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Settembre 2020

EDITORIALE

Settembre 2020

Farmacia potenziata o ospedale diffuso?

Il tema della farmacia dei servizi ha scatenato in luglio forti opposizioni da parte dei medici di medicina generale toscani aderenti al Sindacato medici italiani (Smi). La presa in carico del paziente secondo loro è di competenza medica, così come la telemedicina, e addirittura il farmacista dovrebbe essere coordinato e controllato dai medici in team multiprofessionali.

Nel comunicato diramato dai medici toscani dopo l’accordo tra la Regione, Federfarma regionale e Cispel Toscana sulla sperimentazione della farmacia dei servizi, si legge che «la presa in carico dei pazienti è un atto di competenza esclusiva del medico in quanto riguarda modalità di intervento diagnostico-terapeutico inquadrato in modo preciso dal Codice deontologico, dalle leggi e dalla prassi» e anche che «la telemedicina deve essere riservata ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta; per tutti gli altri, farmacisti inclusi, si deve parlare correttamente di trasmissione telematica dei dati, utilizzando una piattaforma informatica esclusivamente pubblica con garanzia della privacy e nel più rigoroso rispetto del segreto professionale».

Ora fermiamoci un attimo a riflettere su cosa significa “potenziare la sanità sul territorio“, tema cruciale dopo l’emergenza Covid-19: tra le poche certezze che si hanno, la necessità di un rafforzamento della sanità territoriale sembra essere condivisa da tutti. Sicuramente significa accessibilità, orari prolungati, capillarità, che negli ultimi anni sono state implementate dalle farmacie: la stessa cosa non è certo accaduta per gli studi medici.

Su questo numero diamo un ampio spazio al presidente del Sunifar Gianni Petrosillo: le rurali, ci racconta, sono oltre 6.700 nel nostro Paese e di queste 4.200 sono sussidiate, in paesi cioè con meno di 3.000 abitanti. Quelle dove gli abitanti sono addirittura meno di 1.500 sono 2.000 e spesso sono in paesi in cui il medico non c’è più, perché si è trasferito nella cosiddetta “medicina di gruppo” qualche chilometro più in là. Perché, si chiede il presidente del Sunifar, in queste località, e non solo, il servizio di telemedicina o di presa in carico non può fornirlo il farmacista? Gli orari delle farmacie sono stati dilatati negli ultimi anni, il numero delle sedi è arrivato, con i dispensari, a oltre 19.500: noi parliamo di “farmacia potenziata” e i medici di “ospedale diffuso”, come possono essere compatibili? La differenza è sostanziale.

Si vuole discutere sull’opportunità che i farmacisti effettuino i vaccini in farmacia? Lo si faccia, si traccino insieme ai medici gli ambiti e i limiti di intervento, ma non si può affermare che non sia di competenza del farmacista – il massimo esperto di farmaco – il controllo dell’aderenza alla terapia: la promozione della pharmaceutical care e della presa in carico del paziente è esplicitamente citata nell’articolo 13 del suo Codice deontologico. La farmacia dei servizi, inoltre, è prevista da una legge dello Stato e come ha sottolineato a iFarma Digital il presidente della Fofi Andrea Mandelli, le linee guida sulla sperimentazione regionale sono state sottoscritte da tutti i soggetti coinvolti, medici compresi.

Non possono esserci né medici né farmacisti al centro della nuova sanità territoriale: tutti i professionisti devono invece contribuire, in base alle loro specifiche competenze, a far diventare realtà quel “paziente al centro” che significa maggior salute e maggiori risparmi per tutto il sistema sanitario.

LAURA BENFENATI

Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore

iFarma-Sett2020
26 Agosto 2020