Servizio sanitario nazionale, una storia importante

L’AGGIORNAMENTO

Servizio sanitario nazionale, una storia importante

Un corso Unamsi-Cittadinanzattiva ha permesso ai giornalisti di confrontarsi con la nascita e la complessità del Ssn, per Anna Lisa Mandorino «l’infrastruttura sociale più importante, con la scuola, per il nostro Paese»

27 marzo 2025

di Laura Benfenati

Non c’è giorno nelle nostre cronache in cui non si parli delle difficoltà del Servizio sanitario nazionale. Ma conosciamo bene la storia di quella che Anna Lisa Mandorino, segretaria di Cittadinanzattiva APS ha definito «l’infrastruttura sociale più importante, con la scuola, per il nostro Paese»? Per farla conoscere meglio ai giornalisti, Unamsi ha organizzato un interessante corso in collaborazione con Cittadinanzattiva, con docenti – oltre a Mandorino – Valeria Fava, responsabile coordinamento politiche della salute dell’associazione e Valentina Condò, responsabile relazioni istituzionali.

Abbiamo ripercorso la storia dell’Ssn dal 1978, il focus con cui è nato, non solo clinico-medico-terapeutico ma anche preventivo e ambientale, il passaggio nelle successive riforme dalle Usl (enti che avevano il Comune come riferimento) alle Asl, aziende a conduzione regionale. «Tre sono state le riforme del Ssn degli anni ’90, con i ministri De Lorenzo, Garavaglia e Bindi, e fin da allora le priorità non erano i bisogni di salute ma i livelli di assistenza rapportati alle risorse disponibili», ha detto Mandorino.

Cominciano a delinearsi, allora, prima privatizzazioni in alternativa al pubblico, poi forme di sanità integrativa non sostitutive, accreditamenti istituzionali di strutture private, nascono i distretti e ai dirigenti sanitari viene chiesta l’esclusiva.

E poi la riforma del Titolo V nel 2001 che crea un ulteriore elemento di complessità tra Stato e Regioni, la nascita dei Lea, le tariffe assegnate per ogni prestazione. «Oggi otto Regioni non garantiscono a pieno le cure, soprattutto su prevenzione e aree distrettuali», ha detto Fava. «Al top ci sono solo Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Trento. I Lea, istituiti nel 2001, nonostante dovessero essere aggiornati periodicamente, sono rimasti invariati fino al 2017. Oggi finalmente il decreto tariffe è entrato in vigore, l’aggiornamento dei Lea dovrebbe avvenire con maggiore frequenza».

Si è poi parlato dei tanti importanti compiti di Agenas, di Aifa, delle complessità per l’autorizzazione all’immissione in commercio dei farmaci e delle loro modalità di distribuzione: «La distribuzione diretta può essere vantaggiosa economicamente ma crea grandi disagi ai pazienti, non si possono passare tutti i farmaci in convenzionata ma questa va sicuramente ampliata, garantendo la sostenibilità del Ssn», ha evidenziato Fava.

Infine, Valentina Condò ci ha raccontato il DM 77, il riordino dell’assistenza territoriale con il suo approccio di rete: «Il DM 77 prevede una casa di comunità ogni 40/50mila abitanti per garantire l’assistenza primaria dopo le farmacie. Sono luoghi privilegiati della presa in carico della cronicità, vi si realizza l’integrazione sociosanitaria e un progetto di salute che mira al benessere della comunità di riferimento». Agenas ha pubblicato l’ultimo monitoraggio semestrale e su 1.717 case di comunità programmate con tutti i servizi obbligatori, compresi medici e infermieri, ne risultano 46 attive a un anno e mezzo dalla scadenza Pnrr, mentre 485 sono attive con almeno un servizio. Su questo fronte, c’è ancora molto da fare.

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