Tumori infantili legati all’inquinamento: Italia maglia nera in Europa
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Tumori infantili legati all’inquinamento: Italia maglia nera in Europa
Italia al primo posto in Europa per incidenza di tumori infantili. Le cause sono i contaminanti ambientali presenti in acqua, aria e alimenti. Necessario modificare i comportamenti quotidiani, per vedere i risultati tra trenta anni
20 settembre 2018
di Redazione
L’Italia detiene il triste primato della più elevata incidenza di tumori in età pediatrica. La maggiore incidenza di tumori si registra nei bambini tra 0 e 14 anni e negli adolescenti tra i 15 e i 19 anni dei paesi del Sud Europa, Italia inclusa.
L’allarme arriva da medici, ricercatori, politici e consumatori riunitisi ieri in occasione del convegno “Emergenza cancro – Fattori ambientali modificabili e stili di vita non corretti”, organizzato dalla società italiana di Medicina Ambientale (Sima), durante il quale è stato presentato uno studio dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), pubblicato su Lancet Oncology.
Dati preoccupanti che si aggiungono a quelli italiani dell’ultimo rapporto Sentieri, dell’istituto superiore di Sanità: analizzando i dati dei 45 siti italiani più inquinati tra il 2006 e il 2013, in 29 di essi si è registrato un aumento del 9 per cento dei tumori maligni nei primi due anni di vita con picchi del 50 per cento per i linfomi non-Hodgkin, del 62 per i sarcomi dei tessuti molli e del 66 per le leucemie mieloidi acute.
Le cause, dicono gli esperti, sono da ricercarsi in un legame diretto tra contaminanti ambientali e salute.
Situazioni ambientali sfavorevoli colpiscono soprattutto i più piccoli. Ricorda Ernesto Burgio, membro dell’european Cancer and environment research institute (Eceri) di Bruxelles. “In genere si afferma che i tumori infantili sono una patologia rara. È opportuno però ricordare come, in termini assoluti, uno su 500-600 nuovi nati si ammalerà di cancro prima del compimento del quindicesimo anno d’età e che il cancro rappresenti la prima causa di morte per malattia nei bambini che hanno superato l’anno d’età”.
Oltre ai ben noti inquinanti come polveri sottili e detergenti, sono “i contaminanti emergenti, ancora non identificati nelle normative” a rappresentare “la sfida attuale della comunità scientifica per la tutela della salute pubblica.
Tra di essi, “i sottoprodotti della disinfezione delle acque, i pesticidi, i metaboliti dei composti farmaceutici o i prodotti per la cura personale, spesso usati in eccesso, scaricati nelle acque reflue o tra i rifiuti, contaminano cibo e risorse idriche con grave impatto per l’ambiente e per la salute dell’uomo”, sottolinea Vincenzo Belgiorno, professore ordinario di Ingegneria Ambientale dell’università di Salerno.
Gli esperti concordano nel dire che sono i comportamenti quotidiani in termini di consumi che possono indurre il mercato a produrre beni e servizi ecosostenibili. E come spiega Alessandro Miani, presidente della Sima, “quello che facciamo oggi avrà ricadute tangibili tra 30 anni: dobbiamo quindi agire subito per consegnare alle future generazioni un ambiente sostenibile. Basta seguire semplici regole che possiamo trovare sul sito www.prevenzione.life”.