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Un Patto-Paese per la farmaceutica

LA FILIERA

Un Patto-Paese per la farmaceutica

Farmindustria

Unire le forze, sinergia tra pubblico e privato. Accoppiare investimenti a riforme strutturali del finanziamento alla sanità volte anche a semplificazione e sburocratizzazione. È la ricetta per trasformare la crisi in opportunità delineata nell’Assemblea pubblica di Farmindustria

15 luglio 2021

di Carlo Buonamico

È il momento di unire le forze e trasformare la crisi in opportunità. In sintesi, è questo il denominatore comune dei numerosi interventi che si sono succeduti in occasione dell’Assemblea pubblica di Farmindustria tenutasi lo scorso 8 luglio alla presenza tra gli altri del ministro della Salute Roberto Speranza, di quello per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, e del titolare dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti.

Speranza: un Patto-Paese per tutti gli attori della salute

Un’unione di intenti e atti pratici che Speranza definisce un “Patto-Paese” fatto di «investimenti nel Servizio sanitario nazionale e di risorse sulla sanità (i 20 miliardi del Pnrr) per correggere errori (di disinvestimento) fatti in passato». Purché ci siano anche riforme che permettano di cambiare il paradigma degli investimenti sulla salute, a partire dalla riforma sulla programmazione sanitaria che il ministro definisce “fondamentale”. A questo Patto naturalmente devono partecipare tutti gli attori della salute, sia pubblici sia privati. E con privati Speranza si riferisce proprio anche alle aziende farmaceutiche, che hanno dato prova di resilienza e serietà nell’ora più dura della pandemia. È per questo che «stiamo cercando di convincere diversi player europei a venire in Italia a fare ricerca e a produrre», ha detto Giorgetti, segnalando però la mancanza di contesti regolatori favorevoli a investimenti che siano di lunga durata e forieri di effetti positivi sull’economia tricolore.

Gelmini: le risorse devono diventare obiettivi concreti

La necessità di mettere mano a riforme condivise tra pubblico e privato è stata sottolineata anche da Gelmini che, nell’esprimere la gratitudine del Governo al comparto farmaceutico made in Italy, ha sottolineato come occorra «una comunione d’intenti anche nella cabina di regia di governance del Pnrr tra Regioni, Province e Comuni», affinché «le risorse a disposizione della Sanità possano trasformarsi in obiettivi concreti messi a terra». E riprendendo la richiesta di esclusione delle spese dedicate alla filiera della salute dal Patto di Stabilità e dai vincoli europei, formulata dal presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, Gelmini si dice concorde auspicando che «l’Europa rifletta in questo senso».

Scaccabarozzi: pronti a investire

Se ciò accadesse, se ci fosse un coordinamento reale tra politiche sanitarie e politiche industriali, se si sburocratizzasse il comparto delle life science e si dicesse addio a concetti come “silos” e tetti”, «le aziende farmaceutiche [sarebbero] pronte a investire in Italia 4,6 miliardi aggiuntivi in tre anni, in produzione e ricerca, con progetti facilmente cantierabili che potrebbero portare 8.000 nuovi posti di lavoro solo nelle nostre imprese», ha aggiunto con l’ottimismo del timoniere d’azienda Scaccabarozzi, ma «oltre alle risorse servono riforme, coraggio, semplificazione e sburocratizzazione. Oggi i tempi sono cambiati. Silos e tetti ce li dobbiamo mettere alle spalle. Innovazione e ricerca sono i punti su cui dobbiamo concentrare gli investimenti pubblici». I fondi del Pnrr stanno per arrivare, i progetti dovranno essere realizzati a tempo record. O, meglio, a tempo di Commissione europea. Non ci resta che prendere parte a questo cambio di passo.

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