Maggio 2021
EDITORIALE
Maggio 2021
Santi e demoni
«Ho venduto a un grande gruppo»: l’amica (ex) titolare di farmacia ci racconta, soddisfatta, della non facile decisione che ha preso, perché «il nostro lavoro sta diventando sempre più complicato e, a oltre sessant’anni, non me la sentivo più di affrontare tutte queste novità, dalla digitalizzazione ai nuovi strumenti di gestione». Vendere o aggregarsi ci sembravano le uniche scelte possibili un anno e mezzo fa, alla prima edizione di The Network’s Road, il nostro evento dedicato alle reti, oggi in versione digitale.
Poi la pandemia ha cambiato il mondo e quella scelta sembra ancora più urgente. Premesso che non siamo convinti che sia chiaro alla maggior parte dei titolari che da soli sarà sempre più difficile garantire i servizi che l’evoluzione del mercato e dei rapporti con Stato e Regioni richiedono, conta molto la forza del partner che si sceglie. Si è ricominciato a parlare di “rete delle reti”, quel Sistema Farmacia Italia, a cui tutti dicevano di credere e a cui nessuno – tranne poche eccezioni – ha mai creduto, almeno finora. E in più oggi c’è lo spinoso tema dei capitali.
Se il presidente di Federfarma Marco Cossolo, a proposito di una partnership tra sindacato e fondi di investimento, ha ribadito che «non affrontare il problema è sbagliato… non sono convinto che il fatto di essere esterni al mondo dei capitali sia positivo», dalla platea dei farmacisti ci sono giunte diverse voci critiche. «Una farmacia che ne ha una vicina e concorrente di proprietà del sindacato come potrà sentirsi rappresentata da Federfarma?», ha messo in evidenza Dario Castelli, titolare lombardo. «L’ipotesi che Dr.Max possa uscire da Federfarma non deve essere un elemento di profonda riflessione sulla considerazione che le catene, specialmente quelle meglio strutturate, di Federfarma non sanno che farsene e andranno per conto loro a fare accordi e convenzioni con lo Stato?», ha chiesto Nino Annetta, titolare romano. Tutte domande più che comprensibili in uno scenario che cambia repentinamente. Le reti di proprietà stanno accelerando nelle acquisizioni, spesso pagando le farmacie molto care.
Si ha notizia, inoltre, di un proliferare di “catenelle”, piccoli gruppi di cinque, sei, dieci farmacie destinate a essere poi vendute in blocco, immaginiamo. E i network dei farmacisti, quelli storici, che erano presenti a The Network’s Road, stanno premendo sull’acceleratore nell’offerta ai farmacisti in ambito digitale ma anche gestionale. Giusto quindi ricominciare a parlare di modelli, prima che di risorse, sia per le reti esistenti sia per la fantomatica rete delle reti: «Non è detto che Federfarma debba essere socia di una struttura proprietaria di farmacie – ha spiegato Marcello Tarabusi dello Studio Guandalini – può anche fare da collettore di capitale per investimenti in qualche struttura centralizzata di servizio per farmacie che possono ipoteticamente rimanere indipendenti. L’errore più grande di tutti è pretendere che di una questione così importante non si possa neanche discutere».
Si è parlato di santi e di demoni, alla nostra tavola rotonda, perché ci si chiede se esiste un capitale “buono” che abbia a cuore il sistema farmacia e voglia preservarlo. Sui social ci ha risposto Franco Falorni, commercialista di Pisa: «Il capitale può essere buono ma è allo stesso tempo imprevedibile, perché entra nel sistema quando il business è interessante e lo lascia velocemente quando il ritorno dell’investimento non è soddisfacente… decidiamo secondo quanto dettato dalla borsa dei valori e non dalla borsa valori. Sono continuamente contattato dai “dollari”, da investitori vari che, gestendo indirettamente una liquidità di risorse eccezionali, stanno bussando insistentemente al sistema. I modelli urge studiarli, confrontarli, promuoverli». Non volerne discutere significa non aver compreso quello che sta accadendo oppure aver già deciso che è meglio vendere.
LAURA BENFENATI
Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore