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Parola d’ordine: integrazione

IL CONVEGNO

Parola d’ordine: integrazione

Convegno Bocconi

Farmacie di riferimento proattive, legate a singoli pazienti e che lavorano su dati aggregati? «È necessario un progetto organico, condiviso tra le figure più capillari della sanità sul territorio. L’opportunità di costruire una vera rete di connessione tra case della salute, Mmg, farmacie e infermieri di comunità oggi ci viene data dalle nuove tecnologie», ha detto il presidente del Cergas Elio Borgonovi al convegno sulla farmacia organizzato da Sda Bocconi.

11 novembre 2021

di Laura Benfenati

Al convegno Sda Bocconi “La farmacia come garante dell’aderenza terapeutica nella sanità territoriale post Covid”, il presidente di Federfarma Marco Cossolo ha aperto all’ipotesi di una farmacia di riferimento legata al singolo paziente, se – ha detto – la scelta è revocabile e avviene su criteri di professionalità. Gli ha ribattuto il presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) Claudio Cricelli, che ha sottolineato che, sì, i medici di medicina generale sono “scelti” dai pazienti, ma la loro remunerazione a quota capitaria limita molto l’espansione e l’imprenditorialità della medicina generale.
Punti di vista differenti, noti, perché che l’erba del vicino sia sempre più verde vale anche per medici e farmacisti. Qualche rurale – e non solo – che non riesce a far quadrare i conti con il calo delle ricette e l’incognita costi/benefici dei servizi sarebbe ben contento di essere “scelto” e remunerato in base al numero dei pazienti. Così come qualche medico di medicina generale, per il quale si ipotizza l’assunzione nel Ssn al posto della convenzione, sogna la redditività di certe farmacie. Spesso non valutando né il rischio di impresa né la retribuzione oraria perché, come è noto, la maggior parte dei titolari passa molte ore in farmacia. Premesso questo, sul modello di farmacia di comunità integrata nel Ssn e sinergica, e non in sovrapposizione, all’attività del medico di medicina generale, un punto di incontro bisognerà pur trovarlo, non c’è dubbio.

Serve una vera rete di connessione

Sda Bocconi sta conducendo una ricerca sulla farmacia presidio del territorio finalizzata a monitorare il contesto normativo sia nazionale sia regionale, definire le best practices, disegnare nuovi modelli di business e nuove modalità operative, verificare la opportunità offerte dalle nuove tecnologie per tradurre i modelli in soluzioni operative. «Prima che sui fondi del Pnrr c’è da porre attenzione a un sistema che ha una parte avanzata di competenze professionali e specialistiche ma che è debole nell’integrazione», ha detto il presidente del Cergas Elio Borgonovi. «Dobbiamo riportare il medico a fare il medico e superare il modello americano di farmacia supermarket. È necessario un progetto organico, condiviso tra le figure più capillari della sanità sul territorio. Un’opportunità di costruire una vera rete di connessione tra case della salute, Mmg, farmacie e infermieri di comunità oggi ci viene data dalle nuove tecnologie».
Sda Bocconi immagina dunque un farmacista coinvolto nei nuovi modelli di presa in carico, con una collaborazione interprofessionale efficace. Il modello proposto prevede una collaborazione tra medico, farmacista e caregiver – con un processo integrato – per seguire la terapia del paziente a 360 gradi, massimizzando il livello di servizio. Necessaria, a questo scopo, un’interazione con il Servizio sanitario regionale.

Recuperare il ruolo di presidio territoriale

Per la farmacia si tratta di un’evoluzione cruciale: «Se non consolida il proprio ruolo di presidio sanitario – ha detto il segretario di Assofarm Francesco Schito – e non sarà inclusa nei primary care team, sarà condannata all’irrilevanza e il suo ruolo rischia di essere usurpato dalle 1.288 case della salute previste dal Pnrr, che potrebbero anche distribuire i farmaci in distribuzione diretta».
«Che senso avrebbe allora la pianta organica, che è alla base della logica di presidio sanitario territoriale della farmacia?», si è chiesto Marco Campari, responsabile del progetto di ricerca della Sda Bocconi. «La farmacia deve crescere per recuperare un ruolo come presidio della sanità territoriale. Il Pnrr ci preoccupa perché sembra parlare di investimenti senza una visione chiara sulla riorganizzazione necessaria affinché le connessioni tra le varie figure della sanità territoriale nascano in un contesto programmato e gestito. Abbiamo bisogno di professionalità per sviluppare i servizi e di capire chi fa che cosa, servono processi sottostanti alle connessioni tra operatori. Il controllo dell’aderenza, per esempio, o lo fanno farmacisti in connessione con i medici o non lo fa nessun altro». «Reti e competenze sono le parole d’ordine», ha detto Francesco Rastrelli del Comitato centrale Fofi. «Il nuovo ruolo del farmacista può dare un contributo fondamentale al miglioramento del sistema. Servono linee guida e sarebbe auspicabile una partecipazione delle farmacie ai Pdta». Sda Bocconi ha ipotizzato che la farmacia possa diventare “di riferimento”, come già lo sono i medici di medicina generale, legata ai singoli pazienti, e Cossolo condivide: «Sono favorevole alla scelta del paziente della farmacia di riferimento, se la scelta è basata sulla professionalità. Va definito però con chiarezza chi fa che cosa nell’ambito del DM 71, poi i compiti devono rientrare nelle relative convenzioni dei Mmg e delle farmacie».

Un coordinamento nazionale

Claudio Cricelli ha sottolineato l’importanza di riformare le cure primarie e ha lanciato l’idea di costruire un coordinamento nazionale per proporre un modello condiviso. Sulla farmacia di riferimento però ha puntualizzato: «Ho sentito parlare di lista di pazienti e farmacie di riferimento ma attenzione, noi come medici di medicina generale abbiamo quota capitaria e questo è un grande limite per l’espansione della medicina generale e impedisce la differenziazione per risultato».
Le conclusioni a Francesco Longo, Sda Bocconi: «In un mercato sempre più fluido e competitivo il farmacista ha bisogno di sviluppare il mondo dei servizi alla terapia e di interrompere la parabola del punto vendita, destinato a essere declassato a semplice drugstore. È maturo il contesto in cui l’attività di dispensazione e di consiglio sia affiancata da servizi di supporto nella gestione della terapia». Lo sviluppo di servizi non può però prescindere da una forte connessione con il medico, e più la relazione è positiva più si ripercuote sull’aderenza del paziente alla terapia: «Solo integrando servizi diretti del Ssn, autocura e farmacia dei servizi si può raggiungere l’universalità di copertura della presa in carico dei pazienti cronici. La farmacia tradizionale lavora sul singolo utente on demand, la farmacia dei servizi lavora su dati aggregati in modo proattivo, è una trasformazione profonda. Non ha senso per i farmacisti invocare finanziamenti per singole prestazioni. Sappiamo quanti risparmi potrebbe produrre il controllo dell’aderenza alla terapia in una nazione con 24 milioni di pazienti cronici: ambire a una piccola parte del valore prodotto da questi risparmi, per le farmacie, è coerente con un modello di lavoro basato su dati aggregati dei pazienti e non sui singoli». Mettere a terra questo modello è la sfida vitale del sistema farmacia.

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