Il narghilè fa più male delle sigarette
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Il narghilè fa più male delle sigarette
L'Istituto tumori di Milano conferma: il fumo del narghilè è più dannoso di quello delle sigarette. Il pericolo non è solo la nicotina, ma anche il monossido di carbonio. E intanto nascono le spiagge "smoke free": vietato fumare a Bibone, Marina di Massa, Stintino, Porto Cesareo e Rimini.
04 giugno 2019
di Carlo Buonamico
A sigarette, sigari e pipa si aggiunge il narghilè. La lista dei prodotti a base di tabacco che danneggiano la salute, causando vari tipo di tumori, si allunga e chiama in causa anche la pipa ad acqua della tradizione araba, oggi di moda nei numerosi locali etnici di molte città.
A dirlo è l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, una delle principali istituzioni per la diagnosi e la cura del cancro, che ha confermato i dati pubblicati sulla rivista internazionale Circulation: oltre alla nicotina, è il monossido di carbonio liberato dalla combustione durante l’uso del narghilè (e delle sigarette) che causa danni alla salute. La quantità di questa sostanza prodotta dal narghilè è infatti perfino superiore a quella generata dalle sigarette, dice il centro milanese, che evidenzia come gli effetti negativi prodotti dall’uso di questi due prodotti sono analoghi.
Oltre al ben noto cancro al polmone – che rappresenta l’11 per cento dei tumori diagnosticati nel 2018 (373.000 casi) – indipendentemente dal fatto che sia di sigaretta o narghilè, il fumo causa anche altri tipi di tumore “come ad esempio quello del cavo orale e della gola, del pancreas, del colon, della vescica, del rene, dell’esofago, del seno“ commenta Giovanni Apolone, Direttore scientifico dell’Istituto Tumori. “Ed è anche uno dei responsabili dell’infarto cardiaco e delle insufficienze respiratorie. Questo perché fumando si inalano circa 4.000 sostanze chimiche differenti, capaci di indurre mutazioni, effetti infiammatori, attività immunodepressive che, nell’insieme e nel tempo, originano numerose malattie”.
Eppure, nonostante queste possibili e non remote conseguenze, il 23 per cento degli italiani – ben 12,2 milioni di persone – continua a fumare e circa il 63 per cento di essi non vuole smettere.
L’abitudine al fumo purtroppo resta radicata perché inizia da giovani. “Il 47% dei ragazzi fra i 14 e i 17 anni fuma o ha fumato. La metà di loro ha iniziato prima dei 14 anni e il 4,5% ha cominciato addirittura alle scuole elementari”, dice Roberto Boffi, Responsabile Pneumologia e coordinatore della Tobacco Control Unit dell’Istituto Tumori.
Se già non bastassero questi dati e i messaggi e le immagini pubblicate sui pacchetti di sigari e sigarette a dissuadere gli habitué delle “bionde”, provano a lanciare un messaggio anche alcune amministrazioni comunali.
Dall’estate 2019 infatti cinque località balneari hanno bandito il fumo dalle spiagge. I nove chilometri della riviera di Bibone saranno infatti “smoke free”, così come quelle di Marina di Massa, Stintino, Porto Cesareo e Rimini. Con buona pace dei fumatori, tutti gli altri turisti potranno respirare solo una salubre aria di mare.