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Non facciamoci prendere dal “liberi tutti”

L'ATTUALITÀ

Non facciamoci prendere dal “liberi tutti”

Qual è la situazione sui vaccini disponibili per la somministrazione nel nostro Paese? E quali sono le opportunità di prevenzione che essi offrono? Ne parliamo con Filippo Drago, direttore dell'Unità operativa di farmacologia clinica e farmacovigilanza del Policlinico di Catania e membro dell’unità di crisi anti-Covid della Società italiana di farmacologia

14 gennaio 2021

di Carlo Buonamico

Clicca play per guardare l’intervista nel formato video (durata: 13:30 minuti)

Quali sono i vaccini anti-Covid attualmente disponibili in Italia?

Filippo Drago Farmacologo

Filippo Drago, farmacologo

L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) pochissimi giorni fa ha approvato il secondo vaccino oggi disponibile, sviluppato dall’azienda americana Moderna, che si aggiunge a quello di Pfizer-Biontech. Sono due vaccini simili e molto sofisticati, basati sulla tecnologia dell’mRna e di derivazione biotecnologica, che consentono ai vaccinati di raggiungere una piena immunità in poche settimane. È in corso di valutazione da parte dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema) anche il vaccino Oxford-AstraZeneca, già approvato dall’autorità regolatoria inglese. Se il dossier sarà valutato positivamente, l’autorizzazione all’immissione in commercio in Europa arriverà probabilmente entro fine gennaio e il vaccino credo sarà disponibile in Italia all’inizio di febbraio.

Che tempi sono necessari perché chi si vaccina sia effettivamente immune? E qual è la durata dell’immunità?

Partiamo dalla seconda parte della domanda. I dati definitivi relativi alla durata dell’immunità non sono ancora disponibili; informazioni scientifiche precise potrebbero arrivare nel corso di quest’anno. Sulla base dei dati preliminari si presume che l’immunità si aggiri intorno ai 12 mesi. È quindi probabile che la vaccinazione anti-Covid 19 dovrà essere ripetuta annualmente alla stregua di ciò che avviene per quella antinfluenzale. Per i due vaccini attualmente disponibili è invece noto che l’immunità viene acquisita nell’arco di circa un mese dalla prima dose somministrata. Sia il vaccino Pfizer-Biontech sia quello di Moderna prevedono infatti due dosi, la seconda delle quali viene inoculata a distanza di tre settimane o di dieci giorni dalla prima rispettivamente.

Chi si vaccina contro il Covid-19 con gli attuali vaccini oltre a essere immune dal contagio, diventa anche non contagioso per gli altri?

Desidero porre all’attenzione dei farmacisti e, a loro volta dei cittadini, un aspetto importante: anche se i soggetti vaccinati sono immuni dall’essere contagiati, non ci sono ancora dati definitivi sugli effetti del vaccino rispetto al rendere i vaccinati anche incapaci di infettare altre persone. Quindi è bene ricordare che anche i soggetti vaccinati devono mantenere le disposizioni di contenimento che abbiamo imparato a conoscere, cioè la mascherina, il distanziamento e l’igiene delle mani. In questa fase, essere vaccinati non significa liberi tutti. Prima di poter riprendere le abitudini ante pandemia dobbiamo raggiungere un livello di copertura vaccinale che è stato calcolato in ragione dell’80-82 per cento.

Per quali fasce di popolazione sono stati autorizzati da Ema e Aifa?

Gli studi registrativi che hanno portato all’approvazione dei vaccini attualmente disponibili sono stati eseguiti su soggetti con età superiore ai 16 anni. Quindi l’autorizzazione all’utilizzo rilasciata da Ema e Aifa riguarda la somministrazione a persone con più di 16 anni. Sono poi in corso, per il vaccino Pfizer-Biontech, alcuni studi su soggetti al di sotto di questa età.

Restano esclusi bambini e ragazzi al di sotto dei 16 anni: sarà sufficiente la vaccinazione della popolazione al di sopra di questa età per tutelare anche i più piccoli?

Il fatto che la popolazione under-16 non sia vaccinata non è un problema, perché rappresenta una frazione numericamente minoritaria del totale del Paese. A ciò si aggiunge un dato epidemiologico documentato: i più giovani sono più resistenti all’infezione.  

Nel mondo sono allo studio decine di altri vaccini anti-Covid: quali sono quelli in fase più avanzata di sviluppo clinico e che tempi si stima possano esserci per il loro ingresso nella pratica clinica, naturalmente se saranno provate la loro efficacia e sicurezza?

Sono circa una trentina le molecole in corso di approvazione. Alcune riguardano Paesi lontani da noi dove non c’è un analogo controllo da parte delle autorità regolatorie internazionali. Di questi vaccini, come quello russo e i due cinesi, conosciamo poco. Ciò che conosciamo sono le stime delle quantità di dosi di vaccino disponibili in Italia nel corso del 2021. Si parla di circa 20 milioni di dosi che potrebbero arrivare da AstraZeneca, quasi nove milioni di dosi da Pfizer-Biontech, un milione e mezzo di dosi da Moderna e circa due milioni di dosi prenotate del vaccino Curevac (recentemente entrato in fase 3 di sperimentazione clinica, ndg). Nel secondo trimestre dell’anno dovrebbero rendersi disponibili circa 15 milioni di dosi del vaccino Johnson&Johnson. Il terzo trimestre sarà la volta del siero di Sanofi-Gsk, del quale l’Italia ha prenotato 20 milioni di dosi.

A questi si aggiungono i molti altri in fase clinica avanzata, come quelli di Inovio e Novavax per citarne alcuni…

Sì. E non dimentichiamo di citare quello di Reithera, tutto italiano per la parte sperimentale di sviluppo e la cui produzione dovrebbe avvenire in Italia, che dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno.

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