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Sulla vicenda mascherine meglio non si poteva fare

FOCUS FARMACIA

Sulla vicenda mascherine meglio non si poteva fare

Marco Cossolo Federfarma

Con il contributo di

Dompé


«Abbiamo formulato una serie di proposte, molto articolate, per risolvere sia i problemi di disponibilità che di prezzo», ci dice il presidente di Federfarma Marco Cossolo. «Sono convinto che la situazione si normalizzerà a breve»

8 maggio 2020

di Laura Benfenati

  • Sulla sgradevole vicenda delle mascherine Federfarma ha “calato le braghe”, come qualche titolare ha scritto sui social, o non si poteva ottenere di più? Chiariamo una volta per tutte la vicenda ai colleghi.

Purtroppo i social diventano lo “sfogatoio” di insoddisfazioni, ansie e momenti di difficoltà che le farmacie hanno vissuto in questa fase di grande criticità. Capisco che qualcuno, dopo l’enorme impegno, i sacrifici, i rischi cui sono state sottoposte le farmacie in questo periodo, possa sentirsi “abbandonato” o possa chiedere di più. Però, non posso accettare che si dica che Federfarma ha “calato le braghe”. Siamo stati noi, infatti, a fare pressione sulla Parte pubblica, affinché adottasse tempestivamente dei provvedimenti per risolvere per tempo il problema delle mascherine. Abbiamo formulato una serie di proposte, molto articolate, per risolvere sia i problemi di disponibilità delle mascherine stesse che del loro prezzo, a partire dalla richiesta di applicare un margine amministrato all’intera filiera e di ridurre l’Iva al 4 per cento, per arrivare alla disponibilità da parte delle farmacie a distribuire gratuitamente ai soggetti fragili le mascherine fornite dalla Protezione civile. Il protocollo siglato con il Commissario Arcuri consente di superare le difficoltà conseguenti all’adozione, dall’oggi al domani, di un prezzo massimo di vendita inferiore al costo d’acquisto finora sostenuto dalle farmacie. Sono previsti il ristoro della differenza di prezzo e la fornitura alle farmacie di mascherine che possano essere vendute al prezzo di 0,50 euro più Iva. L’accordo è stato siglato il 1° maggio scorso. Ci sono tempi tecnici necessari per definire le modalità applicative, ma sono convinto che la situazione si normalizzerà a breve.

  • Nella fase 1 i titolari di farmacia si sono sentiti più di una volta lasciati soli, senza linee guida chiare. Gli uffici di Federfarma hanno però continuato a lavorare senza sosta, producendo moltissime circolari, inviate alle associazioni regionali o provinciali: c’è un problema di comunicazione tra vertici e base?

Gli uffici hanno lavorato in piena sintonia con i vertici di Federfarma, il presidente, il segretario e il direttore, sempre presenti in sede a Roma, trasferendo immediatamente alle nostre organizzazioni territoriali tutte le informazioni necessarie per permettere alle farmacie di svolgere correttamente il servizio e applicare le innumerevoli disposizioni che via via sono state emanate dai diversi soggetti preposti alla gestione dell’emergenza, il Governo, le Regioni, la Protezione civile, il Commissario all’emergenza, ecc. Quindi le indicazioni e le linee guida non sono mancate, al contrario Federfarma ha svolto un enorme lavoro di informazione, comunicazione e supporto alle farmacie. Il problema è che le nostre comunicazioni non sempre arrivano o sono lette in tutte le farmacie. Questo per una serie di motivi: le farmacie sono bombardate di informazioni e notizie attraverso innumerevoli newsletter, e-mail, pubblicazioni, le nostre circolari sono trasferite alle farmacie dalle nostre associazioni provinciali che non sempre girano alle farmacie tutta la documentazione; in una fase così complessa, peraltro, è stato difficile per tutti far circolare correttamente l’informazione e spesso anche distinguere notizie corrette da fake news e questo vale soprattutto per le notizie che circolano sui social. Peraltro, le nostre circolari sono disponibili immediatamente nell’area riservata del nostro sito e vengono spesso riprese da Filodiretto e da Federfarma Channel e poi da Farma7. Stiamo studiando comunque nuovi strumenti di comunicazione interna per raggiungere in modo più efficace le farmacie, sfruttando le opportunità offerte dai nuovi canali di comunicazione (per esempio, i sistemi di messaggistica).

  • Rimanendo sull’argomento comunicazione: siete stati molto presenti sugli organi di stampa, in televisione, vi hanno intervistato tutti eppure ancora i farmacisti vengono accusati di speculazione sulle mascherine, anche di recente lo ha fatto il commissario Arcuri da Fabio Fazio. Perché?

È un classico: fa più notizia una polemica, un comportamento scorretto, una notizia errata ma che può avere un certo appeal mediatico rispetto al comportamento serio, onesto, encomiabile di praticamente tutte le farmacie italiane. Siamo andati in Tv, alla radio e sui giornali proprio per far emergere tutto quello che è stato fatto, i sacrifici, l’impegno, la dedizione, ma anche le perdite di vite umane, i contagi, la sofferenza di una categoria che è stata in prima linea fin dai primi giorni della pandemia, spesso lasciata sola dalle Istituzioni. Penso che i nostri interventi abbiano contribuito a ristabilire la verità, come dimostrano le tante attestazioni di stima e di ringraziamento che le farmacie hanno ricevuto in questo periodo dalle istituzioni e dai comuni cittadini. Certo che basta una parola, magari non attentamente calibrata, di un personaggio che abbia una posizione di rilievo anche dal punto di vista mediatico, in Tv, in prima serata, per rimettere tutto in discussione. Da parte nostra fin da subito, proprio per sgombrare il campo dagli equivoci, abbiamo condannato nettamente i comportamenti speculativi, anche da parte di qualche singolo collega, dicendo che ci saremmo costituiti parte civile. A qualche collega questa presa di posizione non è piaciuta, però è stata necessaria per far capire che la categoria, nel suo complesso, non c’entrava nulla con questa storia, che gli speculatori veri erano altri, i venditori on line, gli intermediari che hanno approfittato della situazione.

  • Come si sta preparando Federfarma alla fase 2 delle farmacie? Saranno redatte le linee guida che non sono state fatte nella fase 1?

Come ho detto, nella fase 1 le linee guida non sono mancate, al contrario, da parte di Federfarma c’è stato un enorme lavoro di informazione, indirizzo, supporto alle farmacie, per dare loro modo di svolgere il servizio adeguato e quanto più sicuro possibile. In realtà, adesso siamo ancora in una fase in cui è necessario mantenere tutte le cautele possibili, perché il contagio è in atto. La vera fase 2 comincerà quando si potrà tornare a lavorare in un modo più “normale”. Stiamo lavorando, con il Consiglio di presidenza, a un programma di attività e di iniziative per supportare le farmacie nella fase a regime, prendendo spunto anche dalle tante novità emerse nella fase di emergenza.

  • Il digitale è stato protagonista di questo periodo di lockdown. Quali progetti di digitalizzazione sta avviando Federfarma per le farmacie?

Le farmacie, in questa fase di emergenza, hanno confermato il loro altissimo livello di informatizzazione, consentendo l’immediata attuazione delle misure introdotte per ridurre gli spostamenti dei cittadini, come la dematerializzazione del promemoria e la possibilità per il cittadino di far inviare le ricette direttamente in farmacia. Questo grazie al lavoro svolto in questi anni da Federfarma con il supporto di Promofarma. Ricordo, a questo proposito, le piattaforme per la fatturazione elettronica, per la telemedicina, per l’applicazione della normativa sulla privacy, e così via. La nuova frontiera, quando si potrà riprendere la normale attività, è quella della farmacia dei servizi. L’informatica sarà fondamentale per procedere finalmente alla sperimentazione dei nuovi servizi, a partire da quelli cognitivi. Penso in modo particolare all’aderenza alla terapia, al monitoraggio dei pazienti cronici, alla ricognizione farmacologica. Sempre con il supporto di Promofarma stiamo sviluppando, inoltre, una app per favorire un contatto più diretto tra cittadino e farmacia anche da remoto, sulla scia di quanto avvenuto nella fase dell’emergenza. Si tratta di un progetto click&collect, che permetterà ai cittadini di verificare la disponibilità dei prodotti, di ordinarli e di ritirarli in farmacia, ma anche di inviare il Nre direttamente alla farmacia.

  • I risultati ottenuti in Puglia sul rientro dei farmaci dalla diretta alla Dpc possono essere best practices replicabili in altre Regioni?

La distribuzione per conto ha fatto segnare un incremento rispetto alla distribuzione diretta in tutte le Regioni, anche se con livelli differenziati, a seguito del varo dell’ordinanza della Protezione civile sulla dematerializzazione del promemoria che, tenendo conto delle richieste avanzate ripetutamente da Federfarma, ha invitato le Regioni a usufruire di questa possibilità. Ovviamente, da queste best practices sul territorio dovremo partire per costruire nuovi modelli distributivi dei farmaci, nell’ottica di andare incontro alle esigenze dei cittadini non più solo nella fase di emergenza, ma anche nella fase a regime. L’esperienza positiva dei cittadini ci sarà d’aiuto per portare avanti le nostre istanze in questo senso.

  • Su quali punti di forza dovrà puntare la farmacia nel post emergenza? Tutti i sacrifici che i titolari di farmacia hanno fatto in questo periodo in che modo potranno essere utili per delineare la nuova farmacia in una società destinata a cambiare profondamente?

La farmacia, in questa situazione, come in tutti i casi di emergenza dovuti a calamità naturali, ha confermato la propria funzione indispensabile come presidio di prima assistenza sul territorio. La capillarità, la professionalità degli operatori, l’informatizzazione e la capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini, in modo particolare nelle situazioni difficili e a favore dei soggetti più fragili, sono i punti di forza emersi chiaramente in questo periodo e su cui dovremo costruire la farmacia del futuro. Una farmacia, come ho detto più volte, non più solo dispensatrice di prodotti e servizi, ma una farmacia di relazione, un presidio che si interfaccia con i cittadini, anche ottimizzando l’utilizzo delle nuove tecnologie, in modo da dare risposte adeguate in base a esigenze specifiche del territorio, del proprio bacino di utenza, di singole categorie di persone o di pazienti, anche in base alle proprie competenze specifiche e a possibili specializzazioni.

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