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Uno sguardo al futuro partendo dal passato

IL LIBRO

Uno sguardo al futuro partendo dal passato

"Federfarma, tutta un’altra storia" è il libro, fresco di pubblicazione, scritto da Franco Caprino, che per tanto tempo è stato ai vertici del sindacato. E che dà qualche consiglio ai più giovani che vogliono mettersi al servizio della categoria

16 giugno 2022

di Laura Benfenati

Federfarma tutta un’altra storia, il libro appena uscito di Franco Caprino, che del sindacato è stato ai vertici per tanti anni, lo consigliamo a tutti i colleghi, perché si può pensare al futuro soltanto conoscendo molto bene il passato, con le sue battaglie vinte e quelle perse. Lo si dovrebbe leggere anche solo per non rientrare nella categoria degli “inutili”, una delle quattro in cui Franco classifica i farmacisti (le altre sono i propositivi e costruttivi, coloro che partecipano con piccoli contributi e quelli che lo fanno solo per apprendere le notizie). Come ha avuto modo di sottolineare l’amico Giorgio Flavio Pintus in un pezzo su Rifday, il libro “è un memoir, una cronaca in soggettiva di eventi dei quali lo stesso autore è stato il più delle volte protagonista o almeno testimone diretto”. Molte sono le iniziative intraprese, a livello romano e regionale, in cui l’eccellenza di alcuni modelli come l’accordo Dpc o il progetto webcare si devono a Franco Caprino e alla sua squadra. Purtroppo l’esperienza eccellente romana, che ha una matrice senza dubbio culturale visto il proliferare – ben descritto nel libro – di attività di studio, formazione dei giovani, ricerca, produzione editoriale e nel coinvolgimento di università e di opinion leader, non è mai stata un modello per il sindacato nazionale, è rimasta realtà a sé. Cosa manca oggi secondo Franco Caprino – le cui doti sindacali sono innegabili – a Federfarma e quali caratteristiche dovrebbe avere un giovane che decide di impegnarsi nella difesa della categoria. Glielo abbiamo chiesto incontrandolo a Roma, dopo tanto tempo, con grande piacere.

Quale episodio, tra i tanti che hai vissuto in tutti i tuoi anni al sindacato, ricordi con più soddisfazione?

A livello nazionale, riuscire insieme a tre colleghi romani (Fabrizio Mancini, Andrea Torelli e Antonino Annetta) a far modificare dal Governo la Finanziaria del 1991, che ridusse la trattenuta a carico delle farmacia dal 6 per cento al 2,5 per cento. Molti colleghi non lo sanno e altri hanno dimenticato, ma se fosse stata approvata quella norma il 6 per cento non ce l’avrebbe levato più nessuno e sarebbe stato un danno enorme per la categoria. A livello locale, la regolarizzazione dei pagamenti dalla Regione alle farmacie e gli accordi in Dpc e webcare che per anni ci hanno invidiato tutti i colleghi delle altre associazioni. La domanda più ricorrente nelle assemblee Federfarma era: ma come avete fatto? Ricordo per esempio, e cito l’episodio nel libro, quando la Regione Lazio con una decisione unilaterale interruppe le trattative e noi per risposta chiudemmo il sito di erogazione dei presidi per diabetici. Dovette intervenire il Prefetto, costringendo la Regione a sedersi nuovamente al tavolo. Per la cronaca anche quello fu, fino a pochi mesi fa e quindi per più di un decennio, il miglior accordo webcare di tutta Italia.

Tra catene, e-commerce e case di comunità cosa vedi più pericoloso per la farmacia italiana?

Tutte e tre e purtroppo la categoria è arrivata impreparata e non ha mai affrontato il problema.

Oltre alla Convenzione, quali dovrebbero essere oggi le priorità di intervento per il sindacato?

I servizi sicuramente, anche se non possiamo pensare che siano così remunerativi da consentire alle farmacie di recuperare ciò che stanno perdendo. La priorità dovrebbe essere quella dei servizi legati al farmaco. Se perdiamo ancora di più il farmaco, la farmacia muore.

L’esistenza di Federfarma è a rischio con la crescita delle catene di proprietà?

Certo, c’è un grosso rischio: perché le grandi catene, una volta ottenuta una quota di mercato del solo 10 per cento, dovrebbero affidarsi a Federfarma per tutelare i propri interessi? Il passo successivo è fare catena (tra di loro) per la distribuzione on line, presente in tutto il territorio (vedi Amazon).

Quali sono a tuo parere le caratteristiche del sindacalista perfetto?

Un sindacalista bravo (la perfezione si sa che non esiste) è un collega apartitico (nei rapporti esterni), onesto, preparato, che vive la farmacia e mette al primo posto il suo incarico davanti ai propri interessi o desideri personali. Quello che ho fatto, e sono fiero di esserci riuscito, per quarant’anni.

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