per cento) dopo la battuta d’arresto del 2020 dovuta alle limitazioni negli spostamenti causa pandemia – raggiunge un valore di 8,9 miliardi di euro.
Si tratta di valori di crescita elevati ma, dicono gli esperti dell’ateneo milanese, contrariamente a quanto si potrebbe pensare i numeri sarebbero potuti essere anche più importanti. Si stima infatti che, se non ci fosse stata l’emergenza sanitaria, nel 2020 l’e-commerce italiano avrebbe messo in moto un giro d’affari di 36,6 miliardi invece di 32,5 e nel 2021 le cifre sarebbero state di 42,9 miliardi di euro anziché 39,4. Le leve dello sviluppo attuale e prospettico di questo canale di vendita tuttavia sono da ricercarsi anche nelle abitudini d’acquisto innescate e radicatesi con la pandemia.

Domanda e offerta in evoluzione

Sul fronte della domanda, i consumatori sono diventati più digitali. Chiedono meno barriere all’acquisto on line, come nel caso del check-out, ed esprimono nuove esigenze di consumo, come le consulenze virtuali.
Dal lato dell’offerta, si differenziano le dinamiche tra top retailer e Pmi. I primi hanno compreso le potenzialità offerte dall’integrazione dei canali fisico e on line, attivando nuovi canali in ottica relazionale e sviluppando modelli di vendita omnicanale, investendo in tecnologia e nuovi processi. Le seconde hanno iniziato a muovere i primi passi verso l’innovazione digitale nelle vendite.
«Oggi l’e-commerce è portatore di nuovi equilibri e di nuove modalità di interazione e di vendita che si stanno propagando a tutto il commercio, anche fisico. Ne sono chiari esempi lo sviluppo dei pagamenti digitali e biometrici, il marketing one-to-one, la personalizzazione del prodotto, il cross e up selling mirato e la possibilità di disaccoppiare il momento della vendita a quello del possesso», afferma Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c e Innovazione digitale nel Retail del Politecnico di Milano. «Per il nostro Paese si tratta di un segnale importante: l’e-commerce sta raggiungendo un livello di diffusione tale da far presagire un processo continuo, anche se graduale, di integrazione tra off line e on line».
Cosa aspettarsi per il futuro? Gli esperti del Politecnico indicano la necessità di ripensare l’infrastruttura del retail. E quindi, specialmente per le catene, si andrà verso un ridimensionamento della rete dei negozi e il potenziamento del canale on line. In parallelo, si assisterà probabilmente alla diffusione di nuovi format di punti vendita integrati con l’e-commerce e al potenziamento dell’off line da parte di importanti dot-com come Amazon.

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