informazione, partecipazione, condivisione

Reti di farmacia: lavori in corso

THE NETWORK'S ROAD

Reti di farmacia: lavori in corso

The Network's Road 2022

In Italia ai network aderiscono ancora troppi pochi titolari. Eppure, alla luce delle tante opportunità che si prospettano post pandemia, l’adesione a una rete può essere una valida alternativa alla vendita della farmacia

7 aprile 2022

di Carlo Buonamico

Farmacia, femminile singolare. Non è più sempre possibile. Eppure i titolari sono ancora poco interessati a fare rete. O, meglio, sono poco attratti dai modelli di rete oggi presenti in Italia. Come evidenziato durante la terza edizione di The Network’s Road, l’evento organizzato da iFarma per mettere a confronto e in contatto farmacisti e reti, il perché non è uno solo.
A una relativamente scarsa attrattività del concetto di delega, insito nella natura del farmacista titolare, si affianca l’inconsapevolezza dell’enorme cambiamento di contesto che sta interessando l’universo della farmacia. Mutamento che comprende l’insieme di forze, non sempre propriamente favorevoli alla singola farmacia, chiamate società di capitali, e-commerce, marketplace.
Di fatto, nel nostro Paese «sono solo circa 2.900 farmacie su oltre 19.000 quelle aderenti a una catena reale o a un network virtuale forte, a fronte di percentuali che vanno dal 50 al 75 per cento di altri Paesi Ue», ha evidenziato Francesco Cavone, Director, Offering & Strategic Partnership di Iqvia Italia. Ma qual è il motivo di questo “ritardo” italiano rispetto all’Europa?

La prospettiva dei cittadini

Forse la mancanza di allineamento tra reti, farmacie e clienti. Perché, ha spiegato Erika Mallarini, Associate Professor di Practice of Government, Health and Not for Profit della SDA Bocconi, «il successo di un modello di rete dipende dalla coerenza tra obiettivi e mercato». Come a dire che per far sì che fare rete funzioni occorre anche comunicarne e farne percepire il valore aggiunto ai diversi player che costituiscono il “sistema rete”: dalle farmacie aderenti ai clienti-pazienti. Consapevoli del fatto che, come sottolinea Mallarini, «senza reti non si può andare da nessuna parte. Senza cercare i colpevoli della situazione. Perché non ci sono. È così e basta e bisogna solo rendersene conto». E lavorare anche per portare a conoscenza dei cittadini l’esistenza stessa delle reti, ancora ignote al 46 per cento di chi cammina per strada, che comunque percepisce le farmacie tutte uguali. Appartenenti a una rete o indipendenti.

Comprare invece di vendere

Un po’ travolti da una situazione fatta da burocrazia soffocante e da margini sempre più contenuti sul bene farmaco, i titolari sono portati a considerare la vendita dell’attività. Attirati anche dalle buone prospettive di realizzo.
Ma, ha avvertito Marcello Tarabusi dello Studio Guandalini: «Vendere per vendere è un errore. Con l’inflazione che galoppa tenere i propri soldi non investiti non ha senso». «Numeri e business plan alla mano potrebbe anzi valere la pena acquistare delle farmacie, magari in società con altri farmacisti», ha aggiunto Giovanni Trombetta, Studio Guandalini.
Ancora più tranchant sul tema vendite il presidente di Federfarma Marco Cossolo: «Negli ultimi anni l’Ebitda della farmacia è cresciuto molto eppure alcuni titolari vogliono vendere. Follia pura vendere una cosa che vale e che rende». Soprattutto considerando l’apertura ai nuovi servizi che la farmacia ha ottenuto anche grazie alle ottime performance di assistenza ai cittadini dimostrate durante la pandemia.
Senza dimenticare che – come ha paventato Quintino Lombardo, dello Studio legale Hwp – Franco, Lombardo, Cosmo – «ciò che uscirà dall’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato rispetto al caso di farmacie detenute da società partecipate da altre attive in ambito sanitario e alla conseguente interpretazione delle norme che regolano la gestione della farmacie e l’esercizio della professione medica, potrebbe aprire scenari che vedrebbero l’ingresso anche di grandi aziende o gruppi oggi esclusi perché operanti nel settore della salute».

Sfide condivise

Ma tant’è. I farmacisti titolari – ha concluso al termine della prima parte dell’evento Nicola Posa, Ad Shackleton Group Consulting – devono rendersi conto che «i touchpoint dei cittadini-pazienti sono cambiati. Che la domanda di salute rivolta alla farmacia è quella di servizi numerosi e vari, di screening e assistenza. E che è possibile offrire tutto questo solo aderendo a una rete che sia in grado di formare il farmacista anche sulle strategie di retail». Perché, del resto, «le sfide di reti e farmacie sono le medesime: recuperare le perdite di ingressi in farmacia, contrastare il calo dello scontrino medio e motivare il team».

0 Condivisioni

Altre news

7 Aprile 2022 ,