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Luglio 2017

EDITORIALE

Luglio 2017

Una partita cruciale

Delle tante domande nell’intervista al neopresidente di Federfarma Marco Cossolo, quella sulla gestione della cronicità è probabilmente la più importante per il futuro della farmacia. La gestione dei malati cronici è responsabile della maggior parte dei costi sanitari, soprattutto in termini di ospedalizzazioni.

È evidente che chi avrà il ruolo di gestore avrà anche l’interesse a distribuire il farmaco 

All’interessante convegno “Pdta Lab: esperienze e risultati” organizzato a Roma da Nello Martini, direttore generale di Core-Drugs&Health, sono state raccontate diverse esperienze di riassetto delle cure primarie e di adozione degli oltre 300 Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) già deliberati dalle Regioni e dalle singole Asl.
I farmacisti però, al momento, non sono ancora coinvolti in questa rivoluzionaria riforma della sanità e il rischio di rimanere marginali è forte. Lo ha spiegato in modo molto chiaro Nello Martini: «Se la farmacia non entrerà nella gestione dei malati cronici e rimarrà isolata e non interconnessa in rete, sarà schiacciata tra l’entrata del capitale e la nuova organizzazione delle cure primarie». I modelli regionali, come è noto, sono vari: dalle Case della salute dell’Emilia Romagna alle Reti cliniche integrate e strutturate della Toscana, al sistema AcgAdjusted clinical groups del Veneto ai Creg-Chronic related group lombardi. Con questa riforma sono destinate a cambiare le Regioni, i medici, l’industria, i farmacisti. Nella medicina generale, si passa dalle Convenzioni all’istituzione delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) e delle Unità complesse di cure primarie (Uccp), dai prontuari regionali ai Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta), dal controllo delle prescrizioni ai costi assistenziali integrati, dalla quota capitaria ai budget. In Lombardia la riforma sta creando fibrillazione tra i sindacati dei medici e solo 101 Mmg sui 2.169 dell’area metropolitana sono pronti a diventare gestori dei percorsi di cura dei pazienti. È ipotizzabile che le farmacie si mettano in rete e possano diventare anch’esse gestori? In quale modo? Se non si organizzeranno i titolari, non è probabile che lo facciano i grandi gruppi, a maggior ragione con l’entrata del capitale imminente? È evidente che chi avrà il ruolo di gestore – con una retribuzione in Lombardia variabile tra i 45 e i 35 euro a paziente a seconda della complessità – avrà anche l’interesse a distribuire il farmaco. Le farmacie, ha spiegato Martini, non dovranno solo essere dispensatrici di medicinali ma avere anche un ruolo da protagoniste nel controllo dell’aderenza alla terapia, dovranno essere fortemente integrate con le Aft e le Uccp, interagire con l’equipe di cura. Risulta quindi chiaro che termini come “distribuzione per conto” e “distribuzione diretta” saranno superati da “distribuzione attraverso le reti integrate” . Il rischio che tutto questo passi sopra la testa dei farmacisti fino a poco tempo fa era concreto. Ora però, con la nuova dirigenza della categoria – magari affiancata da tecnici autorevoli – le farmacie devono assolutamente essere coinvolte, da protagoniste, nella gestione dei malati cronici. La partita è davvero cruciale.

LAURA BENFENATI

Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore

1 Luglio 2017