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Vitamina D: linee guida di Associazione Medici Endocrinologi per il corretto uso

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Vitamina D: linee guida di Associazione Medici Endocrinologi per il corretto uso pubblicate su Nutrients

Vitamina D: linee guida di Associazione Medici Endocrinologi per il corretto uso pubblicate su Nutrients

È stato pubblicato sulla rivista “Nutrients” un documento di consenso per il corretto approccio nei confronti del trattamento del deficit da vitamina D, messo a punto da Ame, Associazione Medici Endocrinologi

20 luglio 2018

di Redazione

È stato redatto da esperti italiani dell’Associazione Medici Endocrinologi (Ame, www.associazionemediciendocrinologi.it) il documento di consenso per il coretto uso del trattamento del deficit da vitamina D, pubblicato da pochi giorni sulla rivista Nutrients (Nutrients 2018, 10, 546).

Il documento propone nuovi dati di efficacia alla luce delle evidenze scientifiche attuali e si pone come riferimento per la comunità scientifica che spesso si confronta su quale sia l’uso più idoneo dell’integrazione di questa vitamina.

Ame, ha analizzato la letteratura scientifica in materia e ha redatto queste linee guida sulla base dell’evidence based medicine.

I valori di vitamina D sono valutati attraverso una semplice analisi del sangue. Attualmente si definisce carenza o insufficienza di questa vitamina quando il dosaggio ematico è rispettivamente inferiore a 10 ng/ml o compreso tra 10 e 20 ng/ml. Ne consegue che al di sotto dei 30 ng/ml viene proposta l’integrazione alimentare di questa vitamina. Secondo il nuovo documento invece, questo livello-soglia viene abbassato a 20 ng/ml.

L’analisi di Ame ha voluto poi chiarire la correlazione tra la carenza di questa vitamina e malattie che non siano già provatamente a essa legate, come l’osteoporosi. Gli esperti indicano che non è possibile attualmente determinare quali siano i corretti dosaggi di questa vitamina utili a ridurre l’incidenza di patologie come il diabete mellito e alcuni tipi di tumori e che quindi va evidenziato come questa molecola non possa essere considerata un elisir di lunga vita e che non va prescritta senza motivo.

Ame ricorda inoltre che la prevenzione dell’ipovitaminosi D passa attraverso uno stile di vita corretto, cioè un’adeguata esposizione alla luce del sole e una dieta bilanciata che permetta di assumere i precursori della vitamina, poi attivati dalla luce solare.

Una precisazione viene fatta anche a proposito dell’esposizione al sole: l’attivazione dei precursori è dovuta ai raggi Uvb, che non sono sempre sufficienti. Ciò è vero ad esempio in autunno e inverno o anche in estate qualora si usino frequentemente creme solari con filtri proprio per questo tipo di radiazione.

Tra le altre indicazioni degli esperti vi è poi un distinguo tra la forma inattiva (colecalciferolo) e quella attiva (calciferolo) della vitamina D. Sia la prima, più frequentemente prescritta e che necessità di attivazione epatica e renale, che la seconda, non danno problemi di alterazione dei livelli di calcio nel sangue e nelle urine se prescritte e assunte correttamente. Il calcifediolo, in ragione della sia cinetica di azione e per la sua conformazione può essere utilizzata maggiormente nei pazienti che hanno patologie epatiche di un certo rilievo e anche nei soggetti obesi e carenti di Vitamina D o in coloro che sono affetti da problemi di malassorbimento in sede intestinale. Il colecalciferolo invece è particolarmente adatto per trattare i soggetti con osteoporosi o che assumono farmaci per questa patologia”.

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