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Giugno 2021

EDITORIALE

Giugno 2021

Quello che Amazon non può fare

Tutto è nato da un dialogo con una titolare coetanea, quindi non nativa digitale, molto spaventata dalle nuove tecnologie che quotidianamente vengono proposte a chi gestisce una farmacia. Proliferano le app, le piattaforme di videocomunicazione e ora anche i locker, che sono diversi dai pick up e anche dalle vending machine. Poi i nuovi programmi per la gestione delle ricette e per l’home delivery. E ancora, cominciano a diffondersi sistemi di self check out, per cui si può uscire liberamente dalla farmacia senza pagare alla cassa: c’è una sperimentazione in un dispensario in una zona rurale e se i risultati saranno positivi consentirà “battenti aperti” prolungati. Tutte soluzioni già ampiamente sperimentate in altri canali, ai quali la farmacia non può non guardare: la contaminazione, lo diciamo da tempo, è sempre positiva e ancora di più in un momento di grande trasformazione.

Abbiamo quindi pensato di organizzare un Digital Pharmacy Forum il 3 giugno e ve ne daremo un ampio resoconto sul prossimo numero. C’è con noi chi di retail si occupa da decenni, come Fabrizio Valente di Kiki Lab, che porta esempi concreti su come lo store stia cambiando, sfruttando le opportunità che arrivano dal digitale. I supporti tecnologici però sono soltanto mezzi dai quali partire, bisogna conoscerli per gestirli. «La tecnologia è uno strumento ma deve cambiare il modo di fare impresa», ci ha detto Massimiliano Berruti di Jakala in un’intervista video su iFarma Digital. «Tre i punti su cui lavorare: sviluppare sensibilità al nuovo contesto, avere una strategia di innovazione, rendere concrete le idee di cambiamento necessarie per far crescere l’azienda».

I titolari di farmacia del resto sono in buona compagnia. Il 43 per cento dei piccoli imprenditori mostra infatti ancora resistenze nell’approccio al digitale, è stato raccontato all’ultimo Osservatorio innovazione digitale nelle piccole e medie imprese del Politecnico di Milano: «I dati evidenziano una situazione ancora critica sia dal punto di vista culturale e di competenze sia da quello tecnologico», ha dichiarato Giorgia Sali, direttrice dell’Osservatorio. «Solo il 21 per cento delle Pmi ritiene di essere molto avanti o a buon punto del percorso di trasformazione digitale; un ulteriore 36 per cento afferma di puntare maggiormente sul digitale anche in risposta alla crisi Covid-19. Rimane una buona parte delle imprese (43 per cento) che continua a mostrare delle resistente legate a costi troppo alti (15 per cento) o all’idea che il digitale sia marginale per il proprio settore di attività (27 per cento). A mancare è in primo luogo il know how: il 42 per cento delle Pmi dichiara di possedere competenze digitali basse (17 per cento) o distribuite in maniera non omogenea tra il personale aziendale (25 per cento) che rende difficile l’implementazione e l’utilizzo diffuso di nuove tecnologie».

Una questione culturale, quindi, che richiama quanto ci ha detto Elisabetta Borachia, presidente di Federfarma Liguria, raccontandoci nell’intervista su questo numero la bella avventura delle vaccinazioni in farmacia: «Fare cultura è l’unica garanzia di successo e questo, a mio avviso, è stato un principio trascurato, forse perché siamo sempre in emergenza, ma è un punto che non ho intenzione di smettere di sollecitare».

Non resta che concludere con le parole di un altro relatore al nostro forum, Pierangelo Fissore di UniNetFarma: «Per chi è disposto ad abbracciare il cambiamento, viviamo in un’epoca entusiasmante. In futuro ci saranno meno negozi ma con un maggiore impatto. La nuova frontiera è offrire agli acquirenti un’esperienza che fonde on line e off line. Il segreto sarà eccellere nel Wacd: What Amazon Can’t Do, cioè “quello che Amazon non può fare”. Ecco una grande opportunità per la farmacia italiana». Avanti tutta.

LAURA BENFENATI

Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore

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31 Maggio 2021