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Stili di vita e uso giudizioso dei farmaci per gli over 65

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Stili di vita e uso giudizioso dei farmaci per gli over 65

senior

Molti senior sono esposti al rischio di interazione tra farmaci a causa della loro condizione di pazienti politrattati e cronici. Per loro è consigliabile un approccio preventivo e una farmacologia low dose, in grado di portare avanti trattamenti a lungo termine nella massima sicurezza

27 maggio 2021

di Claudio Buono

Buona parte degli oltre 14 milioni di over 65 in Italia gode di buona salute, ma è indubbio che per loro un fisiologico declino delle funzioni sia già iniziato sul piano neurologico, endocrino, immunitario. Durante questa fase della vita il ricorso ai farmaci diventa quindi esponenziale, proprio perché ci si ammala di più. Dati Aifa del 2020 mostrano come il 55 per cento dei senior faccia uso mediamente di cinque-nove medicinali al giorno, ma si stima che circa il 14 per cento ne assuma addirittura più di dieci. In ragione della sua fragilità, il soggetto anziano è dunque, spesso, un paziente con multimorbilità, cronico e politrattato. Quest’ultimo aspetto, la polifarmacolizzazione, da un lato è l’artefice della virtuosa longevità degli italiani, ma dall’altro può anche essere causa della loro morbilità. È infatti inevitabile che i senior rappresentino la fascia di popolazione maggiormente esposta ai rischi di interazioni tra farmaci e relative reazioni avverse.
Di prevenzione primaria e strategie per migliorare le condizioni dell’anziano con multimorbilità e cronico si è parlato di recente in occasione di un webinar organizzato da Guna, azienda leader in Italia nella produzione di farmaci di origine biologico-naturale.

La medicina dei sistemi

Per rispondere in modo pratico a questo scenario rappresentato da soggetti fragili, sia dal punto di vista biomedico sia da quello psicosociale, occorre un approccio prima di tutto preventivo, che contribuisca a frenare il naturale declino o a rallentare la progressione di una o più malattie. «In questo contesto si inserisce alla perfezione la low dose medicine», spiega Ivo Bianchi, specialista in medicina interna. «Da un lato perché si fonda su una visione sistemica del malato – aspetto fondamentale, questo, per provare quanto meno ad agire alla base delle tante patologie e così ridurre la somministrazione di farmaci – e dall’altro perché mette a disposizione una farmacologia biologica low dose in grado di assicurare trattamenti anche di lungo periodo nella massima sicurezza clinica, persino in caso di patologie complesse e croniche come sono spesso quelle degli anziani».

Controllo dell’infiammazione

Un fattore molto importante nell’ambito della prevenzione senile è il controllo dell’infiammazione, una condizione che può manifestarsi già attorno ai cinquant’anni e che sottende come un fil rouge alle diverse patologie dell’anziano. All’interno di un corretto stile di vita rientra il controllo del grasso in eccesso e in particolare di quello addominale. Gli adipociti addominali e viscerali creano infatti uno stato di infiammazione che aumenta il rischio di varie complicanze, tra cui diabete, ipertensione arteriosa e malattie coronariche. Proprio in tema d’infiammazione, nell’ultimo decennio sono state indagate nuove possibili soluzioni terapeutiche per offrire una risposta utile al trattamento di questa condizione e in particolare di quella forma subdola chiamata “infiammazione cronica sistemica di basso grado”, il killer silenzioso di molti anziani.

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