La “via della seta” è lastricata di buone intenzioni (anche sulla Salute)
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La "via della seta" è lastricata di buone intenzioni (anche sulla Salute)
Il ministro della Salute Giulia Grillo e il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping hanno siglato accordi di collaborazione e confronto su assistenza sanitaria, farmaceutica e prevenzione delle malattie.
25 marzo 2019
di Carlo Buonamico
Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping è decollato dall’Italia con il suo corteo di 500 persone lasciando sul suolo italiano 29 accordi in diversi ambiti. Tre quelli che sono stati siglati con il ministro Giulia Grillo, non solo nel settore della salute, ma anche in campo veterinario e alimentare.
A completezza di informazione dobbiamo ricordare che i memorandum sono patti che costruiscono la cornice entro la quale si dovranno concretizzare specifiche attività, ancora non precisamente definite. Anche se, dicono gli esperti, nella cultura cinese il fatto che il presidente abbia dato il suo placet implicitamente induce i player cinesi a impegnarsi concretamente.
Il Piano d’azione in materia di cooperazione sanitaria firmato da Jinping e Grillo è un accordo macro-politico, che quindi non impegna nessuno dei due paesi ad azioni specifiche, ma porta avanti la volontà di collaborazione racchiusa da vari memorandum che dal 2000 ad oggi rinnovano e rivedono piani di azione triennali.
Quello firmato negli scorsi giorni si estenderà fino al 2021 e, si legge nel documento, vedrà le due nazioni “collaborare sulle seguenti (otto) aree prioritarie: riforma dell’assistenza sanitaria; politiche per i farmaci essenziali; prevenzione delle malattie infettive e delle malattie non trasmissibili con particolare riferimento al cancro e all’obesità; valutazione e gestione del rischio nella sanità pubblica (ad esempio, alimenti, trasfusioni di sangue); servizi medici e management sanitario; medicina tradizionale cinese; assistenza sanitaria agli anziani; medicina dello sport, cura e riabilitazione”.
Anche le modalità della cooperazione sono identificate nell’accordo, che prevede “organizzazione di seminari o incontri accademici; promozione di scambi sulle tecnologie sanitarie e sulla ricerca medica congiunta; supporto allo scambio, alla formazione e all’addestramento di professionisti sanitari e manager; promozione di collaborazioni congiunte in progetti per la realizzazione di innovative soluzioni tecnologiche integrate; incoraggiamento all’utilizzo della e-health per migliorare l’appropriatezza e la qualità dell’assistenza; rafforzamento di contatti diretti e collaborazione tra istituti di ricerca, università e strutture sanitarie; supporto a partnership sino-italiane, nel settore sanitario, sia pubbliche che private”.
Però non è dichiarato l’elenco delle attività reali che saranno messe in campo per raggiungere questi ambiziosi obiettivi; Nemmeno nel caso del memorandum siglato tra Istituto superiore di sanità e Shanghai hospital development center, secondo il quale si dovrebbe dare vita a un’alleanza di eccellenza scientifica mondiale nel settore della salute pubblica e della ricerca.
Diverso il caso di protocolli – in questo caso la forma e il nome dell’accordo è anche sostanza – in ambito alimentare e veterinario che i due paesi hanno posto in essere. Qui le ipotesi lasciano spazio alla realtà. Ed è così che l’Italia potrà esportare carne suina congelata destinata al mercato cinese e anche seme bovino destinato al miglioramento delle razze animali. Due traguardi a lungo attesi dai produttori italiani frutto dei negoziati portati avanti nel corso del tempo tra Italia e Cina.
“La firma di questi accordi”, dichiara Grillo, “conferma come il settore sanitario sia parte significativa del partenariato strategico italo-cinese. Sono anche molto fiduciosa che all’accordo sulle esportazioni di carni suine, a lungo atteso dai nostri produttori, faranno presto seguito ulteriori intese riguardanti altri settori, altrettanto auspicati dai produttori di carne del nostro Paese”.
Poste le basi per la liceità di tutte queste collaborazioni, resta quindi da vedere come proseguirà il discorso lungo “la via della seta”, se l’eredità del road show in pompa magna della Cina in Italia non resterà lettera morta e se la via della seta non rimarrà lastricata (solamente) di buone intenzioni.