La nuova missione della Fondazione Lilly
L’INIZIATIVA
La nuova missione della Fondazione Lilly
A Roma la presentazione di un piano decennale per finanziare trenta dottorati nelle università italiane, con l’obiettivo di formare la leadership che guiderà la sanità di domani
3 luglio 2025
di Laura Benfenati
È stato presentato mercoledì al Chiostro del Bramante di Roma, alla presenza del ministro degli Esteri Antonio Tajani, della ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini e di quella per le Riforme Maria Elisabetta Casellati, il rilancio della Fondazione Lilly per l’Italia, con un investimento strategico no profit di un milione e mezzo di euro per finanziare dottorati in 30 università italiane, arricchiti da collaborazioni internazionali con atenei selezionati.
La Fondazione Lilly, attiva da oltre 50 anni in Italia, ha un nuovo logo caratterizzato da cinque braccia, che corrispondono a cinque obiettivi: supporto alla ricerca scientifica e accademica, promozione della formazione continua nella pubblica amministrazione, sostegno alla community dei ricercatori in Italia, generazione di un network internazionale di scambio di best practices, traduzione della ricerca in azioni di policy.
Come ha spiegato Benedetta Bitozzi, associate director comunicazione dell’azienda, Lilly avvia oggi un programma molto serrato che guarda al futuro, sostenendo la ricerca per poter contribuire a delineare un servizio sanitario sempre più sostenibile e innovativo.
Valorizzare la ricerca
Alla conferenza di presentazione del nuovo corso della Fondazione era presente il sottosegretario al ministero della Salute Marcello Gemmato: «Investire in ricerca significa investire nel futuro per rendere sostenibile il nostro Ssn pubblico. Si tratta del quarto sistema sanitario pubblico al mondo ma non basta, il partnernariato pubblico-privato è fondamentale. Sono dunque importanti iniziative come questa, in grado di valorizzare gli studi accademici, specialmente se con un focus su politiche sanitarie e corretta programmazione». E le priorità per il futuro quali sono? ha chiesto Bitozzi. «Stiamo trasferendo farmaci dalla diretta alla convenzionata – le gliflosine questa settimana – ma i canali distributivi del farmaco andrebbero inseriti nei LEA, perché è impagabile la comodità di ritirare un medicinale nella farmacia sotto casa. Poi vorremmo che vedesse la luce il Testo unico sulla farmaceutica, una legge quadro che semplifichi e faciliti non soltanto il diritto di accesso al farmaco al cittadino ma anche la produzione di principi attivi ed eccipienti, che oggi avviene in India e Cina, e dovrebbe tornare in Italia o almeno in Europa».
Ricette per innovare
«L’obiettivo di Lilly è fornire un supporto alla ricerca indipendente, formare giovani ricercatori, avviare un piano strategico che dia vita a una nuova generazione di talenti», ha spiegato il direttore generale della Fondazione Federico Villa. «Non si tratta solo di un finanziamento di 30 borse di dottorato ma di creare un network che metta a sistema il prodotto della ricerca, in modo che possa essere fruibile da tutti. Crediamo nella scienza ma anche nella capacità delle istituzioni di ascoltarla. Solo rafforzando il legame tra ricerca e decisione pubblica possiamo costruire un sistema sanitario più efficace, orientato ai risultati e alle persone».
Talvolta si semplificano troppo i problemi mentre la complessità del Ssn va analizzata, vanno suggerite soluzioni che possano essere prese in considerazione dai decisori pubblici. Ecco allora 30 priorità di intervento per il Ssn, tra le quali digitalizzazione, intelligenza artificiale nella diagnostica e nei percorsi clinici, governance dei dati sanitari, utilizzo dei modelli predittivi nella programmazione sanitaria, nuovi modelli economici e finanziari: «La Fondazione vuole essere un facilitatore di interlocuzioni tra università e decisori pubblici – ha spiegato Villa – vuole fornire ricette per innovare il Ssn oltre la logica dei silos».
Analisi e soluzioni
Claudio Jommi, presidente del Comitato consultivo tecnico scientifico della Fondazione Lilly, ha sottolineato l’impegno nel migliorare il sistema: «La spesa sanitaria complessiva è il 9 per cento del Pil, la spesa sanitaria pubblica il 6,7 per cento del Pil, la spesa privata è all’88 per cento out of pocket, non intermediata dal sistema assicurativo, che nel nostro Paese ha un basso livello di copertura. Serve uno sforzo ulteriore, non una riforma globale del sistema ma un’analisi accurata e una proposta di soluzioni». Un esempio? Le liste di attesa sono un problema generato da inappropriatezza nella domanda o carenza nell’offerta? Che impatto ha in termini di costi per il futuro investire in prevenzione e diagnosi precoce? «È necessario adottare un approccio corretto di interdisciplinarietà oltre che basato sulle evidenze e mettere i ricercatori in rete perché rete significa confronto; infine non servono modelli astratti ma concretezza: la ricerca operativa è basata sulla costruzione di modelli ma anche sulla raccolta di dati e la verifica nel tempo. I dottorati finanziati dalla Fondazione Lilly potranno generare un impatto moltiplicativo: competenze strategiche per il sistema pubblico, migliori decisioni allocative e un contributo concreto all’innovazione delle politiche basate su evidenze. È una visione di lungo periodo che mette la conoscenza al centro del cambiamento».