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Uno stipendio da operaio e un orario lavorativo da Gdo

LA VOCE DELLA BASE

Uno stipendio da operaio e un orario lavorativo da Gdo

(c)kantyasmiley/it.123rf.com

L’intervista del numero scorso a Paola Minghetti, presidente del Comitato di direzione della Facoltà di Scienze del farmaco dell'Università di Milano, sulla scarsa attrattività degli studi in Farmacia ha sollevato un interessante dibattito. Ospitiamo la lettera della direttrice della Farmacia Comunale 1 di Albano (Roma)

20 luglio 2023

di Vania Paganelli

Buongiorno,
sono una farmacista iscritta all’ordine dal 1989, lavoro come prevede il contratto 40 ore settimanali, orario spezzato quindi vita privata quasi negata. Sono direttrice di farmacia comunale e il mio stipendio netto è inferiore ai 2.000 euro mensili.
Le sembra sufficiente per spiegare perché la facoltà di Farmacia non eserciti alcun appeal sui giovani che si iscrivono all’università?
Le criticità da me ravvisate comprendono tutti gli aspetti lavorativi, numero di ore, distribuzione oraria e stipendio.
I farmacisti sono stati sempre pochi rispetto alla richiesta; oggi in realtà, rispetto ai miei tempi, se ne laureano molti più, ma il problema è che non vogliono assoggettarsi a situazioni capestro come quelle prospettate dal Ccnl di categoria. Se analizziamo la realtà dei fatti con onestà intellettuale e capacità critica, è tutto estremamente chiaro.
Nella mia fattispecie, non sono la farmacista tipo: ho lavorato per 16 anni nelle multinazionali del farmaco e nel 2007, quando ho lasciato l’AstraZeneca per l’infausta scelta di aprire una parafarmacia, guadagnavo 20.000 euro lordi annui in più rispetto a quello che guadagno oggi.
Chiusa la parafarmacia dopo 3 anni di attività, visto il fallimento del progetto Bersani in merito alle liberalizzazioni, dopo un anno sabbatico di recupero psicofisico, sono rientrata in farmacia e – grazie alle competenze e capacità acquisite prima in un percorso universitario di eccellenza, poi in aziende di alto profilo in cui ho continuato a studiare e formarmi anche su marketing e dinamiche relative alla comunicazione – ho vinto il primo concorso per diventare direttrice.
Sono stata tre anni fuori sede per farmi un CV da direttrice, ho dovuto lasciare la mia casa e ho investito circa 30.000 euro per pagarmi un affitto.
Successivamente per avvicinarmi a casa ho sostenuto altri due concorsi, vinti.
Sono al massimo della carriera, dove purtroppo arrivano in pochi, ho uno stipendio da operaio specializzato e un orario lavorativo da commessa della Grande distribuzione.
Non c’è altro da dire a meno che vogliamo fare la solita demagogia della peggiore tradizione italiana, che certo non porta alla soluzione dei problemi.

Un cordiale saluto,
dottoressa Vania Paganelli

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