informazione, partecipazione, condivisione

Un legame forte tra distributori e farmacisti

FOCUS FARMACIA

Un legame forte tra distributori e farmacisti

Mirone

Con il contributo di

Dompé

C’è stata un’attribuzione di colpa sulla vicenda mascherine, non un’ammissione, precisa il presidente di Federfarma Servizi Antonello Mirone. Ora l’associazione nazionale di rappresentanza delle aziende di distribuzione intermedia di proprietà dei farmacisti guarda però oltre quella vicenda, ripartendo dalla sinergia tra distributori e farmacie, necessaria per costruire un nuovo modello di farmacie. E la rete delle reti? Su quel progetto per ora il bilancio non può essere positivo.

23 maggio 2020

di Laura Benfenati

È stato letteralmente nell’occhio del ciclone il presidente di Federfarma Servizi Antonello Mirone nei giorni della querelle mascherine. Ora, archiviata – si spera – quella vicenda, guarda al ruolo della distribuzione intermedia nel processo di trasformazione della farmacia post emergenza Covid. Perché in questi mesi si è compresa molto bene la forza della filiera del farmaco. Unita.

  • Chiariamo una volta per tutte la vicenda mascherine, per cui Federfarma Servizi è finita sui quotidiani, con una sorta di ammissione di colpa sui numeri sbagliati dati al commissario Arcuri.

Ammissione di colpa direi di no, attribuzione di colpe da parti di altri. Tutto nasce dagli incontri che si sono susseguiti prima del primo maggio, perché in quelle date avevamo fatto una ricognizione sulle giacenze delle mascherine che sarebbe stata portata al tavolo in cui dovevamo firmare il protocollo di intesa con il commissario. C’era molta confusione, in quel periodo, sulle tipologie di mascherine che rientravano nel protocollo, ci venne chiesta una stima di massima e ne indicammo cinque milioni di spettanza di Federfarma Servizi e sette di Adf. Ci riservammo poi di fare ulteriori verifiche, visto che il campo si andava restringendo solo a determinate tipologie di mascherine. In realtà quella seconda ricognizione non è mai andata a buon fine, noi ci siamo ritrovati alla firma del protocollo senza che venissero menzionate le quantità. Una volta annunciato il prezzo a 50 centesimi, poi, noi abbiamo esaurito le mascherine nei magazzini nel giro di due giorni ed è nata la questione della loro irreperibilità. Ci siamo quindi ritrovati al tavolo e con moltissima disponibilità abbiamo cercato una soluzione.

  • Alla fine il commissario, che si era impegnato ad aiutarvi, ha reso disponibili le mascherine?

Sì, ma in quantità decisamente irrisoria: un milione e mezzo di competenza Federfarma Servizi e un milione e mezzo di Adf. Abbiamo cercato altri fornitori ma la questione si è rivelata complicatissima dal punto di vista certificativo: nel nostro Paese c’è un dedalo di norme assurdo. A livello centrale ci chiedevano la massima disponibilità ma poi nelle farmacie arrivavano continui controlli, ispezioni dei Nas e della Guardia di Finanza, per verificare una situazione di schizofrenia interpretativa, che ha portato al “corto circuito” che poi si è verificato.

  • Ora però la questione pare essersi finalmente risolta, oppure no?

Con l’impegno di tutti e l’aiuto di Alliance Healthcare, che ha reso disponibili per le associazioni mascherine che erano destinate ad altri Paesi europei, il commissario ha capito che non eravamo quelli che le nascondevano ma i mercati le dirottavano altrove sia per il prezzo sia perché nel nostro Paese le norme sono troppo complesse. Il commissario ha capito che l’unico canale – non certo tabaccai e Gdo – che può distribuire in maniera capillare le mascherine è la filiera del farmaco: distributori intermedi e farmacie. Ora la situazione dovrebbe migliorare, per l’ultimo accordo firmato: abbiamo 15 milioni di mascherine da distribuire, arrivate dal commissario, più altri nove milioni di Alliance. Siamo sulla buona strada per la soluzione del problema. Ci auguriamo anche che la famosa produzione nazionale prima o poi parta – al momento non ce n’è traccia – e che possa essere competitiva nei confronti degli importatori.

  • I guanti, invece?

Quella è una questione molto più complessa, perché c’è un unico produttore internazionale che è la Malesia. Anche in questo caso ci stiamo confrontando con soggetti a noi sconosciuti ed è difficile capire di chi ci si può fidare.

  • Quali altre difficoltà avete avuto nel periodo di lockdown?

C’è stato un momento iniziale in cui c’è stata la caccia alle scorte e questo ha comportato qualche problema di approvvigionamento. Le carenze nel complesso però sono state ben poche, la filiera ha dimostrato la sua efficienza. Qualche difficoltà l’abbiamo avuta quando, all’improvviso, girava voce di una molecola miracolosa per il Covid-19: in quel caso c’è stato qualche problema di approvvigionamento ma è durato poco, si è risolto in breve tempo.

  • Guardiamo al futuro allora: quali sono i progetti di Federfarma Servizi per l’autunno?

In questa emergenza è emerso con chiarezza che la collaborazione in corso tra distributore e mondo della farmacia deve essere sempre più stretta, che alcuni progetti o si fanno con la distribuzione intermedia o non si possono realizzare. Penso, per esempio, al ritorno dei farmaci in Dpc dalla Diretta.
L’alleanza tra farmacie e distributori intermedi deve essere a mio parere sempre più stretta: vogliamo condividere percorsi di sinergia e ipotizzare strategie comuni. Siamo oggi presenti in Secof, la società delle cooperative europee, di cui sono presidente pro tempore, e abbiamo deciso di condividere con Adf anche il percorso del Girp (European Healthcare Distribution Association): a livello europeo ci vogliamo confrontare, portando la nostra esperienza e cercando di attingere al meglio da quelle degli altri.

  • Non si sente più tanto parlare della cosiddetta “rete delle reti”, Sistema farmacia Italia: qual è il bilancio di quel progetto?

Non può essere ritenuto finora purtroppo positivo, ci sono state circostanze negative e anche l’emergenza Covid non ha aiutato a seguire in farmacia il paziente nella propria terapia come avremmo voluto. Noi ancora crediamo in un progetto in cui si potenzi il ruolo professionale del farmacista, di sicuro però va rilanciato e attualizzato, magari rendendolo compatibile con i nuovi sviluppi in ambito informatico.

  • In che modo Federfarma Servizi può contribuire all’incremento della cultura del digitale in farmacia?

Vorremmo svolgere un ruolo di guida in quest’ambito: il compito delle società di farmacisti a mio parere è proprio questo. Di sicuro il distributore è un partner della farmacia del futuro nell’organizzazione di servizi informatici, di controllo di aderenza della terapia, di protocolli. Il farmacista dovrebbe sempre più svolgere la sua attività di professionista e lasciare ad altri la gestione della farmacia. Per quel che riguarda la parte amministrativa e organizzativa, molte delle nostre associate si sono già dotate di sistemi innovativi: penso al Carep di Unico e al progetto di Unifarm, i cui benefici ricadono sul titolare di farmacia. Si va verso un nuovo modello di farmacia.

  • L’organizzazione retail è una delle sfide di ogni singolo distributore, che ha un suo progetto di rete o addirittura più di uno. Per questo si è capito poco il ruolo di Sistema farmacia Italia in quest’ambito.

Noi lo vedevamo come elemento trasversale anche per creare un percorso di avvicinamento a nuove modalità di esercizio della professione per chi non appartiene già a un network. Abbiamo trovato anche il supporto dell’industria, da Daiichi Sankyo a Msd, a Boehringer Ingelheim. Purtroppo c’è stata una partecipazione al di sotto delle aspettative al primo progetto, quello sulla fibrillazione atriale, ma i titolari che hanno partecipato alla fine ne hanno avuto più benefici. Lo stanziamento a favore della farmacia dei servizi ha fatto venir meno, inoltre, l’appeal nei confronti di Sistema farmacia Italia, mentre noi pensiamo che le attività della nostra rete siano un valore aggiunto e possano affiancarsi a quelle realizzate con la parte pubblica. Ora c’è una nuova iniziativa in ambito cardiovascolare che stiamo portando avanti a livello regionale in Campania e in Lazio. Contiamo di arrivare al reclutamento di 150 farmacie in ciascuna Regione che fungano da test per far comprendere quello che può fare il farmacista per il paziente in ambito cardiovascolare. Favoriamo il processo della farmacia dei servizi, con l’aiuto dell’industria.

  • Un’ultima domanda: la vostra consueta convention annuale è fissata a fine settembre, difficile capire ora se sarà possibile confermarla, quando deciderete?

L’abbiamo programmata in Riviera romagnola e ci auguriamo davvero di riuscire a confermarla, ma è difficile in questo momento capire cosa accadrà. Prenderemo una decisione in giugno: per noi la convention è un momento molto importante di incontro e di confronto interno e con l’industria e ci dispiacerebbe molto dovervi rinunciare.

0 Condivisioni

Altre news

23 Maggio 2020 , , ,